✔04. Qual è il piano?

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Quando aprì gli occhi la prima cosa che vidi fu il soffitto, bianco e monotono.
Sono svenuta, pensai immediatamente. Quella droga che la dottoressa Abby mi aveva dato era stata fatta apposta perché succedesse esattamente quello che era successo: farmi perdere i sensi per trattenermi inerme il più a lungo possibile. Erano solo le 3:42 di notte, io avevo ancora quattordi ore prima che la dottoressa tornasse per un'altra seduta. Doveva pur esserci una via d'uscita, oltre alla porta chiaramente.
Misi a soqquadro la stanza intera alla ricerca di un punto valido per evadere, ma nessuna opzione era considerabile.
La mia fortuna fu che nel mio sangue c'era ancora la droga in circolo, sì avete capito bene, fu la mia fortuna. Una forte fitta alla testa mi fece cadere a terra, il pavimento emise un tonfo sordo appena il mio ginocchio fece impatto su di esso; era un punto cavo. Con un po' di fortuna, e forza, sarei dovuta riuscire a spaccare il pavimento e scoprire cosa ci fosse sotto.
La mia unica opzione furono i pugni.
Cominciai a dare botte al pavimento, macchiandolo del sangue che usciva dalle mie nocche, ormai distrutte così tante volte da non farmi più effetto.
Il pavimento cominciò a creparsi fino a rompersi, sotto vi si trovava un condotto: avevo fatto bingo.
Spostai la grata e, trascinandomi al suo interno, cominciai a seguire le vie che il condotto mi imponeva. Giravo a destra, poi a sinistra, di nuovo a sinistra e poi di nuovo a destra, mi stavo muovendo eppure avevo la sensazione di non andare da nessuna parte.

Avevo passato l'ultima mezz'ora dentro ai cunicoli bui del condotto dell'aria senza arrivare da nessuna parte. La mia stanza era davvero così lontana dal resto dell'edificio o non stavo arrivando da nessuna parte? Bella domanda.
«ma dove cazzo sto andando.» dissi a me stessa, sedendomi con la schiena contro al metallo freddo. Mi osservai le mani: le nocche avevano smesso di sanguinare da un po', ma continuavano a bruciare, la cosa positiva è che gli effetti della droga erano completamente spariti e la testa non mi girava più «mi arrendo. Fottuti stronzi, avete vinto!» gridai stremata. Stavo per tornare indietro, nella mia stanza ad aspettare di essere drogata ed analizzata di nuovo, ma sentì una voce che mi convinse a continuare.
«vai in bagno ragazzino, ma muoviti.» disse la tuonante voce di una guardia. Non so con chi stesse parlando, ne tantomeno dove mi trovassi ma riuscì a seguire il rumore dei passi di quel 'ragazzino' ed arrivare alla ventola del bagno. Spostai la grata e saltai fuori, atterrando a ruzzoloni sul pavimento.
«ma cosa caspio?» chiese la voce del ragazzo dietro di me. Oh ma io la conoscevo quella voce, eccome se la conoscevo.
«Minho!» esclamai.
«Allison? Perché diavolo sei caduta dal soffitto?»
«Minho, devi aiutarmi. La dottoressa Abby mi ha drogata e mi ha fatto il lavaggio del cervello. Quella stronza mi ha chiusa a chiave in camera. Per caso ho trovato la ventola e grazie a Dio ho trovato anche te.»
«io ti aiuto, ma devi parlare più lentamente dolcezza. Sono le quattro di sera, non puoi pretendere troppo.»
«mi stanno drogando Minho, ti basta come spiegazione?»
«cosa? Ma perché mai dovrebbero farlo?» chiese il velocista, era sconcertato.
Io alzai le spalle «non lo so, so solo che vogliono qualcosa da me e da Teresa, per questo ci hanno isolate dal gruppo.» spiegai, lui sembrò capire.
«facciamo così: ritorna nel condotto e resta lì fino a domani mattina, farò venire anche gli altri e troveremo una soluzione.»
Io annuì, era l'idea più sensata che potesse uscire fuori da cervello marcio di Minho.
«ora se permetti, dovrei pisciare.» disse, sparendo dietro la porta del bagno. Io risi leggermente e tornai dentro al condotto.
Ci misi un po' ad addormentarmi, ma alla fine ci riuscì.

«Allison! Psstt, svegliati forza!» sentì bisbigliare.
«cosa? Chi è?» chiesi ancora assonnata.
«muoviti testa di caspio.» ripeté Minho.
Io scesi dal condotto «quanto sei scurrile.» lui fece spallucce «Dove sono gli altri?»
«stanno arrivando. Non possiamo uscire tutti insieme.» spiegò lui.
«non potevi mandare Newt?» chiesi spazientita, era lui quello più ragionevole solitamente, non Minho.
«senti, non sarò il tuo bel fustacchione biondo, ma è grazie a me che sei riuscita a passare la notte senza essere ammaz-»
La voce di Thomas lo interruppe «Allison? Che ci fai qui?»
«ve l'ho detto che era una questione di vita o di morte.» disse Minho.
«ti spiego tutto appena arriva Newt.»
«cavolo, le tue mani...» disse Thomas prendendo, delicatamente, le mie mani nelle sue.
«che sta succedendo qui?» chiese Newt aprendo la porta.
«Newt!» esclamai abbracciandolo. Fu una reazione spontanea cominciare a lacrimare.
«ehi, che ti hanno fatto?» chiese accarezzandomi la schiena.
«mi hanno drogata.»
«che cosa?» chiese Thomas allibito.
«mi hanno separata dal gruppo perché vogliono analizzarmi. La dottoressa Grunt mi ha drogata e rinchiusa nella mia stanza.»
«come hai fatto ad uscire?» mi chiese Newt.
«un punto del pavimento era cavo, l'ho rotto prendendolo a pugni e ho trovato la ventola.» spiegai, asciugando le lacrime.
«ecco perché le tue mani sono ridotte in quel modo.» disse Minho. Io annuì.
«ti hanno fatto questo ed io non ho fatto niente...» disse Newt, mollando la presa attorno ai miei fianchi «Gli ho permesso di farti del male.»
«tu non potevi saperlo.» lo consolai, prendendo il suo viso tra le mie mani «adesso sto bene.»
«dobbiamo fare qualcosa.» disse Thomas.
«che intendi?» chiese Minho confuso.
«non ho intenzione di restare qui e permettere che facciano del male ad Allison e anche a Teresa.» disse Thomas, avvicinandosi a Minho «Tu sì?» chiese, poggiandogli una mano sulla spalla.
«non se ne parla.» rispose Minho «Nessuno si può permettere di far del male alla mia famiglia.» gli sorrisi, stringendomi più vicina a Newt.
«dite che stanno facendo la stessa cosa anche a Teresa?» chiese Newt.
Io annuì contro il suo petto, attirando la sua attenzione su di me «non ne sono sicura, ma perché isolarla anche da me? Avrebbero potuto metterci nella stessa stanza, invece chissà quanto sono lontane le nostre camere...»
Newt deglutì «ti hanno fatto qualcos'altro?»
Negai «no, nient'altro.»
Minho sbuffò «esisterà mai qualcuno al mondo che non vuole farci fuori?» chiese mettendosi le mani tra i capelli.
Thomas mise una mano sulla spalla dell'asiatico «non preoccuparti, troveremo una soluzione.»
Io sobbalzai.
Newt abbassò lo sguardo su di me «qual è il piano?»
Io gli sorrisi complice «scappare.»

𝗧𝗛𝗘 𝗖𝗥𝗔𝗡𝗞𝗦 ━ 𝖙𝖍𝖊 𝖒𝖆𝖟𝖊 𝖗𝖚𝖓𝖓𝖊𝖗Where stories live. Discover now