✔22. È morto

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Il mondo esterno. C'ero da dieci minuti e già lo odiavo. Lo odiavo, con tutta me stessa. E la ragione era una; Chuck era tra le mie braccia, il sangue che scorreva, le lacrime sul viso. I sensi di colpa cominciarono a divorarmi, avrei dovuto essere io il bersaglio di quel colpo di pistola, io avrei dovuto essere a terra, tra le braccia di qualcuno che, tra le lacrime, mi pregava di resistere, di vivere.

«Chuck, ti prego.», non so perché stavo pregando qualcuno di non morire, non era una scelta che lui poteva fare.

«A-Allison...», Chuck tentò di parlare.

«non parlare, Chuck peggiorerai la situazione.», non so con che forza stavo ancora parlando senza soffocarmi con le lacrime. «ti prego, resisti. Ci siamo quasi, siamo fuori, siamo liberi. Ti ho promesso che ti avrei salvato, che ti avrei portato dai tuoi genitori e ho intenzione di mantenere la mia promessa.», lo vidi sorridere minimamente.

«se trovi mia mamma, dalle questo, ti prego.», lo sussurrò tra i suoi sobbalzi, stava facendo il possibile per accontentarmi, eppure non era abbastanza.

«tu non morirai oggi!», gli gridai. «scusa, scusa non volevo urlarti contro.»

«per favore, promettimelo.», mi passò nella mano una statuetta di legno e fu in quel preciso istante che sentì la presa della sua mano alleviarsi, i suoi muscoli non rispondevano agli impulsi e a breve il suo cuore si sarebbe fermato, non avrei potuto fare niente se non stare ferma e guardare la morte portarselo via.

«tu sei la mia famiglia.», gli sussurrai nell'orecchio, non ero pronta a vederlo morto.

«t-ti voglio bene.», sussurrò lui.

E fu proprio in quel momento che la sua mano perse il contatto con la mia, i suoi occhi si spalancarono, l'ultima lacrima era impegnata a colargli sulla guancia. E con lui, morì una parte di me.

«Chuck, no ti prego. No, torna da me, ti prego Chuckie, devi lottare! Tu devi lottare! Sei forte, ti prego puoi farcela.»

La mano di Newt si era posata sulla mia spalla. «è morto.»

Sapevo che lo era, eppure quelle due parole erano così familiari per me, erano nuove, era quasi come se io non avessi capito la circostanza. Era come se avessi un dannato, fottuto, briciolo di speranza dentro di me, che bruciava, e faceva male.

«lui-lui non può... No!»

Portai le ginocchia al petto e, come una bambina terrorizzata, cominciai a piangere, singhiozzare e sbraitare. Che cosa pensavo? Che lo avrebbe riportato indietro? Povera illusa.

«Allison, dobbiamo andarcene! Sono venuti a prenderci.»

Non capì neanche chi era stato a pronunciare quelle parole, non mi importava. Io volevo restare con Chuck, volevo restare lì e lasciare che la rabbia verso me stessa mi consumasse fino all'osso.

Mi sollevarono di peso. «no! Non toccatemi! Lasciatemi qui, vi prego no! Lasciatemi qui, non voglio venire!», cominciai a dimenarmi e ad urlare, piangendo sempre di più, fino a sfocarmi la vista.

«lasciatela! Fatemi parlare con lei.», riconobbi la voce di Newt fra quel frastuono.

«Allison, ti prego ascoltami. È una tua scelta questa, puoi rimanere qui e farti uccidere dal senso di colpa, o venire là fuori e fare in modo che il suo sacrificio non sia stato invano.»

Scossi la testa. «non lo posso lasciare qui.»

«dannazione Allison! Smettila di preoccuparti per coloro che sono morti ed inizia a farlo per coloro che stanno ancora respirando!», alzò il tono della voce, non lo avevo mai visto così furioso, soprattutto con me. «lo so che ti senti responsabile di tutto questo, lo so che avresti voluto essere tu la vittima di quel colpo di pistola, ma sei ancora qui. Gli altri hanno bisogno di te.», addolcì il tono e posò una mano sulla mia guancia «io ho bisogno di te.»

Singhiozzai ancora, ero davvero disposta a lasciarlo da solo? La risposta era solo una: no.

Annuì, e insieme a lui uscì dal laboratorio, lasciando Chuck alle mie spalle. So che me ne sarei pentita, so che il mio rimorso sarebbe stato talmente grande da farmi uscire pazza, ma ancora più grande sarebbe stato il rimorso di abbandonare Newt quando più aveva bisogno di me ed io di lui.

Salimmo entrambi sull'aereo, insieme ad i nostri amici. Non sapevo chi fossero quegli uomini, non sapevo perché ci avessero salvati, l'unica cosa che sapevo era che eravamo liberi e nessuno ci avrebbe messo più in trappola.

Strinsi al petto la statuetta di Chuck «te lo prometto.», sussurrai a me stessa. Newt mi rivolse il suo sguardo, mentre mi stringeva ancora tra le sue braccia. «lo rincontreremo? », chiesi.

Lui annuì, «ci rincontreremo ancora.»

𝗧𝗛𝗘 𝗖𝗥𝗔𝗡𝗞𝗦 ━ 𝖙𝖍𝖊 𝖒𝖆𝖟𝖊 𝖗𝖚𝖓𝖓𝖊𝖗Where stories live. Discover now