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e a t ; ; v k o o k

ㅡ✨ㅡ

novembre 1989
busan, corea del sud

«buonasera, sono jung hoseok e ho visto quello che avete fatto ai signori jeon.» disse il ragazzo, con il sorriso più smagliante di sempre.

la bocca di taehyung era semi-aperta, un gemito quasi inaudibile di panico abbandonó le sue labbra.

non sapeva come si sarebbe dovuto sentire dopo quella frase: il loro vicino, probabilmente, aveva visto il figlio dei defunti signori jeon, mentre seppelliva i cadaveri dei suoi genitori.
o meglio, ne aveva visto i pezzi.

jungkook li aveva sotterrati sotto l'aiuola tanto colorata della madre, in modo che nessuno li avrebbe potuti trovare.
nonostante questo, il vicino di casa, il sorridente 'jung hoseok' ㅡcome aveva detto di chiamarsiㅡ li aveva osservati.

"jeon jungkook, sei l'uomo più stupido del mondo, davvero„ pensava taehyung, schiaffeggiandolo mentalmente; non solo aveva ucciso entrambi i genitori, li aveva anche seppelliti come un cane fa con l'osso, e davanti al giardino del vicino! pazzesco!

a taehyung cominciarono a tremare le mani, non sapeva cosa dire, come reagire; l'altro, sembrava essere impassibile, quasi apatico.
poco più dietro di lui, stendeva ancora a petto nudo, ㅡl'asciugamano candido attorno alla vita, il torso costellato di ferite.

«certo che... seppellire ben due corpi in un giardino circondato di altre case...»
uno ghigno comparse sul volto del vicino. era vestito in modo molto formale: dei bluejeans fasciavano le sue gambe, il busto era coperto da una camicia bianca, che scendeva lungo le braccia, e si fermavano raggomitolate poco prima del gomito; avrà appena finito di lavorare, pensò taehyung.

«si vede che non fate questo lavoro troppo spesso.» si fece strada verso il soggiorno, dando una lieve spinta alla spalla del grigio, che sbuffò.

si sedette sul divano beige in pelle ed inniettó le sue iridi scure contro la pelle di jungkook, come se volesse memorizzare tutti i tratti del volto.
una smorfia si dipinse sul viso quando vide le ferite sul corpo del moro.

«vatti a mettere una maglia, koo.» sussurró taehyung, appoggiando la mano fredda sulla spalla, e facendolo sussultare.

hoseok aspettò che jungkook fosse uscito dal soggiorno per cominciare ad osservare la figura del grigio, che non sapeva dire se lo stesse guardando male o se lo stesse solamente studiando.

«come mai ha tutte quelle ferite sul corpo? avete litigato? non l'avrai mica picchiato?» hoseok si sedette sull'orlo del divano, come se fosse sull'attenti.

«no... noi...» spontaneamente, si portò una mano al lato della bocca, come se fosse sporco del sangue di jungkook, come se non potesse davvero ripulirsi di quel succo rosso... cosí saporito?
si sentiva ancora un mostro, dopo tutto quel tempo; si sentiva messo all'angolo, ogni volta che jungkook alzava la voce contro di lui. ultimamente succedeva spesso.
quando lo paralizzava con quegli occhi profondi, disperati, come se lo volessero implorare, sí, implorare di andarsene via, e allo stesso tempo poteva leggere che jungkook fosse pronto a rinfacciare, con odio, tutto le ferite sanguinose che gli stava procurando.
invece, non diceva niente: jungkook non l'avrebbe implorato di andarsene, perchè amava taehyung, ed era pronto a sacrificarsi fino all'ultima goccia di sangue.

«quelle sono solo cicatrici.»

«oh, ma quelle sono ferite freschissime! e quella sulla guancia, ah, ripugnante! si vedono i denti?!»

«sono cicatrici vecchie e, soprattutto, nulla di cui tu devi temere.» jungkook irruppe nella stanza, spegnendo quella conversazione, che si stava facendo del tutto complicata, e strana.
si era attaccato un cerotto quadrato color carne sulla guancia, a coprire i denti scoperti nella lesione, ㅡil sangue si era seccato attorno ad essi, sporcando la carne, prima pulita.
«vuoi del caffè, jung hoseok che sa cosa abbiamo fatto ai signori jeon

«con tre zollette di zucchero, grazie. oh, quasi dimenticavo di chiedere i vostri nomi!»

«mi chiamo jeon jungkook» si sporse in avanti per stringere la mano di hoseok. «sono il figlio dei signori jeon; e lui è...»

«kim taehyung, un amico molto stretto di jungkook.» disse il più grande, con un sorriso quasi falso sulle labbra.

il sorriso di hoseok, al contrario, era sincero, come se le sue intenzioni fossero positive; eppure a taehyung, parve che dietro a quel sorrisetto celava un ghigno, che sarebbe potuto diventare una risata, quasi crudele.

«quindi? mi volete dire che è successo?» chiese, girando il cucchiaino di metallo dentro la tazza di caffè, che jungkook gli aveva porso. «avete ucciso i dolci signori jeon. cosa potrebbe mai potuto succedere?»

il suo tono sembrava quasi ironico, come se fosse stato lí, in carne ed ossa, ed avesse assistito a tutto quello che era successo quel pomeriggio, dopo pranzo.
cosa avrebbero potuto dirgli? sono il figlio omosessuale dei signori jeon e ho ammazzato mio padre perchè mi ha dato del frocio, poi mia madre perchè ha visto tutto. oh, perchè non ho ucciso anche il ragazzo? beh, non sarebbe servito a nulla. mi mangia a colazione, pranzo e cena, il vero maniaco qui è lui! e ti chiederai anche perchè non l'ho ancora denunciato, non è cosí? beh sai, non è proprio il mio amico stretto, penso di amarlo un pochino ed essere dipendente da lui.
jungkook cominciava a sentire il bisogno di sfogarsi con qualcuno, a vomitare tutto quel minestrone di parole che gli ribollivano sulle labbra, e gli mancava poco prima che potesse sputarle, acide, a chiunque gli avesse chiesto: "tutto bene?".
sentiva i nervi e le vene che cominciavano a pizzicargli sulla mano, la testa gli duoleva ferocemente, e il suo battito cardiaco era aumentato a sproposito; per non parlare del respiro! affannoso, come se qualcuno gli avesse piantato un coltello nello stomaco.
doveva dire. doveva sfogarsi.

«non preoccupatevi, non dirò niente a nessuno!»

«non dirai niente a nessuno?» taehyung era incuriosito, quasi divertito, dall'affermazione di hoseok, tant'è che forse gli scappò una risatina dalle labbra soffici.

«esattamente.» sorrise, prima a taehyung, e poi volse il suo sguardo verso jungkook, che sembrava stare per scoppiare.

«se mi dite cos'è successo, non chiamerò nè la polizia, nè racconterò l'accaduto a nessuno. dovete solamente...»

sorrise di nuovo, i denti bianchissimi risplenderono nella penombra, che sembrava essersi celata da quando, il pomeriggio stesso, i signori jeon erano morti.

jungkook potè sentire il gusto della speranza sulle papille gustative, cosí si leccò il labbro inferiore.

taehyung deglutí rumorosamente, il pomo d'adamo scolpito sulla gola salí e scese in un secondo.

«dovete solo portarmi con voi.»

eat;Where stories live. Discover now