II. Quello che noi due facciamo

442 49 2
                                    

"Something about the way that you
walked into my living room
casually and confident
looking at the mess I am
but still you, still you want me."

C'era un uomo in piedi nel mezzo di una foresta di fronte a me, con addosso un lungo mantello e un elmo d'oro. E per quanto potesse essere strano, io lo percepivo come qualcosa di famigliare. Non aveva alcun senso, niente aveva senso. Non avevo mai visto quella creatura muta-forma prima.

Mi scacciai una lacrima dal viso con il dorso della mano e presi un momento per osservare la sua espressione. Il dolore e il rancore che lessi nei suoi occhi in qualche modo rimbalzarono dentro di me.

"Chi sei tu?" chiesi, la mia voce lasciò trapelare la mia irrequietezza e paura.

Lui strinse la mascella, esitante.

"Asja," cominciò. "Ho bisogno che ti fidi di me."

Mosse un passo verso di me e io indietreggiai istintivamente. Lui si bloccò.

"Come fai a conoscermi?" pressai, il mio cuore era martellante.

Lui abbassò lo sguardo e sospirò, pensieroso. I miei occhi non si sposatorno da lui.

"È una storia lunga" tornò a guardarmi. "Lascia che ti aiuti. So come ti senti."

"Io non mi fido di te" scattai. "Non mi fido di nessuno."

Le mie parole sembrarono travolgerlo, si congelò e una scintilla brillò nei suoi occhi. Aprì la bocca come per dire qualcosa, ma la richiuse e deglutì. Per un attimo pensai stesse per piangere.

"Tu ti fidi di me e io mi fido di te" mormorò, le parole uscirono deboli, ma chiare.

Come se stesse confessando qualcosa di difficile da dire. Abbassò lo sguardo, come non riuscendo a sostenere il mio. Un brivido mi percorse.

"Tu mi hai insegnato a fidarmi di te. E mi hai detto che non mi avresti mai lasciato" strinse i denti e una lacrima luccicante gli scappò su una guancia. "Io ho cercato di proteggerti e insegnarti la magia. È questo che facciamo noi due" la sua voce si ruppe leggermente e deglutì ancora. "Ci prendiamo cura l'uno dell'altro."

Era doloroso vederlo soffrire. Mi sentivo orribile, il mio cuore era a pezzi. Lo osservavo incapace di muovermi.

"Mi dispiace" ammisi. "Ma non ho idea di chi tu sia o cosa tu voglia da me."

Le mie parole lo pugnalarono letteralmente. E, di conseguenza, il dolore dentro di me iniziò a diventare insostenibile.

"Lasciami stare" supplicai a bassa voce.

"Non posso."

"Perchè?"

"Perchè il mondo sta per finire, Ragnarok sta arrivando. Perchè è troppo tardi e non esiste via di ritorno."

Prima che potessi processare le sue parole, lui svanì nell'aria e riapparve all'improvciso a centimetri da me. L'ultima cosa che sentii fu la sua mano premuta contro la mia fronte.

Una luce accecante apparve dal nulla del buio e prese possesso della mia mente. Era come guardare attraverso una porta aperta.

All'improvviso vidi me stessa, stavo camminando per i corridoi di un castello.

Stavo guardando me.

La conoscenza e i sentimenti collegati a quelle immagini si riversarono nella mia mente.

Asgard, gli Dei, i Giganti.
Non erano solo storie.

Mi vidi bloccata contro a un muro, vidi la mia pelle diventare blu. Lei era, io ero un Gigante di Ghiaccio.

Mi vidi seduta in biblioteca con un libro. Mi vidi a parlare con Thor, con Freya, con Balder. Mi vidi correre, piangere, sorridere.

All'improvviso ero in una foresta buia. Il ricordo mi fece voltare finchè non vidi me stessa seduta contro un albero, mi guardavo negli occhi.

"Grazie" dissi nel ricordo "Per esserti fidato di me."

Poi la scena cambiò e cambiò e cambiò ancora, mostrandomi e insegnandomi cose riguardanti me stessa che avevo a lungo dimenticato o che non avevo mai visto nè sentito. Era come guardare un film in cui io ero protagonista.

Era come vedermi attraverso gli occhi di qualcun altro.

Quando il contatto scomparve e tornai alla realtà, mossi qualche passo indietro per stabilizzarmi. Non avevo idea di cosa fosse appena successo, nè di cosa avessi visto. Ero più confusa di prima.

Fissai i rimasugli di neve sul terreno sotto i miei piedi per i seguenti minuti, lasciando che quelle informaizoni trovassero un posto nella mia mente. Era come se avessi appena imparato qualcosa che già sapevo. Alzai gli occhi, lui era ancora di fronte a me.

"Non posso ridarti i tuoi ricordi" mi spiegò con cautela. "Ma posso condividere con te i miei."

I suoi ricordi. I suoi pensieri. I suoi sentimenti. Era quello che sentivo. Cercai di concentrarmi su di essi mentre analizzavo quei profondi occhi verdi che trafiggevano i miei. Mi mordicchiai il labbro inferiore, riflettendo.

"Tu mi ami. È vero?" provai.

Mi guardò in silenzio per alcuni istanti.

"È vero" confermò dolcemente.

Sentii un tonfo al cuore e mi morsi il labbro più forte.

"E io amo te, è vero anche questo?"

Lui chiuse gli occhi brevemente.

"È vero" ammise.

"Allora è per questo che mi sento così?"

Lui annuì leggermente.

"I sentimenti non possono essere cancellati."

"Perchè i miei ricordi sono stati cancellati?"

"Perchè ho fallito a proteggerti. È colpa mia. Voglio che tu li rabbia indietro" sospirò "Ma devi fidarti di me. E venire con me."

Aggrottai le sopracciglia, il mio cuore batteva forte. C'era un'ultima domanda che mi premeva, di cui avevo paura. Mi era arrivata nella mente pian piano, come una leggera brezza. Questi ricordi che mi aveva donato avevano riportato alla luce altri ricordi e altre connessioni si erano create.

Sollevai lentamente una mano e la portai a sfiorargli il viso parzialmente coperto dal metallo tagliente del suo elmo, i miei occhi persi nei suoi. Lui alzò una mano e prese la mia e quando accadde, una famigliare sensazione gelida partì da quel contatto e si diffuse in tutto il mio corpo. La mia pelle divenne blu e presto mi ritrovai a fissare un paio di occhi vermigli. Ma quasi subito il blu sfumò e le nostre forme Jotun tornarono nell'oblio.

Lui non lasciò andare la mia mano e io rimasi immobile mentre la mia mente processava tutto quello. Deglutii.

"Tu sei Loki. È vero?"

I suoi occhi brillarono di una luce rinnovata, mi osservò con un accenno di sorpresa e speranza. Strinse delicatamente la presa sulla mia mano.

"È vero."

Il Caos SilenziosoWhere stories live. Discover now