XVII. Troppo tardi

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"How many times
do I have to tell you?
Even when you're crying
you're beautiful too."

L'atterraggio fu duro come la prima volta e caddi carponi in un prato.

Mi guardai attorno con circospezione, la capanna non si vedeva da nessuna parte, così come gli Asgardiani. Quel posto sembrava come quello dove eravamo atterrati all'inizio.

Ma questa volta, Loki era diverso.

Stava in piedi rigidamente a un paio di metri da me, fissandomi, ancora confuso. Un solo pensiero mi attraverò la mente: siamo ancora vivi e stiamo bene.

Mi alzai e corsi da lui, anche se non si mosse. Mi lanciai letteralmente ad abbracciarlo, nascondendo il viso nella sua spalla mentre le lacrime iniziavano a sfuggirmi ancora una volta. Ero così spaventata. Sarebbe potuto morire, sarebbe potuta essere l'ultima volta che lo vedevo e quella realizzazione mi aveva distrutta.

Loki non reagì. Rimase in silenzio, rigido al mio contatto. Ad un certo punto mi spinse via con delicatezza, ma mi trattenne a lui, i suoi occhi cercarono i miei. Era ancora confuso e sorpreso, il suo sguardo brillava di emozioni. Non sapeva cosa dire e semplicemente mi guardava.

Sollevò lentamente una mano e la posò sulla mia guancia, mi asciugò le lacrime con il pollice, osservandomi. Aprì la bocca per parlare, era esitante.

"Perchè piangere?" mormorò.

"Avevo paura che morissi" strinsi i denti e deglutii, la gola mi faceva male a forza di reprimere la voglia di piangere ancora. "Non voglio perderti" la mia voce era a mala pena udibile.

Lui stava trattenendo il respiro, osservandomi e studiandoni, i suoi occhi verdi penetrarono i miei, cercando risposte e certezze.

"Avresti dovuto starmi lontano" sussurrò. "Vedi? Sono solo bravo a far soffrire le persone."

Strinsi i denti per trattenere le lacrime e scossi la testa, ma lui continuò.

"Lasciami andare. Ritorna ad Asgard e vivi la vita felice che ti meriti" delle lacrime luccicarono nei suoi occhi. "Devi andare adesso che sei ancora in tempo, Asja."

"Non lo sono" scattai e strinsi ancora i denti.

Non mi ero nemmeno accorta di essermi aggrappata fermamente alle braccia di Loki, come temendo che potesse scomparire da un momento all'altro.

"Perchè no?"

"Non posso" deglutii. "Dimmi, lo sai che cos'è l'amore?"

Mi fissò in silenzio e io continuai.

"Conosci quel sentimento che provi quando non puoi lasciar andare qualcuno perchè altrimenti ti spezzerebbe? Quando ti senti legato ad un'altra persona e non puoi evitarlo, quando tutto ciò che importa è il benessere e la felicità dall'altro e la metti prima di tutto, persino te stesso. Lo conosci?"

Loki mi studiò in silenzio per degli istanti che parvero infiniti. Non sentivo altro che il mio rapido battito del cuore.

"Lo conosco" rispose piano, la sua mano spostò un ciuffo di capelli dietro al mio orecchio con delicatezza. "Perchè lo sento anche io."

Quella frase mi travolse e quasi rimasi a bocca aperta mentre mi ripetevo e processavo le sue parole nella mia testa.

Lo sento anche io. Lo sento anche io.
Lo sento anche io.

Mi amava. Mi amava al punto che avrebbe rinunciato ad avermi vicino se avesse significato la mia felicità. Era pronto a soffrire se mi avease fatto del bene.

All'improvviso un piccolo sorriso mi scappò sulle labbra, mentre mi rendevo conto. Lui sorrise subito di rimando, i suoi occhi brillarono.


"Mi sa che è troppo tardi" commentò, quel piccolo sorriso gli illuminava lo sguardo.


Le sue parole mi provocarono una gioia così immensa dentro di me che non riuscii a fermare una risatina e scossi la testa.

"Sì, siamo nei guai" dissi e mi morsi il labbro inferiore, ancora sorridendo.


Era troppo tardi, troppo tardi per lasciarci andare. Eravamo ormai legati troppo profondamente. Com'era successo? Non ne avevamo idea. Ma ci ritrovammo incapaci di andarcene.

Mi accarezzò una guancia e mi pettinò i capelli con le dita, il suo contatto mi diede dei brividi famigliari. Il suo sorriso scomparve lentamente. Ora mi guardò più seriamente.

"Credo dovremmo riprendere da dove eravamo stati interrotti" sussurrò.

Cercai di dare un senso alle sue parole, ma non ebbi il tempo di finire il mio ragionamento che lui si sporse finchè le sue labbra non trovarono le mie. Ah, ecco dove, pensai prima che il mio cervello si spegnesse del tutto. Gli circondai il collo con le braccia e ricambiai il bacio. Il cuore mi martellava nel petto mentre ancora non riuscivo a credere a quello che stava succedendo. La sua bocca continuava a cercare la mia e io non esitavo a dargli tutte le certezze di cui aveva bisogno. Riuscivo a percepire il battivo del suo cuore. I suoi baci erano delicati e gentili e intensi allo stesso tempo. Me ne faceva desiderare di più nel modo più gentile possibile.

Si staccò tutt'a un tratto e mi guardò negli occhi. Arrossii, i suoi occhi scintillarono.

Gli sorrisi, non avevo idea di cosa fare.

"Non ti permetterò di piangere di nuovo" mi disse solennemente. "È una promessa."

Il mio sorriso si ampliò e lui si sporse a darmi un altro bacio veloce sulle labbra.

Alla fine lo lasciai andare per guardarmi attorno e lui fece lo stesso.

"Dove siamo?" chiesi.

"Precisamente, non ne ho idea."

"Mh" mi voltai a guardarlo. "E... Ora cosa facciamo?"

Mi guardò a sua volta e sollevò le spalle.

"Tu che dici?"

Io lo osservai, poi una risatina mi scappò dalle labbra per poi trasformarsi in una risata vera e propria. Lui mi guardò sorridendo, poi iniziò a ridere a sua volta. Quel suono mi riempì di ancora più gioia. Continuammo a ridere, per nessun motivo in particolare.

Eravamo persi nel nulla, non avevamo idea di che cosa avremmo dovuto fare. Ma eravamo insieme. Eravamo felici insieme, dopo tutto.

E continuammo a ridere.

Il Caos SilenziosoWhere stories live. Discover now