// CHAPTER 12 //

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Il dolore è il gran maestro degli uomini. Sotto il suo soffio si sviluppano le anime.
– Marie von Ebner-Eschenbach

Anno 2014.
Dopo tanto dolore subito e dopo tanto stupore da parte delle persone intorno a lui, il bambino diventato in quel momento un ragazzo fin troppo adulto aveva ceduto alla tentazione della vendetta, di ammazzare qualcuno pur di stare bene.
Quell'omicidio fu cruento, doloroso ma liberatorio da parte del ragazzo.
I ricordi erano sfocati ma allo stesso tempo nitidi nella mente del moro.
Ricordava la sensazione di libertà che aveva provato, ricordava la sensazione di bruciore ai polmoni causato dalle mani dell'uomo –ormai defunto– intorno al suo collo, della sensazione che aveva provato nel pugnalare l'addome di egli, il calore del sangue, anche la parete macchiata.
Ricordava la sensazione che aveva provato alzandosi, vedendo l'uomo privo di vita a terra con gli occhi vacui; il tremore delle sue mani sporche di sangue, gli occhi lucidi di dolore, stupore ed eccitazione (intesa come adrenalina).
Ricordava come prima di andare a lavare il proprio corpo, i vestiti e quant'altro, aveva chiesto aiuto ad un ragazzo che conosceva perfettamente la situazione perché la stava vivendo lui stesso, un ragazzo della casa famiglia un anno più piccolo del moro: Taehyung.
Il ragazzo della porta accanto, si può dire, entrambi avevano sentito e capito cosa capitava nella stanza accanto e nel loro silenzio si erano intesi, avevano dato vita a conversazioni di poche parole in cui in realtà dicevano tutto.
Bastava uno sguardo per capirsi.
Entrambi gli sguardi mostravano sia il dolore che l'immenso vuoto, entrambi sapevano di essere soli e che prima o poi si sarebbero dovuti far giustizia e vendicare quanto dolore gli era stato afflitto; appena arrivato in camera il biondo era rimasto pietrificato, il sangue che colava dalla parete accanto al corpo, il sangue che usciva da quest'ultimo depositandosi sul pavimento, lo sguardo del moro preso dall'ansia di non sapere cosa fare in quel preciso istante. Perché tutto si sarebbe aspettato ma non certamente di compiere un omicidio così a crudo, senza scrupoli.
Taehyung vide il ragazzo per la prima volta tremare davanti ai suoi occhi e si avvicino' prendendo le sue mani sporche di sangue, sporcando le sue a sua volta, cercando di tranquillizzarlo anche se il pensiero di cosa sarebbe successo dopo tale casino, gli faceva accapponare la pelle. Ma sapeva che avrebbe dovuto aiutare quel ragazzo, quel suo amico.
Anche se era stata legittima difesa, il più grande aveva anche un passato burrascoso e sicuramente sarebbe passato per un serial killer senza troppi problemi.
Chi poteva credere ad un ragazzo che da piccolo come in adolescenza veniva abusato e violentato? Che aveva perso ogni persona intorno a lui?
Chi avrebbe avuto le palle di credergli?
Nessuno.
E questo Taehyung lo sapeva bene, proprio per quel motivo fu lui a prendersi la colpa di quell'omicidio e proprio per quello aveva deciso di prendere le difese del maggiore non dicendo mai la realtà su quello che era successo.
Infatti, ben presto venne arrestato e processato, gli vennero dati gli arresti per una durata di tre anni nel carcere di Seoul.
Era ben difficile poter credere qualcosa di simile, ovvero, che un ragazzo poteva essere arrestato per essersi difeso da un uomo che ne abusava, ma nessuno aveva creduto alla sodomia lasciando ben intendere che l'omicidio fosse stato premeditato.

Il moro avrebbe avuto due persone sulla coscienza: l'uomo che lo aveva violentato per anni e che aveva ucciso ed il suo amico che riteneva un fratello Taehyung che pur di proteggerlo aveva deciso di privarsi della sua vita per un po' di tempo: tre anni.
Fu dopo l'arresto che il biondo non vide più il moro, finché dopo un crollo psicotico non cambio' vari ospedali psichiatrici fino a ritrovarsi nello stesso luogo del suo caro amico dopo anni.

Anno 2018.
Il biondo cenere venne svegliato dal rumore metallico della sveglia e dal sole che riflettendo contro la neve colpiva il suo viso, era il 24 dicembre, la vigilia di Natale e sapeva che se fosse sceso al piano inferiore probabilmente avrebbe dovuto fare gli auguri ed in seguito respirare un po' di aria natalizia, cosa che lui odiava perennemente. Poteva ritenersi il Grinch, ma il fatto era che non aveva mai realmente festeggiato il Natale, non lo aveva mai vissuto come una festa ma come un vero e proprio incubo fin da bambino.
Per colpa dei suoi genitori e di chi aveva sempre fatto in modo di fargli del male.
Ma arriva a tutti, prima o poi, il momento di ricredersi e di dare l'ennesima possibilità ad ogni cosa.
Si alzo' e come sempre Seokjin, il dottore, entro' nella stanza dopo aver bussato, da quando aveva assistito a quella scena imbarazzante aveva preso il vizio di bussare alle loro stanze per evitare ulteriori figure di merda. Il dottore entro' e dopo aver controllato i vari parametri senza mai guardare negli occhi il ragazzo per sua volontà, lascio' la stanza facendogli gli auguri per la vigilia di Natale con un sorriso paterno sulle labbra e Jimin ricambio', non dando nemmeno un accenno di sorriso. Non se la sentiva.

Ando' a lavarsi ed il suo umore cambio' in maniera sproporzionata, il ricordo delle labbra di Yoongi ed il suo corpo incollato al proprio gli aveva invaso la testa come un macigno, proprio per quel motivo si ritrovo' a portarsi piacere, tenendo una mano contro le mattonelle della doccia per non crollare a terra con le ginocchia, ripenso' a come lo aveva perfettamente bloccato al muro, a come lo aveva praticamente consumato ed al fatto che probabilmente non si sarebbe fermato solo a quello se non si fossero dovuti bloccare per forza.
Si ritrovo' a gemere il nome del più grande mentre l'acqua accarezzava la pelle del suo corpo e la sua mano stringeva l'erezione.
Si morse il labbro inferiore così forte da poter sentire il sangue, lasciando che diversi mugolii uscissero dalle sue labbra, inutile dire che venne dopo poco tempo richiamando il nome del moro con gli occhi lucidi d'eccitazione.
Dopo tanta eccitazione e bisogno di sfogare la frustrazione si lavo' ed uscì dalla doccia per potersi vestire ed andare al piano inferiore, esattamente sotto la statua, nonostante tutto il freddo.

Sapeva che lo avrebbe rivisto lì, in quello che ormai era il loro posto.

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