11-

606 28 0
                                    


Yoongi-

Volevo solo piangere.

Ero a casa.
Da solo.
Jimin era in un posto non definito.

Cosa volevo di più?

Io ed Hoseok cercavamo il ragazzo da due giorni.
Rispondeva al telefono, ma non voleva dire dove si trovava o con chi, cosa che sinceramente non mi preoccupava poco.
Il coinquilino di Jimin, nonché il mio nuovo amico, non perdeva la speranza, convinto che Jimin avrebbe ceduto.

Non era ovviamente così esagerato da segnalarlo alla polizia, ma con il peso che gli davo, come diceva Jungkook, avrei potuto radunare un esercito di ricerca, ed effettivamente non si sbagliava.

I tagli erano più frequenti, come le sigarette ed il tempo passato con il pianoforte e a comporre.

Quanto avrei voluto far sentire a Jimin le mie canzoni, pur sapendo che ne sarebbe rimasto disgustato...

Ormai stavo suonando senza neanche farci caso; le mie dita pallide scorrevano sui tasti con una precisione incredibile, che mi faceva come sempre stupire.

E pensare che bastava tenere la sua immagine a mente per rendere tutte le cose così semplici...

Forse se avessi pensato a lui, sarei riuscito finalmente ad uccidermi, no?

Mi fermai.
Fermai il pianoforte, i miei pensieri, le mie difficoltà...le mie paranoie.

Jimin.

Chiusi gli occhi ed asoltai il silenzio:
Jungkook cantava nella casa accanto, il vento era leggero, un bambino urlava e piangeva, qualcuno fuori buttava le immondizie e
qualcun'altro stava litigando animatamente.

E poi improvvisamente delle urla ed una porta che si sfondava, accompagnata da assi che si infrangievano al suolo ed altre che bruciavano.
Urla.

Il rumore del proprio silenzio, un silenzio rumoroso...
Il silenzio dei propri ricordi...

Dei miei ricordi.

Buttai la testa contro i tasti dai colori alternati del pianoforte, ripetendo il movimento e producendo note sconnesse e decisamente poco orecchiabili.

Fu in quel momento che un'idea decisamente poco sana mi passò per la testa.

Kim Namjoon.

Stavo andando dal mio ex spacciatore.

──♡────────────────

Quando Yoongi bussò alla porta si ritrovò a pensare se stesse facendo la cosa giusta.

Di certo non lo era.
Drogarsi non era la cosa giusta.
Ma lui stava così male che neanche l'alcool gli sarebbe bastato a dimenticare, lui in quel momento voleva tutt'altro.

Neanche la droga in realtà, ma Jimin.
Jimin era la sua droga, ma lui non se ne rendeva ancora conto.

Namjoon aprì la porta, e lo guardò sorpreso.
《Se sei quì per farti ospitare, vattene pure, due persone sono già tante, ed anche se dormissi sul pavimento, di notte non ci terrei ad inciampare su di te mentre cerco di piscare. 》disse l'amico di getto.
《I-in realtà volevo solo chiederti un pò di...hai capit-》provò a dire, per poi venir interrotto.

《Namjoon non spaccia più-》disse una vocina docile, che apparve dalle sue spalle per poi farsi vedere.

Yoongi non urlò il suo nome.
Non lo sgridò.
Non corse a controllare che stesse bene.
Non andò a chiedergli spiegazioni.
Non lo abbracciò.
Non gli chiese niente.

Rimase in silenzio.

Nel silenzio della voce di Jimin, la sua musica preferita.
Quella che avrebbe voluto sentire per sempre senza interruzioni.

Rimase a fissarlo:
A fissare la sua bellezza, i suoi particolari, il taglio degli occhi, il corpo magro...

Vedendolo, fece l'unico gesto di voltarsi e rifugiarsi sotto la pioggia, come sempre senza ombrello.

-Perché doveva coprirsi dalla pioggia
se gli altri non lo facevano
dal sole?

-★

AutobusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora