Parte seconda - Capitolo 5

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Chiudere gli occhi reclinando indietro la testa, mentre l'acqua bollente e le mani di Maureen gli massaggiavano i capelli, gli dava la sensazione di stare cadendo, dolcemente, come tra le braccia di un sonno finalmente tranquillo, libero da ricordi e colpe. Un pizzicore sulla cute gli ricordò da quanto non lavava i capelli come accadeva alla bottega del barbiere, e avvertì un brivido lungo tutta la schiena quando il massaggio della sua vecchia compagna gli stimolò il collo: rituali come questo si erano persi nella memoria delle notti passate, vent'anni prima, nei bordelli delle grandi città dopo un colpo finito bene, quando potevano permettersi di spendere in una notte quello che, più tardi, da contadino, riusciva a mettere a stento insieme in un mese.

Con uno schiaffo sulla spalla destra Maureen destò Frost da quello che pareva divenuto un sogno, indicandogli con un gesto del capo la sedia posta di fronte all'imponente specchio che ornava la parete della sua stanza dedicata ai trucchi e ai vestiti.

"Mi sento strano a sedermi qui, non sono mica una donna."

"Attento a come parli, ricordati che sarò io con il rasoio in mano nei prossimi minuti."

"Ma mi fido di te."

"Vaffanculo, stronzo. A volte mi chiedo perché non sei andato direttamente con Cash."

"Non capisco."

"E di nuovo non mi stupisco. Sto troppo bene da quando sei qui, non è una cosa positiva."

"Sei impazzita, per caso?"

"E tu diventi più stupido ogni giorno che passa, per caso?"

Ma Frost aveva compreso, e tacque. Anche lui era preoccupato di quanto potesse sentirsi bene in quel posto, in quel momento, e di quanto sarebbe stato duro abbandonare Maureen e ognuno di quegli istanti per tornare a qualcosa che in quel momento gli pareva ancora più distante da lui che nei giorni passati al capezzale della moglie morente. Rifletté anche sul fatto che non era sicuro che lui e la donna che lo ospitava fossero mai stati davvero amici, ma piuttosto una sorta di male assortita coppia mancata.

"Sei pronto?"

"Devo mentire o posso tacere?"

"Non cambierai mai."

Maureen prese a pettinarlo come fosse una delle sue ragazze, portandogli, non senza fatica, tutti i capelli bagnati all'indietro, liberando per la prima volta il suo viso da quando si erano rivisti. Sotto i lunghi capelli si notava una stempiatura abbastanza pronunciata, segno del tempo passato come le rughe che gli solcavano la fronte e il viso, invecchiandolo di almeno cinque anni più di quelli che effettivamente aveva. Sulla tempia destra aveva ancora la cicatrice dell'ultima rapina della banda, e al suo viso mancava di certo l'espressione decisa e minacciosa di quei tempi: eppure, gli occhi, chiari e profondi, erano ancora vivi, forse più di quando i morti che avevano sulla coscienza avrebbero voluto. Maureen rimosse l'asciugamano che gli accarezzava il collo e lo accarezzò sulla schiena nuda, come a ricordarsi di ognuna di quelle cicatrici. Dunque sorrise, mise mano a forbici e pettine e cominciò il lavoro. Frost ebbe una strana sensazione quando vide cadere la prima ciocca di capelli, e ricordò che l'ultima volta che una donna aveva fatto

quel gesto per lui Lynn era ancora viva, e benché poveri, avevano di fronte le prospettive di una vita insieme.

"Sono proprio invecchiato."

"Sei ancora un uomo che molte si sognerebbero, credimi."

"Come fai a dirlo?"

"Sono una donna, razza di stupido. E sono stata con molti uomini."

"Dunque?"

"Ti devo proprio spiegare tutto? Uno come te non si incontra tutti i giorni di certo."

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