Capitolo XIV - Orgoglio

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Nel silenzio di quella casa i loro corpi si cercavano, tacevano grida silenziose, intrecciati come il soffio di fuochi danzanti.
Eren non riusciva a pensare ad altro che ai baci di Levi, famelici, bisognosi, che lo accarezzavano avidamente in tutto il corpo. Il corvino odorava di mancanza, solitudine, sensazioni che il ragazzo conosceva e aveva cercato in ogni modo di dimenticare. Sentì il cuore esplodere quando si rese conto di volersi fare carico della tristezza di quell'uomo, di volersi addentrare nuovamente in quello sporco sentimento, macchiarsi ancora le mani nel buio del rimpianto fino a vederle scomparire.
Cercò con i suoi occhi smeraldini quelli tempestosi di Levi che, in quel momento di lussuria, si erano miscelati al desiderio, creando sfumature nuove nel suo sguardo, che lo Jaeger si rese conto di non aver mai visto prima. Lo amava, lo amava da impazzire, tanto da fargli venire da piangere. Aveva aspettato così a lungo quel momento, solo per loro due, che esserci arrivato gli sembrò un crudele sogno premorte. Il castano affondò le mani nei capelli del professore, che non sembrava intenzionato ad interrompere la sua lenta tortura di baci e morsi: voleva marchiare il moccioso, far sapere al mondo, anche indirettamente, che era già impegnato.
Fino a quel momento Eren non aveva fatto altro che subire, in silenzio, le attenzioni del maggiore, accondiscendendo ad ogni sua richiesta; quando lo allontanò da sé, trattenendolo dai polsi e facendolo infuriare di conseguenza, riuscì finalmente a dare voce ai pensieri che l'avevano torturato per tanto tempo.
«Levi, io ti amo», disse, senza alcun imbarazzo, ignorando il piacere dovuto alla frizione delle loro erezioni che si scontrarono non appena il professore si sedette sul suo bacino, «Ti amo e non ho aspettato altro che te nella mia vita».
L'Ackerman lo fissò in silenzio, incapace di rispondere a quelle parole: avrebbe voluto urlargli il suo amore, strapparsi il cuore dal petto e mostrarglielo, se necessario. Ma dalle sue labbra non uscì alcun suono, trattenuto da una forza misteriosa che gli stringeva lo stomaco. Gli rivolse uno sguardo distrutto, implorante: si considerò pietoso, ma il sorriso che Eren gli rivolse bastò a riscaldargli il cuore.
Come aveva fatto a vivere senza di lui fino a quel momento?
Le loro storie erano talmente simili da sfiorarsi, ma al tempo stesso distanti, lontane dalla realtà di una vita insieme; eppure si trovava lì, letteralmente seduto sul ragazzo che amava, distesi sul divano grigio di casa sua. Quelle rette parallele, che il castano aveva scherzosamente nominato ad Hanji, si erano miracolosamente incrociate.
«So che non abbiamo mai fatto altro che litigare... e so che tu non sai nulla di me, del mio passato, ed io altrettanto di te, dei tuoi ricordi...», continuò a sussurrare, lasciando finalmente uscire le lacrime dagli angoli dei suoi occhi, senza però distogliere lo sguardo da quello del corvino, «ma voglio credere che sia possibile amarci... avere un futuro. Dimmi che posso ancora fare qualcosa e che tu puoi farla per me, dimmi che non è troppo tardi, che abbiamo ancora tutta la vita davanti».
Il pianto si fece più forte quando Eren si rese conto di ciò che aveva detto: un discorso del genere, probabilmente, avrebbe fatto scappare chiunque. Questo perché le persone hanno paura della stabilità: vogliono fare follie, essere amati ma non ricambiare, acclamare la loro tanto desiderata libertà fino a rimanere soli. Per l'ennesima volta sentì di aver sbagliato tutto, di aver perso. Non era mai stato la prima scelta di qualcuno, e la paura gli attanagliò lo stomaco, portandolo a peggiorare ancor di più le cose, singhiozzando rumorosamente.
«Sei proprio un moccioso...»
Nel momento in cui Eren posò lo sguardo, colmo di lacrime, sul viso di Levi, la morsa che gli teneva stretto il cuore sembrò allentarsi: il professore stava sorridendo.
Levi Ackerman lo stava guardando, completamente perso, devoto alla vista che gli era stata concessa: mosse la mano per accarezzare il petto del ragazzo, risalendo fino al suo viso, per poi sistemargli qualche ciocca di capelli che gli ricadeva sugli occhi.
Si avvicinò lentamente alle sue labbra, sfiorandole con le sue, arrossate dai baci che si erano scambiati fino a qualche minuto prima; le tastò con incredibile pazienza, godendosi quel casto bacio, ricolmo dei suoi sentimenti.
Non poteva esprimere a parole quanto il sapore di Eren lo facesse impazzire, di quanto avesse sognato la sua voce, aspettato il suo arrivo e pregato per la sua permanenza.
Da bambino esprimeva lo stesso desiderio ad ogni compleanno: voleva innamorarsi perdutamente, trovare un amore forte che gli facesse vivere un sogno dolcissimo, che lo riempisse, straripasse di quel senso di completezza. Sarebbe stata una vita che avrebbe protetto, a costo di sacrificare quelle passate e future; se l'anima trasmigrava veramente, a seguito della reincarnazione, lui sarebbe sempre tornato a cercare Eren. Ogni volta.
Aveva sperato tante, troppe volte nell'amore, ma si era sempre rivelato una delusione. Poi era arrivato quel ragazzo: quegli occhi, per quanto spenti e soffocanti, gli erano sembrati troppo puri per posarsi su una città come WallMaria, piena di falsità e distruzione. Li immaginava vicino all'oceano, posati su una spiaggia bianca, intenti a cercare conchiglie e regalare le più belle al figlio. Era grazie ad Eren che aveva iniziato a pensare a cose come la felicità, la famiglia, il futuro...
«...Eren», sussurrò dolcemente al suo orecchio, «solo tu...».
Non riuscì a dire nient'altro una volta dentro lo Jaeger, troppo concentrato al trattenersi dal venire. Quei sentimenti lo avevano portato al limite, così come il castano, che dopo qualche spinta venne, gemendo sommessamente.
Levi si svuotò subito dopo dentro di lui, senza però abbandonare il calore del suo corpo: voleva rimanerci ancora un po', sentirsi al sicuro tra le sue mani che non avevano fatto altro che artigliargli la schiena, graffiando via le sue paure, medicando il suo cuore ferito.
Eren, intanto, non aveva mai smesso di piangere mentre facevano l'amore.

Se solo tu mi amassi || Ereri 〜 Riren #Wattys2019Where stories live. Discover now