// CHAPTER 7 //

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Quella notte non fu una delle più rilassanti per Yoongi che pensava e ripensava involontariamente a cosa aveva lasciato trapelare dalla sua bocca al ragazzo dai capelli così simili ai suoi, in parte per quello, ed in parte perché voleva cambiare, aveva deciso anche che la mattina successiva avrebbe cambiato colore di capelli, che avrebbe preso una tinta per diversificare sé stesso. Ne aveva bisogno, un po' come il detto che dice che se ti cambi capelli significa che vuoi fare entrare qualcosa di nuovo nella tua vita e far cadere il vecchio. Probabilmente era così per lui, dopo aver detto il suo nome a Jimin si era sentito come liberato da un peso ma allo stesso tempo perforato da qualcosa di troppo violento.
Pero', nonostante tutto, quella sera si addormento' con il sorriso sulle labbra e questo non gli capitava da molto tempo, un tempo indecifrabile.

Il minore, dal canto suo, viveva tutta quella situazione in maniera negativa, con pensieri continui e pessimi. Continuava a pensare a quanto potesse essergli sembrato ridicolo nella veste di ragazzo bisognoso di un contatto più intenso, decisamente più forte e passionale. Continuava a torturarsi la mente così tanto che nemmeno la doccia che stava facendo riusciva a rilassare i suoi muscoli; probabilmente, da quel giorno, avrebbe cercato in ogni modo di evitarlo. Ne era più che convinto, voleva stare lontano da altre situazioni poco piacevoli in seguito.
Rimase tutta la notte a pensare a cosa aveva fatto, rendendosi conto solo la mattina che lui gli avesse detto il suo nome, guardandolo negli occhi. Min Yoongi, pure il suo nome trovava davvero splendido.
Forse avrebbe dovuto smettere di pensare a quei momenti che aveva passato in quella settimana per colpa sua, forse doveva smettere di pensare a quel biondo sentendo un vuoto incolmabile allo stomaco.

La mattina entrambi si svegliarono quasi sincronizzati ma per motivi alquanto differenti, uno si era svegliato all'udir della sveglia per poter andare a ballare nell'aula di riabilitazione, mentre l'altro si era svegliato per i controlli di routine che il dottore Kim Seokjin gli faceva ogni giorno da quando era lì. Il battito cardiaco, il respiro, il calore corporeo ed infine una chiacchierata molto semplice, molto fredda per alcuni punti di vista ma ad entrambi andava bene così. Ma quella mattina anche il dottore lo vide con il volto più sereno e tranquillo, questo lo fece incuriosire più del dovuto, così tanto da dover fermare sé stesso dal chiedere cosa fosse successo.
«Jin, il controllo com'é andato?» Chiese Yoongi, lo aveva sempre chiamato con il nome intero e mai aveva abbreviato, fu a quel punto che il dottore capì che qualcosa era cambiato. Così, inevitabilmente rispose:
«Bene, Yoongi, non pensavo sapessi il soprannome che usano i colleghi.» Disse il dottore in risposta al più piccolo che aveva appena controllato, prima di vederlo prendere gli psicofarmaci che gli aveva porso.
«Oh.» Disse poi Yoongi rendendosi conto di come aveva chiamato il dottore ed alzo' un sopracciglio, non rendendosi conto in realtà di cosa gli stesse prendendo in quel momento.
Fece una smorfia infastidita prima di lasciare il dottore da solo e recarsi nel bagno per potersi sciacquare la faccia e riprendersi un po' dalla notte. Cosa gli stava succedendo e sopratutto, perché?
Dopo essere uscito dal bagno, noto' con sollievo che Seokjin se n'era andato lasciandolo solo e sospiro', prese dell'armadio un paio di skinny jeans, una maglietta bianca ed una felpa nera molto più grande di lui. Una volta sceso, quasi involontariamente ando' dove qualche giorno prima aveva visto il ragazzo ballare, così si appoggio' allo stipite della porta notando la benda sugli occhi del ragazzo. Forse solo in quel momento capì il perché di essa, odiava gli specchi e proprio per quel motivo l'aveva messa, per non vedere il suo riflesso nel grande muro specchiato dell'aula.
Il suo sguardo variava continuamente dalle mani delicate del ragazzo al corpo che si muoveva con leggerezza ed un po' sentiva la serenità attraversare il suo corpo. Riusciva a provare empatia con i pensieri ed i movimenti del più piccolo, qualcosa che non gli capitava anch'essa da molto tempo. Così se ne ando' o per meglio dire, scappo'; lasciando il piccolo ballare e sfogare ogni suo sentimento in quello, ma andandosene non era riuscito a catturare nella sua mente il ragazzo che sembrava stesse baciando qualcuno di invisibile per poi cacciarlo con un gesto forte delle mani sul petto di egli. Come se loro due si stessero baciando e lui d'un tratto respingesse il maggiore, crollando poi a terra sulle sue stesse ginocchia.

Dopo un paio di ore e dopo essere andato dal parrucchiere vicino l'istituto con il permesso del dottore, torno' ai capelli neri e ad esprimere le sue emozioni attraverso quel nero, quel colore che lui tanto amava. Un colore che esprimeva molto di lui e della sua persona.
Entro' nell'istituto e noto' un ragazzo guardarlo, il ragazzo.
Jimin stava camminando per raggiungere l'ingresso prima di imbattersi in Yoongi dai capelli corvini e si ritrovo' a trattenere il respiro mentre lui gli passava accanto con un'espressione impassibile, facendo sfiorare le loro mani ed i loro corpi, facendo così allarmare mentalmente il più piccolo e girare lo sguardo per qualche istante verso il maggiore, era bellissimo anche così.
Lo scontro duro' pochi secondi prima che i due prendessero due strade differenti e solitarie ma che alla fine portavano allo stesso luogo.
Jimin per primo si era recato alla statua, nel retro dell'edificio, appoggiandosi con le spalle e guardando davanti a sé la distesa di alberi e prato, una distesa bellissima nonostante fosse spoglia a causa dell'inverno; mentre, Yoongi arrivo' qualche minuto più tardi dopo aver preso il pacchetto di sigarette e l'accendino, una volta lì accese la sigaretta e si ritrovo' a pensare ancora al più piccolo che aveva abbassato una sua barriera mettendosi in mezzo, rendendolo debole, facendolo sentire tale.
Fu a quel punto che ebbe la sensazione di non essere solo, oltre al poterlo sentire chiaramente a causa della leggera musica che sentiva probabilmente da un paio di cuffiette nelle orecchie con il volume fin troppo alto. Si alzo' e volto' l'angolo della statua per poi notare un ragazzo ad occhi chiusi, con il capo appoggiato al marmo insieme alle spalle, lasciando scoperto il suo collo e facendo intravedere le clavicole dalla maglietta nera sotto la felpa aperta. Sentiva una sensazione strana pervadere tutto il suo corpo, in realtà, ma non voleva mostrare qualcosa che non accettava per niente al mondo.
Lo trovava davvero meraviglioso: le labbra chiuse, i capelli un po' disfatti, le ciglia ad accarezzare le guance paffute.

Ma nel frattempo che Yoongi lottava con sé stesso e lo guardava, Jimin sapeva di non essere solo, poteva percepirlo: quella era una sua particolarità. Riusciva a sentire quando non era solo; ma non era riuscito a percepirlo la mattina quando il più grande lo aveva osservato danzare.
Così, rimase ad occhi chiusi ma sussurro' qualcosa somigliante a delle scuse nei confronti del moro, queste lo fecero risvegliare dai propri pensieri e si sedette accanto al biondo, togliendo una cuffietta dell'orecchio di Jimin per poterla mettere nel proprio e sentire cosa stava ascoltando in quel momento, ma si rese conto solo in poco dopo che aveva tolto la musica già da qualche istante. Così fece un tiro dalla sigaretta e prese il pacchetto nella sua tasca prima di porgerglielo.
«Prendi.» Disse con tono freddo, autoritario.
«Grazie, Yoongi.» Replico' Jimin, enfatizzando il nome del ragazzo accanto leccandosi successivemente le labbra.
«Stai bene.» Disse poi guardando il più grande, con un piccolo sorriso, era davvero bello ed il biondo non riusciva a non pensarlo. Accese la sigaretta e si mise più comodo, piegando le gambe e portandole al suo petto.
Inutile dire cazzate, non era solo bello, lo trovava meraviglioso.

| Complicity | Yoonmin |Where stories live. Discover now