// CHAPTER 3 //

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La luna risplendeva sotto un cielo tetro e buio, il colore cambiava trasformandosi in un rosso fuoco, rosso passione, rosso sangue.

I suoi occhi persi nello scrutare il satellite naturale, si riempirono di lacrime amare ed indesiderate. Forse al ripensare a dolori passati, esperienze dolorose e che lo avevano reso così privo di vita, così solitario ed abbandonato a sé stesso.

Il ragazzo dai capelli color cenere, Jimin, osservando il cielo nero come la pece con due macchie rosse, pensava alla sua vita come ormai da anni faceva, trattenendosi dal vomitare dal nervoso o procurarsi i conati che lo avrebbero inevitabilmente portato a regurgitare tutto il cibo.
Era un ragazzo molto vulnerabile e sensibile, ma la forza che pompava dentro alle sue vene non l'aveva nessuno, nemmeno Min Yoongi. Lo stesso ragazzo che al piano superiore a quello di Jimin osservava la luna consumando una sigaretta tra le dita, convinto fermamente che fosse uno spettacolo meraviglioso ed incredibile che poteva capitare una sola volta nella vita. Ma per il resto anche i suoi pensieri non erano dei migliori.
Tornando al ragazzo dai capelli color cenere, continuo' ad osservare la luna con gli occhi lucidi finché non sentì il bisogno di correre in bagno e vomitare, mettere due dita in gola ed aiutarsi perché aveva quel groppo così fastidioso nel petto che sentiva di cui sentiva il continuo bisogno di liberarsi. Lasciando che le lacrime scorressero sul suo volto, lasciandosi andare ad un pianto liberatorio oltre che distruttivo, lasciando sé stesso in un angolino del bagno dopo aver vomitato ogni possibile elemento che il suo corpo aveva creato.

Dopo quello sfogo si sentì un enorme peso sul petto, uno di quelli che non ti levi facilmente, comunemente chiamato senso di colpa. Il senso di colpa per aver dato la possibilità ai propri genitori di morire sotto i suoi occhi, rivedeva ancora gli occhi di sua madre disperata nel ritrovare un padre a terra sotto una pozza di sangue che sembravano vere e proprie fiamme. Fin da piccolo le aveva immaginate come fiamme, per non affrontare la cosa troppo precocemente e poi, sua madre che si levo' la vita impiccandosi. A quello non era riuscito a sostituire la corda con un'immagine più infantile, a quello non era nemmeno riuscito a superare la realtà, probabilmente non sarebbe mai riuscito a farlo.
La madre aveva provato a strangolare anche il suo piccolo bambino, ma non era riuscita a veder morire qualcuno di così puro come lui. Dagli occhi pieni di vita, lucidi, con una luce pura e dolce. Al suo piccolo ed esile corpo martoriato dalle violenze del padre e della madre, un corpo che avevano distrutto insieme prima di andarsene lasciandolo solo. Ma lui, continuava ad amarli i suoi genitori, più di sé stesso perché tutto quello che gli avevano fatto e che successivamente era accaduto credeva di meritarselo.
Dopo quello Jimin fu portato via dal fardello e rinchiuso in una casa famiglia, in cui crebbe fino a quando a causa di tanto dolore che le persone gli affliggevano, inizio' a soffrire di bulimia, arrivando poi all'anoressia. Due disturbi alimentari portati da un dolore atroce causato dall'accettazione di sé ed il suo passato burrascoso che tutti avevano sempre utilizzato contro di lui facendo battutine come "dovresti morire come i tuoi genitori." o "se tu non fossi mai nato, i tuoi genitori sarebbero ancora vivi." e via dicendo. Arrivarono anche offese riguardo al suo corpo, che dopo i due suicidi inizio' a prendere peso, a causa del nervoso che affrontava in tal modo, ingiusto e doloroso come il vomitare ogni volta che sentiva anche solo l'odore del cibo.
Soffriva di disturbi alimentari ormai da cinque anni e la casa famiglia a cui era stato affidato, governata da una donna di media età e severa, aveva deciso di liberarsene portandolo in quella riabilitazione che in teoria avrebbe dovuto migliorare la sua esistenza ma che fin dal primo giorno lo aveva fatto sentire ancor più solo.
A quel punto, Jimin sentì un suono delicato ma allo stesso tempo deciso provenire da fuori, in realtà da sotto, ma avendo la finestra aperta il suono rieccheggiava piacevolmente.
Si alzo' e si lavo' il viso oltre alla bocca, poi scese al piano inferiore sentendo la musica provenire dal grande soggiorno che faceva anche da entrata. I suoi occhi furono catturati da una figura minuta seduta davanti alla tastiera del pianoforte, la luce era poca ma la melodia non accennava a fermarsi, anzi, si fece più turbolenta e più disturbata. Rimase fermo sul posto, notando l'orecchino pendere dell'orecchio del ragazzo seduto ed essere appena illuminato dalla luce fioca della luna che si rifletteva in ogni oggetto presente.
Il biondo cenere rimase colpito dalla bravura e dalla tenebrosità del brano che il ragazzo stava suonando con tutta l'anima, si percepiva perfettamente, finché non si blocco' e lascio' rieccheggiare il silenzio lasciando una sensazione di inquietudine nel cuore del ragazzo più piccolo che ancora non riusciva a muoversi come se fosse congelato sul posto.
«Ancora sveglio?» disse senza girarsi, continuando a guardare la tastiera del pianoforte facendo leggermente sfiorare i polpastrelli contro l'avorio, leccandosi il labbro inferiore con lentezza, non che l'altro potesse vederlo ma era un modo per bagnare le sue labbra praticamente sempre secche.
Jimin non sapeva se rispondere o stare in silenzio, nel silenzio che lo stesso Yoongi aveva imposto, ma rispose semplicemente cercando di non mostrarsi inquietato e sopraffatto dalle emozioni negative che gli aveva regalato.
Un regalo indesiderato, un regalo che Jimin avrebbe fatto anche a meno di aprire se non fosse stato da parte di quel ragazzo che lo incuriosiva fin troppo.
«.» affermo' il biondo cenere, rimanendo fermo con la spalla contro lo stipite della porta.
«Okay.» disse Yoongi, sembrava infastidito dalla presenza del ragazzo più giovane, il che non era effettivamente una novità finché il più grande non si alzo' velocemente dallo sgabello su cui era seduto e dopo essersi avvicinato a Jimin, poso' una mano sul suo collo, lo strinse e lo spinse contro il muro con forza facendo spalancata gli occhi del più giovane; lui cerco' di togliere quella mano che lo stava facendo soffocare con le sue decisamente più piccole. Perché lo stava facendo? Perché voleva fargli del male?
Yoongi strinse maggiormente serrando la mascella ed i suoi occhi sembravano quasi diventare completamente pece.
«Lasciami.» soffoco' Jimin preso dal panico poiché il più grande lo stava stringendo ancor più forte ed a quel punto sentiva l'aria mancare, sentiva che sarebbe svenuto da un momento all'altro.
«Ti prego.» sussurro' ancora ed il biondo platino lo lascio' crollare a terra, con le lacrime agli occhi e le mani ad accarezzare il segno rossastro che il più grande aveva lasciato sul suo collo dalla pelle liscia e delicata.
Jimin era spaventato, impanicato e tremolante, proprio per quello si porto' le gambe al petto, stringendosi in sé stesso con la paura che potesse capitare nuovamente. Ma ad una parte di lui quella sensazione era terribilmente piaciuta e questo, più di tutto, lo spaventava.

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