Capitolo 9

247 13 7
                                    

'Sei tu il padre di Alessandro.' Neanche nei sogni più remoti Giulia avrebbe pensato di pronunciare quelle parole, eppure lo aveva fatto, si era lasciata andare e aveva rivelato il segreto che portava come un macigno nel cuore da più di un anno, per essere più precisi dall'inizio della gravidanza. Lo sguardo di Federico era perso nel vuoto con la testa troppo impegnata a fare mille domande diverse a cui non sapeva dare alcuna risposta. Quello era figlio suo. Perché Giulia lo aveva tenuto anche se si erano lasciati? Perché non glielo aveva detto prima? Se lo avesse saputo prima le cose tra loro due sarebbero andate meglio?

Mentre il tempo sembrava essersi bloccato e l'unico rumore udibile era l'irrigatore che innaffiava in campo da gioco, Giulia piena di imbarazzo, con la testa bassa voltò le spalle a tutti i presenti e uscì dal centro sportivo il prima possibile correndo come se non ci fosse un domani. Intanto Federico, dopo essersi ripreso, finalmente riuscì a metabolizzare la notizia scioccante che aveva appena ricevuto, ma restò comunque immobile a guardare quello che era l'amore della sua vita scappare, scappare da lui.

Come un automa Giulia guidò fino a casa della madre, non piangeva neanche più, aveva esaurito tutte le lacrime e l'unica cosa di cui aveva realmente bisogno era rivedere suo figlio. Voleva rimediare ai sensi di colpa che la soffocavano. Ultimamente per un motivo o per un altro aveva dedicato troppe poche attenzioni a suo figlio e si sentiva la peggior madre del mondo, ancora una volta si rimproverava per essere imbranata e incapace di fare qualcosa di giusto.

Una volta arrivata dalla madre, dopo essersi assicurata che la sorella non fosse in casa, entrò in quella che era la sua vecchia stanza in cui adesso suo figlio dormiva beato, cullato dalle dolci note di una ninna nanna. Prese Alessandro tra sue braccia e lo strinse forte al suo petto, cercava di fargli sentire il suo calore, per fargli capire quanto fosse importante per lei. Poi lo vide aprire gli occhi, fare un piccolo sbadiglio e sorriderle. Forse l'aveva perdonata. Forse aveva capito quanto la mamma stesse soffrendo. Quel sorrisino significava proprio che Alessandro avrebbe amato la madre indipendentemente dalle sue scelte, sbagliate o giuste che siano.

Il giorno seguente...

La luce che entrava dalla finestra socchiusa fece svegliare Giulia che pur di non aprire del tutto gli occhi si girò dalla parte opposta del letto, ma ciò venne interrotto dal suono di una chiamata proveniente dal suo telefono che la costrinse ad alzarsi per vedere cosa ci fosse di tanto urgente.

Appena sullo schermo apparve il nome di Lorenzo, Giulia ebbe ancora più voglia di rimanere nel suo letto a vita senza vedere più nessun altro essere vivente. Alla quinta chiamata consecutiva, mossa dalla disperazione e dalla consapevolezza che non avrebbe più preso sonno, rispose.

'Ei non ti sei più fatta sentire dopo ieri' esclamò Lorenzo appena Giulia accennò un saluto.

'Sai com'è, non ero dell'umore giusto' rispose sarcasticamente la ragazza che già ne aveva abbastanza di quella stupida conversazione.

'Possiamo parlare?' chiese poi il moro un po' titubante.

'E di cosa vorresti parlare?' disse di rimando Giulia visibilmente stizzita.

'Di quello che è successo ieri, di noi...' spiegò Lorenzo con un tono simile a quello usato da Giulia.

'Non c'è nessun noi, mi dispiace deluderti' lo interruppe la ragazza che si era alzata dal letto ed era arrivata fino alla cucina per prepararsi il caffè.

'Io ho un occhio nero per colpa tua e delle tue bugie, quindi credo che due chiacchiere siano per lo meno d'obbligo per scusarti' la sua voce tuonò queste parole in un modo talmente diverso dal solito che la fecero riflettere. Per colpa sua aveva beccato un gran bel pugno, forse avrebbe meritato una spiegazione.

'Va bene, sto venendo a casa tua.' lo disse probabilmente per convincere più sé stessa che il suo interlocutore. Passò i successivi quindici minuti vestendosi con i primi vestiti trovati nell'armadio e guidando verso casa di Lorenzo, che la accolse con un sorriso appena la vide davanti alla sua porta. Si sedettero sul divano molto distanti l'uno dall'altra in completo silenzio senza incrociare i loro sguardi.

'Mi dispiace per il pugno' disse velocemente Giulia alzando finalmente gli occhi per vedere la macchia violacea che contornava la morbida guancia del ragazzo davanti a lei.

'Figurati, sto bene, piuttosto sono molto deluso da te- si fermò per cercare di percepire una qualche reazione da parte della ragazza che invece non battè ciglio- pensavo di piacerti. Avrei voluto che tu fossi stata più sincera con me. Avrei voluto sapere sia del tuo ex che di tuo figlio.' la sua voce rispecchiava perfettamente tutta la delusione che sentiva.

'Scusami per non averti detto niente, ma cerca di capirmi, se io ti avessi detto di avere un figlio con uno dei giocatori di mio padre cosa avresti pensato? Mi avresti trattata come una stupida e ingenua ragazzina che si è rovinata la vita scegliendo di avere un figlio troppo presto.' sentiva gli occhi pizzicare. Non voleva aprirsi, eppure lo stava facendo.

'Ti avrei trattata come una che si è innamorata di un coglione e si è lasciata abbindolare dai suoi addominali' probabilmente nella sua testa questa frase suonava molto meglio, ma quando Giulia udì quelle parole si alzò dal posto che aveva occupato fino a quel momento e si diresse direttamente davanti al suo interlocutore puntandogli il dito contro.

'Per te sarò anche una sciocca, ma quello che provavo per Federico era vero amore e tu non puoi neanche immaginare di provare una cosa del genere'. Così dicendo aprì la porta e salì in macchina con le lacrime che le rigavano le guance e con la rabbia che le ribolliva nelle vene. Si fermò al semaforo e fece un respiro profondo, quando la luce diventò verde schiacciò l'acceleratore.

Poi bum. Il buio.

Racconterò di te -Federico BernardeschiWhere stories live. Discover now