XXI. Da soli insieme

561 55 5
                                    

"Some legends are told,
some turn to dust or to gold,
but you will remember me.
Remember me, for centuries."

Comparimmo su di un balcone. Loki mi stava ancora tenendo, così che non cadessi.

Mi allontanai da lui, il mio sguardo era stato catturato dalle luci di Asgard che brillavano nella notte come milioni di stelle. Non avevo mai visto Asgard di notte prima d'allora, ma adesso potevo tranquillamente ammettere che fosse tanto meravigliosa quanto lo era alla luce del giorno.

Non sapevo di preciso in quale area del castello fossimo, però. Riuscivo ancora a sentire la melodia ritmica della musica proveniente dal ballo. Era lontana.

"Dove siamo?" domandai voltandomi verso Loki.

Il suo sguardo era già posato su di me e mi chiesi vagamente da quanto fosse così. Alzò lo sguardo nei miei occhi e ghignò.

"Da soli insieme."

Rimasi a fissarlo per più del necessairo, ma semplicemente non riuscivo a ignorare quanto fosse insistente quella notte. Sospirai e abbassai brevemente lo sguardo. Non ero sicura che il mio outfit aiutasse.

"D'accordo" sussurrai più a me stessa che a lui e strinsi le labbra.

"Allora?" chiese lui alzando le mani in modo interrogativo "Ti ascolto" incrociò le braccia e si appoggiò con un fianco contro il parapetto di marmo; i suoi occhi erano penetranti.

Aveva un'aria talmente da predatore che dovetti guardare altrove per riuscire a mettere due parole in fila. Deglutii e mi voltai a guardare Asgard, appoggiando le mani al marmo freddo del parapetto.

"Non so come dirlo" iniziai, sinceramente. "Quindi lo dirò e basta. Freya mi ha detto delle cose su di te che mi hanno infastidito parecchio."

"Ovviamente l'ha fatto."

Aggrottai le sopracciglia e mi voltai a guardarlo. Lui fece spallucce.

"Vuole tenerti lontano da me, non sarei così sorpreso."

Tornai a guardare la scintillante Asgard e sospirai.

"Okay, ma... Voglio dire, lei sa di noi. E mi ha detto... mi ha detto che presto ti stancherai, come al solito, e troverai un'altra donna e poi un'altra e un'altra" parola dopo parola, stavo cercando di dar voce ai miei pensieri confusi, rivolgendomi alla notte di fronte a me. "Voglio dire, non è che mi interessi. Sei libero di fare quello che vuoi, chi sono io per dire al Dio dell'Inganno cosa fare? Il punto è... che non voglio essere un'altra delle ragazze sulla tua lista. Nonostante ciò non posso ignorare i miei sentimenti per te. Mi sono affezionata a te e sarei pronta a fare qualunque cosa pur di non perderti. Ma se per te sono soltanto una tra le tante," mi voltai a guardarlo "Allora sarei anche pronta a farla finita qui e ora."

Lui esalò pesantemente e si girò dall'altra parte, muovendo qualche passo sul terrazzo. Potevo dire dal suo lignaggio del corpo che fosse arrabbiato. I suoi capelli corvini gli cadevano sulle spalle, un mantello scuro sfiorava il pavimento.
Era parte stessa della notte.

"E dopo tutto" sibilò, "Dopo tutto quello che è successo, tu ti fermi di fronte alle parole vuote di Freya."

"Mi ha spaventata" provai, sulla difensiva.

"Asja, io ti amo" scattò, voltandosi a guardarmi. "Che cosa non è chiaro ancora? Cos'è che non capisci?"

I suoi occhi erano lucidi mentre muoveva un passo verso di me. Solo allora mi resi conto che forse lo avevo ferito, involontariamente. Il mio cuore iniziò a battere più forte.

"Non so come sia stato possibile, ma è successo" continuò. "Tu mi hai fatto qualcosa e non è uno scherzo. Non è qualcosa che scrivi su una lista perchè questo, questo è qualcosa che capita solo una volta nella vita."

Mi morsi il labbro inferiore e scrutai nei suoi occhi, avevo perso tutte le parole. Annullai la distanza tra di noi e alzai una mano a sfiorargli una guancia, lui sembro appoggiarcisi leggermente, i nostri occhi non si lasciarono.

"Tu mi ami davvero, non è così?" mormorai. "E io sono stata una stupida per non averlo visto..." il mio tono di voce chiedeva perdono.

"Dannazione, Asja" sussurrò lui tra i denti prima che le sue labbra collidessero con le mie.

Le sue mani mi strinsero contro di lui avidamente e quando i suoi palmi mi sfiorarono la pelle scoperta, venni percorsa da scariche elettriche ardenti e gelide allo stesso tempo. La sua lingua si fece strada nella mia bocca e io lo lasciai fare, non potevo fare altrimenti.

Eravamo da soli insieme nella notte. Lui era il predatore e io la sua preda. E non avevo alcuna via fuga.
Non che volessi scappare, in realtà.

"Ti amo" ansimò contro le mie labbra. "Ti amo più di ogni cosa."

Mentre le sue mani studiavano il mio corpo, in qualche modo persi l'equilibrio all'indietro, ma prima che potessi cadere a terra, mi ritrovai stesa su una superficie morbida che riconobbi come un letto, Loki era sopra di me. Eravamo improvvisamente comparsi in una camera.

Il mio cuore batteva così forte che avevo paura fosse udibile. Spalancai gli occhi e incontrai lo sguardo di Loki, per cercare di capire se facesse sul serio. Ero intrappolata sotto di lui. Uno sguardo fu sufficiente.

Faceva sul serio.

Deglutii.

"Questo è barare" scherzai, accennando al letto con la testa.

Lui si sporse più vicino a me, un ghigno giocava sulle sue labbra. Percepii il suo bacino sfiorare contro il mio e trattenni il respiro.

"Sfortunatamente non sei nella posizione di discutere, piccola" respirò.

Le sue labbra si scontrarono con le mie e, senza tanti complimenti, si spostò tra le mie gambe e mi scorse una mano su un fianco e più giù. Il mio corpo andava a fuoco e non c'era via di ritorno. Istintivamente arcai i fianchi perchè volevo di più. Al mio movimento si lasciò scappare un gemito che mi fece impazzire.

Le sue mani mi esploravano ogni centimetro di pelle scoperta. Avrei tanto voluto non avere più quell'inutile vestito addosso a separarmi da lui. Attraverso il velo sottile riuscivo a percepire la sua eccitazione che insisteva tra le mie gambe.

Loki era un Dio. E oltretutto, era lo scaltro Dio dell'Inganno. Colui che prendeva e faceva tutto ciò che voleva. Adesso voleva me e io non potevo fare nulla per fermarlo. Quel pensiero mi eccitò ancora di più.

Mi venne un'idea. Cercai di concentrarmi il più possibile, ma probabilmente i sentimenti giocarono la parte maggiore, visto che funzionò immediatamente: i suoi vestiti scomparvero.
Ora non indossava altro che un paio di boxer neri.

Lui si fermò improvvisamente e alzò lo sguardo nei miei occhi. Io stavo sorridendo come un'idiota. Lui sollevò le sopracciglia.

"Così tanti vestiti inutili" commentai sogghignando.

Lui assotigliò lo sguardo.

"Pagherai per questo."

I suoi occhi penetrarono i miei come due lame senza pietà, di un verde tagliente e intimidatorio, come la prima volta che l'avevo incontrato.

Ebbene, pagai.

Il Caos SilenziosoOnde histórias criam vida. Descubra agora