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Jimin -

Faceva freddo.
Non sapevo come sentissi freddo, nel letto matrimoniale, sotto le coperte e con trenta gradi, ma giunsi alla conclusione che fosse per la mancanza di Yoongi al mio fianco.

Ero a casa sua, nel letto che condividevamo da ormai qualche giorno ed erano appena le sette di mattina, ma dovevo assolutamente tornare a scuola dopo tutte quelle assenze o sarei stato bocciato.
Mi alzai a fatica e mi dirisi verso il soggiorno con l' intento di saltare la colazione, ma una volta arrivato vidi una scena a dir poco adorabile: Yoongi aveva un piatto di pancake in mano, con un pigiama a maniche corte che mostrava chiaramente le sue braccia bendate e tutte le cicatrici.
Neanche il viso era truccato, e per questo si poteva vedere chiaramente chiaramente la cicatrice sulla tempia, ma era comunque molto tenero con i capelli biondi tutti scompigliati.

Corsi verso di lui ed affondai le dita nella sua chioma morbida, seppur leggermente crespa.
《Ti stanno benissimo, hyung.》sussurrai con la voce leggermente roca di prima mattina, passando poi la mano sulle sue braccia.

Lui sorrise dolcemente e mi chiese:
《Ti va di mangiare qualcosa?》
Guardai per qualche istante il pavimento, un pò indeciso sul da farsi, ma visto che nessuno mi stava urlando nella testa di non mangiare e visto che avevo fatto un patto con Yoongi, decisi di provarci.
《Certo.

Mi stupii di me stesso quando dieci minuti dopo avevo già mangiato tre pancake interi e bevuto una tazza di tè verde, mentre Yoongi teneva la testa bassa ma sorrideva di nascosto, mangiucchiando il suo pancake.

《È tardi, abbiamo le lezioni oggi.》feci notare a mio hyung.
《In realtà...oggi è Sabato》
《Oh...hai ragione, scusa...quand'è che hai fatto la tinta?》chiesi nell'imbarazzo più totale, tanto per cambiare argomento.
《Stamattina...mi sono svegliato alle cinque e poi ho preparato i pancake...》
《Dovevi dormire di più, non devi sacrificare le tue ore di sonno per me.》
《Anche tu dovresti dormire un pò di più, piccolo nanetto.》
Sussurrò venendo nella mia direzione, allungando le braccia e sollevandomi come se fossi un gatto, portandomi con il viso sopra il suo.

《Dio, Jimin...sei così leggero...》disse preoccupato.
《Non dire così...sto bene...》sussurrai.
《Ma ieri hai mangiato solo due mochi...》
《È un inizio, non credi?》

《Oggi vengono Namjoon e Seokjin...Ti consiglio di metterti vestiti larghi, perché se Jin ti vede così va in paranoia.》cambiò discorso mettendomi giù.
《Già...si preoccupava molto quando stavo a casa di Namjoon...》
《Li conosco bene entrambi, e ti posso assicurare che sono molto protettivi.

Esitai un po' .
《Come hai conosciuto Namjoon?》chiesi, spaventato ma sicuro della risposta che mi avrebbe dato.
《Alcolici e stupefacenti. 》
《Oh...》 Jimin rimase per qualche istante sbalordito, ma poi si riprese subito, del resto con le cazzate che aveva fatto lui, non era nessuno per giudicare.《P-posso chiederti per quanto ne hai fatto uso?》
《Un anno e mezzo...anche se...come avrai notato l'alcool fa ancora parte della mia vita...》disse.

Non sapevo più di cosa parlare, così mi buttai sul divano e lui si distese accanto a me, mentre gli circondavo la vita con le braccia. 《Sai...mi piace il fatto che tu ora stia senza trucco e con la maglietta ed i pantaloncini corti...mi piace vederti. So che tu sarai convinto che siano segni orribili, che mi possano spaventare e cose simili...ma questo ti distingue dagli altri e ti rende così speciale...sii fiero di avere questi segni, così la gente saprà quanto sei stato forte. In ospedale dicevi che io ero forte, ed ora te lo dico io.
Ti stimo così tanto che non puoi neanche immaginare...sii sempre te stesso, ti prego.》
《Oh Jimin...lo farò.》
Ci alzammo ed andammo entrambi nella sua stanza per prendere i vestiti, io più larghi e Yoongi più coprenti.
Ci guardammo negli occhi e sorridemmo.

Sgattaiolai in bagno silenziosamente per cambiarmi, stando attento a non guardarmi allo specchio per peggiorare la situazione, ma prima di uscire, chiesi un silenzioso  perdono a Yoongi e rigettai quella colazione che mi aveva preparato con tanto amore nel water, quasi senza emettere un suono.
Mi sciaquai le mani e la bocca cercando di trattenere le lacrime e mi pizzicai le guance per dargli un po' di colorito.

L'avevo fatto più di una volta, eppure, non mi ero mai sentito così in colpa come in quel momento.

Non ebbi neanche il tempo di uscire dal bagno che il campanello suonò, annunciando l'arrivo dei nostri amici.

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