Capitolo VII - Te lo prometto

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- Buonasera Levi, come stai? -
visualizzato alle ore 01:23am ✓✓

- Voglio vederti, anonimo -.
inviato alle ore 04:32am ✓

«Eren, per favore, tirati su», lo pregò Armin, scuotendo il braccio del suo migliore amico, «oggi ti offro il pranzo nel tuo ristorante preferito, e ti prometto che potrai prendere tutti i cheeseburger che vuoi!».
Lo Jaeger non riusciva a smettere di ripetersi quanto fosse stato stupido a pensare di poter andare avanti, dimenticare Levi come se nulla fosse. Sapeva che non sarebbe stato facile, ma di certo non si aspettava che il professore intervenisse per metterlo nuovamente in difficoltà. Armin continuava a dubitare che si trattassero di mere e singole coincidenze, alimentando le illusioni e le speranze di Eren; ma il castano sapeva che ascoltare l'Arlert non avrebbe fatto altro che ferirlo di più, dato che non considerava minimamente l'idea che Levi potesse provare interesse nei suoi confronti. Per di più era quasi arrivato a baciare Kenzo, il ragazzo che alle medie aveva sfruttato per ingannare la solitudine, solo per ottenere una qualsiasi reazione, che però - in quel momento - non sapeva nemmeno interpretare. Non poteva fargli questo, non di nuovo; il moro era un bravo ragazzo, dolce, gentile, disponibile e capace di commuovere con la sua musica; non meritava un pessimo ragazzo come Eren.
Era arrivato a questa conclusione il giorno prima mentre puliva il bagno di casa sua, completamente nudo, con la sigaretta fra le labbra ed un cerchietto rosa tra i capelli. Non si meritava un'idiota come lui, ma qualcuno che potesse amarlo davvero, in modo sincero e privo di secondi fini.
«Levi mi odia, Armin. E anche se si innamorasse del "me anonimo", una volta scoperto chi sono, i due sentimenti cozzerebbero tra loro, contraddicendosi, scontrandosi, e...non so dirti quale dei due prevarrebbe», sussurrò, affondando maggiormente la testa tra le braccia conserte sul banco, «accetto il panino però».
Armin ridacchiò, tornando immediatamente serio quando vide il professor Ackerman prendere la parola. Quanto doveva essere difficile per Eren vederlo praticamente ogni giorno, trattenendo in sé tutti quei sentimenti?
Ma la risposta non tardò ad arrivare quando il biondo posò lo sguardo su Jean, sentendo le guance andargli a fuoco quando incrociò i suoi occhi nocciola. In verità sapeva benissimo quanto era difficile, dato che viveva quel dolore ogni giorno.
«Ragazzi, ho portato i compiti. Come al solito vi chiamerò in ordine alfabetico: Ackerman Mikasa», disse Levi, attirando l'attenzione di tutti. Quel giorno il corvino sembrava stranamente calmo e inquietantemente tranquillo, nonostante fosse evidente quanto poco avesse dormito.
Il suo ultimo accesso in chat risaliva alle 05:00am, per cui né Eren né Armin riuscivano a darsi una spiegazione plausibile: aveva ricevuto una bella notizia, la sera prima aveva fatto l'amore con qualcuno, aveva scoperto l'identità dell'anonimo...?
Ma, nel momento in cui Levi si voltò nella loro direzione, finora rimasto a testa bassa per leggere l'elenco della classe, i due ragazzi scartarono tutte le idee precedentemente abbozzate: il professore aveva gli occhi arrossati, di chi ha pianto molto o dormito davvero poco, contornati da scure e profonde occhiaie.
«Jaeger Eren», disse l'Ackerman, risvegliando il castano dai suoi pensieri. Non aveva il coraggio di guardare il professore negli occhi dopo avergli urlato contro qualche giorno prima, per cui afferrò velocemente il compito per poi tornare a sedersi.
«Il massimo dei voti Eren, come sempre! Complimenti!», si congratulò con lui
Armin, dando inizio al suo piano segreto per riconoscere la scrittura dell'anonimo poeta.
E mentre l'Arlert girava per i banchi della classe, con la scusa di chiedere a tutti che tema avessero scelto, Eren si sentiva svuotato da una consapevolezza: era stato l'unico a scrivere sull'amore impossibile. E Levi non aveva capito che quelle parole, tutto il suo amore e anche il suo cuore erano dedicati interamente a lui.
Eren non poteva saperlo, ma il professore aveva pianto proprio per questo, quella notte.

Levi, tornato tardi a casa dopo una cena con Hanji, aveva finalmente deciso di correggere gli ultimi compiti rimasti della 5ª B, tra cui quello dello Jaeger.
Nel leggere il suo tema, però, dopo aver visto il bacio mancato tra lui e Kenzo, il corvino giunse ad una conclusione: un uomo di quasi trentotto anni non avrebbe mai potuto fare breccia nel cuore di Eren, già impegnato e con ancora tanti anni ed esperienza da fare davanti a sé.
In quel silenzio assordante, con il solo ronzio della luce della sua lampada da scrivania, lo sconforto riuscì a scalfire la sua corazza d'indifferenza, scagliando una freccia avvelenata dritta in mezzo ai suoi polmoni. Oramai privo del totale controllo sul suo corpo, le lacrime sgorgarono dai suoi occhi come un fiume in piena. Come aveva anche solo potuto pensare che Eren, il giorno della loro lite, volesse dirgli: "Non potrei mai, perché io la amo"? L'unica domanda a cui non seppe darsi una risposta, fu il perché lo Jaeger avesse chiamato "amore impossibile" un rapporto che non lo era affatto, dato il dimostrato e palese interesse di Kenzo nei suoi confronti.
Si tolse gli occhiali da riposo, ricordandosi la domanda dell'anonimo su questi ultimi, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano; a questo punto perché inseguire qualcuno che non ti amerà mai, quando c'è qualcuno che - al contrario - non fa altro che sognarti?
L'Ackerman prese allora il telefono, scrivendo allo sconosciuto; non gli importava che fosse solo un palliativo, un modo per combattere la delusione.
- Voglio vederti, anonimo -.
inviato alle ore 04:32am ✓
Ma in fondo, chi mai avrebbe potuto giudicarlo?
Eren aveva fatto la stessa, identica cosa con Kenzo.

Se solo tu mi amassi || Ereri 〜 Riren #Wattys2019Where stories live. Discover now