Capitolo 23 - Incastri Perfetti

180 14 26
                                    

«Cos'è una sorta di vendetta? Sono ore che sono in macchina» sbottai. Jonathan mi gettò un'occhiata provocatoria. «Quando mi hai costretta a venire con te, non avevi specificato che ti avrei dovuto aspettare tutto il tempo in auto mentre tu sbrigavi le tue faccende.» Fermò l'auto. Aprì la portiera e scese dall'auto sotto il mio sguardo incredulo. «Non avrai intenzione di...»

«Solo dieci minuti, Vivienne», disse. «Fai la brava e non uscire dall'auto» si prese gioco di me. 

Gli lanciai un'occhiata carica d'odio ma non ci badò. Sorrise. Chiuse la portiera ed entrò in un edificio. Sbuffai, esasperata. 

Era tutta la mattina che eravamo in auto e sinceramente non ne potevo più.

Aprii lo sportello e scesi per potermi fumare una sigaretta in pace. La nicotina m'invase e finalmente mi potei sgranchire le gambe. Non avevo la più pallida idea del perché mi avesse voluto portare con sé ma, dopo tutte queste ore, un'idea chiara me l'ero fatta: voleva che l'odiassi e ci stava riuscendo. Un sorriso comparve sulle mie labbra e feci un altro tiro prima di studiare la zona circostante. Ero in un pessimo quartiere e lo capii subito dal degrado che mi circondava. Mi chiesi subito perché fossimo qui ma ero più che sicura che non lo avrei scoperto tanto presto.

Un rumore attirò la mia attenzione e dovetti rimangiarmi subito le mie parole: due SUV neri si dirigevano verso la mia direzione, mi nascosi meglio alla loro vista e spostai lo sguardo sull'edificio in cui Jonathan era entrato e mi trovai a imprecare. Aggirai l'auto e, vedendo scendere dalle grosse auto alcuni uomini alquanto discutibili, mi fiondai dentro la stessa porta in cui era sparito Jonathan.

L'interno era ancora più inquietante e lugubre dell'esterno ma avanzai senza esitare per poterlo avvertire prima che fosse troppo tardi. Era fin troppo silenzioso e quando raggiunsi un portellone socchiuso, lo aprii per entrare all'interno e quello che vidi m'immobilizzò: Jonathan tratteneva un tizio alquanto malridotto e con il volto tumefatto a causa dei colpi subiti e stava cercando di dire qualcosa, lottando contro la saliva e il sangue. Entrambi voltarono lo sguardo verso di me. Jonathan mollò lo sconosciuto che gemette dolorante e tirò fuori la pistola per tenerlo sotto tiro e con passo deciso mi s'avvicinò. «Si può sapere che cavolo ci fai qui?» 

Lo guardai senza paura, solo disorientata da quello a cui avevo assistito. Poi riacquistai il controllo. «Sono arrivati due SUV neri carichi di gente.» 

Si tese e si voltò, dirigendosi verso l'uomo che aveva appena pestato. «Chi hai chiamato, eh?» 

Gli avvicinò la canna alla tempia e gli parlò a bassa voce per fare in modo che lo sentisse solo lui. Lo colpii alla testa, tramortendolo, per poi gridarmi di muovermi. Lo seguii cercando di tenere il suo passo e poco dopo mi afferrò per un braccio per fare in modo che gli stessi dietro senza perdermi. Corse fuori per un'uscita secondaria e continuammo a farlo anche all'esterno dell'edificio. Girammo attorno a un palazzo, per poi tornare indietro verso l'auto, intraprendendo un'altra strada. Un sorriso comparve sulle mie labbra e, dopo essere entrati in fretta dentro l'auto, partì sgommando. 

Mi gettò un'occhiata. «Lo trovi divertente, Vivienne?» 

«Ti ho appena salvato il culo, Jonathan. Rilassati.» Sgranò gli occhi incredulo. Non osò negare l'evidenza dei fatti, riportando lo sguardo sulla strada e sfrecciando a una velocità elevata verso una meta a me sconosciuta. Lasciai passare qualche minuto prima d'interrompere il silenzio che era sceso su di noi. «Cosa ti aveva fatto quel poveretto? Aveva offeso la tua suscettibilità?» 

Una risata sfuggì dalle sue labbra. «Quel poveretto è un sicario che non si è dimostrato molto incline a parlare civilmente.»

«Hai ottenuto quello che volevi?» chiesi.

Sangue Del Mio Sangue [Completa]Where stories live. Discover now