Gné

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Da quanto mi risulta, chiunque di questi tempi è particolarmente stanco, stressato e incline ad avercela col mondo intero.

Per la cronaca, io non faccio eccezione.

Anzi, sono quella in prima fila, anche se lo detesto.

Non che ci trovi qualcosa di male nell'avercela col mondo intero: io sono la fan numero uno dell'avercela col mondo intero.

No.

Io detesto essere stanca. Perché io non so essere stanca in un modo...normale.

Divento lunatica, e quello vabbè, succede a tutti, ma poi inizio a dormire sempre meno.

Non lo so, a caso. Più sono stanca più non dormo. Sta a voi inventare un senso a tutto ciò.

Poi tendo a essere intrattabile e mi sento in colpa perché sono intrattabile e non voglio essere intrattabile perché ho già (almeno nella mia famiglia) il marchio di "quella col carattere di merda" e non mi va di alimentare il mio personale stereotipo.

Oltre (e soprattutto) al fatto che non mi piace trattare male le persone. Solo perché non sopporto la maggior parte di loro non significa che non si meritino un po' di gentilezza.

E infine, le due cose che odio di più:

UNOH: non lo faccio apposta, ma ingigantisco tutto quello che mi succede, rendendo la cosa peggiore che mi è successa dieci volte peggio. Se mi lamento per ste robe inutili, poi chi sarà disposto a prendermi sul serio quando si tratterà di faccende serie? Mi diranno solo che sono stanca e/o che sto avendo una brutta giornata.

DUEH: può succedere (raramente, ma può succedere) che pianga quando ci sono altre persone vicino a me. A me non importa una ceppa di quando e come piango: potrei singhiozzare beatamente anche davanti al Presidente della Repubblica. Ma chiedo soltanto una cosa: di non piangere vicino a parenti/amici/persone che mi conoscono/che hanno anche solo lontanamente avuto a che fare con me.

E niente, neanche questo piccolo desiderio si esaudisce, perché quando sono così di buon umore e qualcuno mi fa incazzare gli scoppio a piangere in faccia.

E magari mentre si stava discutendo di una questione insulsa.

E la gente attorno a me (compreso il colpevole) pensa che pianga per quella questione insulsa, quando non è così e ci sono tremila cose che non ho detto e che mi stanno preoccupando.

E quando ho finito di piangere mi faccio discretamente schifo e mi prometto di non dire più nulla di quel che mi preoccupa per i prossimi quarant'anni. Che è stupido.

Non so cosa io voglia dimostrare esattamente non piangendo davanti agli altri.

Forse di essere forte, boh. Non vedo la ragione dietro tutto ciò.

Vabbè, a parte questo, sono incazzata come una biscia per tre quarti delle mie giornate.

Quello che mi ha aizzata a scrivere questo capitolo è stata (tanto per cambiare) un'autrice qui su Wattpad.

Cotale fanciulla aveva appena pubblicato una nuova storia sul suo profilo e nelle note in fondo al capitolo aveva scritto che "si scusava per gli eventuali errori nel testo".

Porca.

Puttana.

Cosa.

Perché.

Ma solo per me non esiste che uno pubblichi un capitolo a caso, senza aver prima riletto quello che ha scritto e corretto gli errori?

Sono solo io la maniaca ossessiva compulsiva che non riuscirebbe a premere quel "pubblica" in alto a destra nemmeno sotto tortura, se le sembra che una frase non abbia esattamente la struttura e la sfumatura che desiderava?

Solo io sono controllata e a tratti impedita dalla logica del "non-ti-muovi-di-qui-finché-non-hai-scovato-ogni-singolo-errore-in-questa-merda-che-chiami-capitolo?"

Ora capite perché mi prendo malissimo quando qualcuno preferisce scrivere "scusate per gli errori" invece di correggerli?

Ma scusa, spiegami chi è che ti sta al culo dicendoti di pubblicare.

Le vocine dentro la testa?

Se non hai corretto gli errori, correggili, porca cazzuola, ma non mettermi quegli avvisi deprimenti in fondo.

Il capitolo sta lì, a meno che Wattpad, nostro signore e fonte di spergiuri, non decida di farlo sparire (cosa che il più delle volte non succede, quindi mi viene la tentazione di romperti in testa un bricco del latte con dentro il latte).

Dunque correggi. Il capitolo puoi pubblicarlo anche un'ora, un giorno, una settimana dopo, nessuno ti chiede nulla.

Ma fai vedere che ti importa delle cose che fai, perché pubblicare un capitolo tanto per pubblicarlo è, oltre che insensato, una mossa che fa precipitare il rispetto che ho per te quindici chilometri sotto terra.

Sappilo.

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