// CHAPTER 9 //

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Il dolore viene assaporato dalla mente molto prima di essere assorbito dal cuore, poiché se insegni ad un bambino che il fuoco non brucia, quest'ultimo non capirà la sensazione che pervade il suo corpo finché qualcuno non gli corre incontro preoccupato di aver trovato il bambino bruciato, a quel punto lui si agiterà ed inizierà a piangere credendo di sentire dolore.

Anno 2014.
Erano passati ormai otto anni ma quel bambino ormai cresciuto sentiva che tutto era troppo fresco, lo sentiva quando l'uomo entrava nella sua camera ubriaco ed usava il suo corpo altre innumerevoli volte, facendolo rimanere inerme sul letto senza forze per liberarsi.
Ma quel giorno, anzi, per meglio dire: quella notte, mentre osservava dalla finestra i lampi e la pioggia picchiettare sul vetro della finestra, un tuono lo fece sobbalzare e con esso anche la porta che veniva sbattuta, un'altra notte all'insegna della violenza almeno finché non si fece forza e non ruppe la bottiglia di birra al suo fianco ed appena l'uomo si avvicino' maggiormente la punto' contro l'addome, cercando di creare il peggior danno possibile. Fu a quel punto che il ragazzo diede il peggio di sé, lo pugnalo' con il vetro sentendo le mani dell'uomo sul suo collo per cercare in qualche modo di strozzarlo e liberarsi, ma l'unica cosa che riuscì a dire prima di emanare l'ultimo sospiro fu il nome del ragazzo omicida che aveva il viso coperto da degli schizzi di sangue esattamente come i suoi vestiti.

Anno 2018.
Notte insonne, l'ennesima, che Yoongi passava davanti al pianoforte nel salone unito all'entrata ed al giardino dietro con la statua; tanti erano i pensieri che affollavano la sua mente, ma uno più di tutti in quel momento era proprio il ragazzo che si trovava in quel momento al piano superiore nella sua stanza.
Forse per paura, forse per angoscia, ma lui si ritrovava a pensare di dover smettere di vederlo o anche solo respirare la sua stessa aria nell'arco di due metri o completamente. Perché se lo avesse rivisto ancora, probabilmente sarebbe uscito pazzo, molto più di quello che già era.
Oltre al diventare pazzo, ogni situazione sarebbe stata più complicata se fosse stato lui al centro insieme ad una persona che volendo o non volendo poteva perfettamente amare, perché Jimin con quelle movenze, quel modo di parlare, la sua voce stessa riusciva a fottere la mente del maggiore nel peggiore dei modi.

Jimin, invece, non riusciva a smettere di pensare a qualche giorno prima, pensava a come aveva visto le mani del maggiore stringere un diario pieno di foglietti che non era riuscito a leggere, non riusciva a smettere di pensare al "mi manchi" sussurrato da una voce debole e rotta da un pianto interiore. Non riusciva a non pensare a quel ragazzo pieno di dolore che osservava il mondo da un'altra prospettiva, la prospettiva del dolore, non riusciva a non pensare a quanto il suo sguardo fosse implorante di avere un giorno in più con qualcuno che lui effettivamente non conosceva, ma di cui riusciva a comprendere l'emozione.
Jimin continuava a pensare al ragazzo ora moro, pensando a quelle labbra sempre inumidite dalla lingua, dalle vene del collo e delle mani, dalla pelle diafana e perfetta, dal taglio degli occhi e della loro oscurità. Lui non voleva capire il perché sentisse così tanto il bisogno di vederlo, di assaporarlo: perché gli faceva paura.
Gli faceva paura l'idea di poter provare qualcosa di così grande quando in realtà non conosceva niente dell'altro, paura dell'ignoto.
Avrebbe voluto baciare quelle labbra, quegli occhi.
Jimin era il primo ad essersi innamorato di Yoongi, tutti gli altri ne avevano sempre avuto paura; ma lui non aveva paura del maggiore, aveva paura di provare un sentimento così grande da poter fare male a loro ed a chi li circondava.
La mattina seguente, nonostante non avesse dormito e non avesse le forze, si alzo' ed ando' nell'aula di riabilitazione e si mise a danzare per sfogarsi ma allo stesso tempo per perdere peso, perché credeva di non essere abbastanza magro e bello, perché credeva di essere orribile e che il suo viso cicciottello lo facesse sembrare un maiale se non peggio. Ma non avendo mangiato e nemmeno dormito, la reazione del suo corpo fu abbandonarlo in quel momento facendolo crollare a terra svenuto.
Yoongi che come ogni mattina passava dall'aula per vedere danzare il ragazzo, lo vide a terra completamente privo di sensi e così, sentendo per la prima volta la preoccupazione prevalere sul suo corpo, si avvicino' e prese il ragazzo tra le braccia togliendo la benda che lui aveva indossato per non osservare il suo riflesso.
«Hob-Jiminie, jiminie.. svegliati.» Disse, sentendo di aver già vissuto quella scena solamente un anno e mezzo prima, proprio per quel motivo sentì i brividi percorrere tutto il suo corpo.
«Svegliati, su.» Disse sentendo il battito cardiaco accellerare ed a quel punto lo prese in braccio, essendo che pesava davvero poco riuscì perfettamente e lo porto' dal dottore Kim Seokjin, sapeva che l'unico a poter fare qualcosa a riguardo era proprio quell'uomo di appena 30 anni che lo aveva salvato più di una volta: doveva assolutamente aiutare il più piccolo.
Sospiro' pesantemente, sperava non facesse domande e si mise accanto a Jimin, con una mano che inconsciamente si era poggiata sulla sua per poter avere un contatto.
Dopo circa un quarto d'ora il più piccolo si risveglio' mugolando e Yoongi se ne ando' dalla stanza lasciando la mano del più piccolo, ma fu troppo tardi perché il biondo aveva visto la schiena ed i capelli di quest'ultimo sparire dietro alla porta bianca di quella che penso' fosse una camera di emergenza per chi come lui soffriva di quei disturbi, piuttosto che disturbi mentali. A quel punto, un piccolo sorriso spunto' sulle sue labbra.
«Allora, Park Jimin, cosa succede?» Disse il dottor Seokjin, lo stesso che lo aveva accolto nell'edificio mostrando un grande sorriso rassicurante.
«Non lo so, dottore, me lo dovrebbe dire lei.» Replico' il più giovane, alzando un sopracciglio prima di notare la flebo nel suo braccio. Oh no. Una delle cose che più odiava al mondo, sapeva perfettamente quante calorie ci fossero dentro quella busta e non voleva assumerle. Proprio per quello tento' di toglierle tremando, sentendo poi la mano di Seokjin sul proprio braccio, proprio sopra il punto in cui l'ago era conficcato nella carne.
«Chiamami Seokjin, mi sento così vecchio quando mi chiamate "dottore".» Disse ridendo prima di sedersi sul lettino accanto al ragazzo e dopo aver consultato i fogli, torno' ad osservare il ragazzo.
«Sei sottopeso di 15 kg, Jimin, non é un bene, lo sai?» Chiese gentilmente l'uomo, prima di posare i fogli sul letto e guardarlo negli occhi.
L'uomo era curioso, curioso di sapere il motivo per cui Yoongi si era tanto occupato di quel ragazzino che oltre al fatto di essere lì, non sembrava per niente il tipo di persona con molte cose in comunque o da poter gestire un ragazzo così problematico come Min. Ma il dottore sapeva anche che in Jimin, Yoongi notava qualcuno del passato, di esattamente un anno prima. Ne vedeva ovvie somiglianze, ma non voleva giudicare le scelte del ragazzo.
«Era Yoongi, vero?» Disse il ragazzo, guardando il dottore che solamente annuì per confermare la teoria del più piccolo.
«Dovresti mangiare, Jimin.» Parlo' con fare paterno e Jimin si allontano' leggermente dall'uomo, preoccupato per quel tono appena utilizzato.
Le sensazioni non erano delle migliori.

Erano passate due ore e Yoongi sapeva che Jimin sarebbe rimasto sotto osservazione per un po' di tempo, giusto quello per rimettersi in forze, i pensieri vennero travolti dal ricordo di Hoseok nelle stesse condizioni ed il moro che lo salvava per l'ennesima volta. Non riusciva a non darsi la colpa della sua morte, era come un vuoto insopportabile alla bocca dello stomaco e faceva male.
Ma voleva salvare quel ragazzo, più di quanto volesse salvare sé stesso.

| Complicity | Yoonmin |Where stories live. Discover now