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e a t ; ; v k o o k

ㅡ✨ㅡ

luglio, 1989
gwangju, corea del sud.

«dovresti davvero finirla di fumare.» esclamò jimin, seduto composto al tavolo della cucina di taehyung, il quale era intento ad accendersi una sigaretta.

erano le tre del pomeriggio, il soggiorno aveva le tapparelle chiuse, lasciando che uno spiraglio di luce penetrasse nella stanza buia.

faceva ancora molto caldo, e l'unica cosa che aiutava a non percepirlo era il ventilatore attaccato al soffitto dell'appartamento di taehyung.

aspirò per la prima volta, lasciando che il fumo andasse nei suoi polmoni, e lo fece uscire dalle narici.
un sorrisetto si stampò sulle sue labbra, quando percepí la mano di jungkook accarezzare le sue spalle, con fare dolce.

taehyung si girò, cosicchè potesse prendere jungkook per il collo, e baciarlo sulle labbra.

«e quindi state insieme?» chiese jimin, a questo punto molto incuriosito dalla relazione che si era instaurata tra i due in quasi più di dieci ore.

jungkook e taehyung si scambiarono uno sguardo, che bastò ad entrambi per farli scoppiare di una fragorosa risata, mentre jimin li fissava, volendo spiegazioni.

«non stiamo insieme, jimin-ah. non sono così irresponsabile mettendomi con una persona che conosco appena!» rise taehyung.

«vi siete appena baciati sulle labbra, taehyung, io-...aish, sai cosa vi dico? fate quello che volete, siete maggiorenni e vaccinati, non è un problema mio. sai, invece, cosa mi turba, taehyung?»

il grigio roteò gli occhi all'indietro, palesemente scocciato dal comportamento del biondo. «no, jimin, cosa ti turba?»

«jungkook, carissimo, potresti lasciare me ed il tuo pseudo-fidanzatino da soli? non ingelosirti, non lo tocco!»

taehyung stava cominciando ad innervosirsi, jimin conosceva lui ed il suo segreto da praticamente tutta la loro vita, e lo aveva sempre trattato come un bambino immaturo ed irresponsabile. ogni volta che ne aveva l'occasione, cercava di provare al suo amico che se la poteva cavare da solo, che aveva la testa sulle spalle, e che avrebbe potuto vivere la sua vita anche senza la sua figura, così protettiva.

jungkook, mentre usciva dal soggiorno buio, poteva percepire gli sguardi di fuoco e le occhiatacce che, effettivamente, jimin gli stava lanciando.

«avete scopato, vero? taehyung, dimmi la verità» lo sguardo di jimin si era fatto molto cupo e serio.

«certo che sì, jimin, dai, non rompere le palle.»

taehyung si alzò di scatto, dirigendosi verso il lavello, nel quale vi appoggiò la sua tazza di caffè.

«non siete amici, questo l'avevo capito. e, tranquillo, non sono contro gli omosessuali, se è a questo che stai pensando, mi va bene ㅡfece un pausa di qualche secondo, nella quale avvicinò il suo thè verde alle labbra, mandandone giù un bel sorso ㅡquello che... non mi va giù, sono le condizioni, taehyung. l'hai morso, è uscita una quantità esorbitante di sangue, pensi che non l'abbia vista la ferità sul petto? il problema, tae, lo sai perfettamente anche tu: ora non puoi mangiare più cadaveri, l'hai detto pure tu che ti fanno schifo, dopo aver assaggiato del sangue fresco. pensi di rimare a digiuno per sempre?»

taehyung rimase in silenzio, a fissare le piastrelle biancastre della cucina.

«qual è stata la sua reazione? cos'ha detto quando l'hai morso?»

eat;Where stories live. Discover now