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e a t ; ; v k o o k

ㅡ✨ㅡ

novembre 1989
busan, corea del sud

l'acqua vibrava, un milione di colori sfumati di rosso e blu si proiettavano sul suo riflesso. jungkook pensava che, magari, entrare nella vasca da bagno, ed assecondare taehyung, non fosse poi così tanto una cattiva idea. il grigio lo guardava negli occhi, profondamente, sembrava voler attrarre tutta la verità nell'oceano abissale che erano le sue iridi scure.

jungkook aveva sempre pensato che il più grande avesse una doppia personalità: i suoi occhi erano stracolmi di fuoco e pura follia, la sua bocca sembrava esser sempre pronta a sputare le parole con acidità e spudoratezza, pari ad una vipera; ma, a volte, jungkook poteva leggere ogni sua ruvida incertezza, ogni sua cicatrice come con il braille, poteva intravedere la sua debolezza e la sua vulnerabilità come una mano sotto al lenzuolo di seta.

per jungkook, taehyung era un essere curioso.

in quell'esatto momento, si guardavano gli occhi, jungkook sorrideva teneramente al grigio innanzi a lui, e gli coccolava il ginocchio ㅡ che era piegato per fare stare tutto il corpo nella vasca di ceramica. nonostante tutto, poteva percepire le fiamme che si sgretolavano nei suoi occhi, poteva sentire il fuoco che scoppiettava minaccioso.

«se mi guardi così, non farò altro che innamorarmi di più di te; lo sai questo, vero?» chiese, quasi ironico, jungkook.

non provava timore nei confronti di taehyung, il ragazzo era come il mare, calmo all'apparenza, ma burrascoso dentro.

si sollevò di poco, protraendosi verso quello che sarebbe dovuto essere il suo amato, e fece combaciare le loro labbra in un dolce bacio. gli teneva una mano dietro il collo, e glielo messaggiava, facendogli percepire tutto il suo calore.

taehyung vedeva il fuoco di jungkook come quello dentro un camino; scoppiettava, sì, ma era alimentato da un amore incondizionato che ribolliva semore di più. era un amore domestico, caloroso come un bacio o una carezza, ed era destinato a morire. taehyung, al contrario, era il diavolo in persona, e la sua aurea non era affatto pura, bensì, era indemoniata.

«taehyung....» sospiró jungkook, a due centimetri dalle sue labbra. «ti amo. ti amo, e non so piú come dirtelo. sei l'unica mia ragione di vita, senza di te non sarei nulla... io vivo solo perchè senza te, che mi dai una ragione di vita, un compito, non ce la farei. vivo per offrirti il mio corpo.»

«ah... vivi per offrirmi il tuo corpo?» taehyung quasi gli rise in faccia. i peli di jungkook gli si rizzarono sulla pelle, facendogli percepire ogni brivido, ogni scossa che il grigio gli emanava.

e, a quella risata, jungkook aveva percepito odio, disprezzo. si era sentito preso in giro, per tutto quel tempo. cominciava a capire che quello sputare acide le parole, gesto che appartenevea solamente a taehyung, fosse diventato sputare veleno. ogni volta che lo baciava, era come se stesse bevendo il liquido mortale direttamente dalla boccetta, ignorando il teschio e le due ossa che lo avvertivano. jungkook si sentiva in un vicolo cieco; cercava di uscire, e non trovava la via, avvolto nel buio e nella vergogna.

taehyung si avvicinò ancora di piú, baciandolo di nuovo, aggressivamente. teneva la mano ossuta e magra sulla guancia del piú piccolo, strizzandola, e peovocandogli un dolore stridulo. si spingeva sul corpo di jungkook, sdraiandosi su esso, e facendo aderire i petti, fino a quando le scapole del moro non toccarono l'orlo della vasca bianca.

lo baciava, e rideva.
come in una triste poesia d'amore, il filo rosso di cui taehyung tanto parlava, si era trasformato in un'anaconda, che li strizzava, fino a togliere loro il respiro.
lo baciava, e poi rideva, ghignando sulle sue labbra.
aveva stretto le sue labbra tra i suoi denti, jungkook aveva cominciato a leggere, chiara come il sole, la pazzia che ormeggiava negli occhi del grigio. li teneva spalancati, e rideva, rideva ancora.

eat;Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ