✔02. La speranza

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La speranza è l'ultima a morire. O così dovrebbe essere.

La montagna di scritti filosofici sulla speranza che mi erano stati portati in quella settimana non sapevo se interpretarli come una presa in giro o come un motivo per fortificarmi.
Erano passati da Bloch – filosofia basata sulla speranza attiva e in grado di allargare gli orizzonti umani – a Tischner, la cui concezione si basa sulla speranza derivante dal dramma.
"Leggili, poi dimmi cosa ne pensi", aveva detto la dottoressa Abby prima di chiudersi la porta alle spalle. Aveva lanciato gli scritti sul pavimento verso di me, rannicchiata nell'angolo della mia stanza con le manette strinte violentemente intorno ai polsi.

«Allora» cominciò la dottoressa sistemando gli occhiali sul naso «Cosa ne pensi di ciò che hai letto? Se l'hai letto.»

«Non che avessi qualcosa di meglio da fare, dottoressa. Non trova?» le risposi mostrandole le mani ammanettate.

«Hai tentato di ucciderti, Allison. Non avrai mica pensato che ti avremmo lasciata libera di fare quello che volevi, vero?»

«Andate al diavolo» sibilai tra i denti, più velenosa di una vipera «Tutti voi.»

«Ti stiamo salvaguardando, non hai la minima idea di quanto tu sia importante per W.I.C.K.E.D e per la nostra causa.»

«La vostra causa?» mi uscì una risata isterica «Intende, fare fuori più di tre centinaia di ragazzini per salvare... quante persone? Duecento? Duecentocinquanta?»

«Non sai ciò di cui stai parlando, Allison. Tutte le persone che lavorano qui dentro di stanno dando da fare per salvare un mondo che sembrava insalvabile solo fino a qualche anno fa. Non permetterò che il mio lavoro, e quello dei miei colleghi, venga sprecato solo perché un gruppo di ragazzini non ha voluto collaborare.»

«Il gruppo di ragazzini che lei disprezza tanto sembra essere l'unica soluzione ad un problema a cui lei e la sua combriccola di colleghi state lavorando da anni.»

La dottoressa prese un bel respiro «Non hai risposto alla mia domanda» disse picchiettando la penna sul taccuino poggiato alle sue gambe «Cosa ne pensi di quegli scritti sulla speranza?»

«Che mi state prendendo per il culo» risposi «Cercate di farmi il lavaggio del cervello con le vostre carinerie, con le vostre iniezioni di speranza sperando di ottenere qualcosa da me. Vi sbagliate di grosso, preferisco morire piuttosto che donarvi anche una sola goccia del mio sudore.»

Allora, probabilmente esasperata dalla mia sfacciataggine e testardaggine, la dottoressa Abby si alzò in piedi, spingendo la sedia all'indietro con violenza, poi mi si avvicinò piegandosi sulle ginocchia. Mi guardò a lungo negli occhi, poi mi afferrò per i capelli e mi strattonò «Tu sei così sicura delle tue capacità e di quelle dei tuoi amici...» poi sospirò «Molto bene. Dato che sostieni che i tuoi amici verranno qui a salvarti allora mi assicurerò che, quando si presenteranno qui, vengano ammazzati come cani. Possibilmente davanti ai tuoi occhi» poi mi lasciò la testa e si alzò «Pensaci, tesoro, ok?» e uscì dalla stanza sbattendo la porta.

Fui lasciata nuovamente da sola, rintontita dalle voci nella mia testa: una che gridava di tenere duro e l'altra che gridava di cedere.
Cedere o resistere?
Resistere o cedere?

[...]

Il giorno dopo fui svegliata dal discutere insistentemente dietro alla porta della mia stanza. Tutto tacque d'improvviso e la porta si aprì rivelando Janson dietro di essa.

«Buongiorno, Kathrine, che ne dici se andiamo a fare un giro? Devo mostrarti una cosa.»

In un attimo ero stata catapultata tra i corridoi dalle bianche pareti della base operativa di W.C.K.D.
Ovunque mi girassi c'erano laboratori e al loro interno dei ragazzi, sottoposti a cure, trasfusioni, vaccini, operazioni...

«Vedi, è questo quello a cui noi lavoriamo. Preleviamo l'infezione e iniettiamo la cura.»

«Ma non avete una cura.» risposi allora. O almeno era quello che avevo capito, non era per quello che ci avevano mandati nel labirinto?

«Non ancora. È per questo che tu, e molti altri, siete qui. Dovete collaborare per fare in modo che noi ne troviamo una.» mi spiegò. Fu in quel momento che compresi che il motivo di quella camminata era persuadermi in modo che potessi accordare ad aiutarli.

«Scordatelo.»

Janson mi passò un braccio attorno alle spalle «Non così in fretta» mi disse, poi aprì le tapparelle di una stanza mostrandomi il suo interno. Bambini. Bambini infetti, di qualsiasi età, con le vene ingrossate e nere, pulsanti sulle loro braccia, la pelle grigiastra e screpolata, gli occhi rossi e gonfi... Era orribile. «Dimmi, Katherine, vuoi davvero che tutti questi bambini muoiano perché tu non sei stata in grado di mettere da parte l'orgoglio e collaborare? Non vorrai sentirti in colpa per il resto della vita, dico bene?»

«Ti prego io non– io non sono così.»

«La vedi quella ragazzina laggiù?» chiese indicando con il dito una bambina dai capelli rossi «Lei si chiama Elle e ha dieci anni. Tutta la sua famiglia è morta a causa dell'eruzione e adesso sta rischiando di morire anche lei. L'unica cosa che può impedirlo è la cura, quella che ancora non abbiamo ma che puoi aiutarci a trovare» rise sottovoce e poi tornò a guardare la bambina «Sai, l'altro giorno mentre le facevamo le analisi ci ha detto che ha sognato di morire e ne era terrorizzata. Ha iniziato a piangere perché pensava che nessuno potesse aiutarla e chissà come reagirà quando saprà che è davvero così, che tu non vuoi salvarle la vita.»

Cominciai a piangere, mordendomi il labbro inferiore, ormai tremolante, per evitare di singhiozzare ad alta voce «Perché mi stai dicendo tutto questo?»

«Perché tu puoi salvarle la vita» mi rispose «Non vorrai mica che faccia la fine di Alby, Winston, Gally... o Chuck, dico bene? Lei merita di essere salvata, così come tutti quei bambini» disse indicandoli con l'indice «Allora, Kathrine, cosa ne dici? Li aiuterai?»

E allora guardai i bambini oltre quel vetro, l'eruzione ormai espansa su ognuno di loro, gli occhi tristi e spenti... chiusi gli occhi e sospirai quando una lacrima mi scappò, scivolandomi sulla guancia.

Cedere o resistere?
Resistere o cedere?
Cedere o resistere?
Resistere o cedere?
Cedere o...?

«Lo farò.»



𝐬𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨 𝐚𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞 ꨄ︎
Ciao bellezze! Ci tenevo solo a dire che ho deciso di cambiare nome, visto che questo mi ha un po' sfrantumato le balls, quindi se vedete questa storia scritta da qualcuno che non sia makingsmile_ tranquille, non sono stata plagiata, sono solo io che in preda al caldo e all'afa sono in vena di cambiamenti. 😘


𝗧𝗛𝗘 𝗖𝗥𝗔𝗡𝗞𝗦 ━ 𝖙𝖍𝖊 𝖒𝖆𝖟𝖊 𝖗𝖚𝖓𝖓𝖊𝖗Where stories live. Discover now