Capitolo 29 - Il Sangue Non Ti Salverà

129 11 17
                                    

Jonathan

Era da una buona mezz'ora che si era addormentata e ne avevo approfittato per bearmi del calore del suo corpo, stringendola a me

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Era da una buona mezz'ora che si era addormentata e ne avevo approfittato per bearmi del calore del suo corpo, stringendola a me. Inspirai a fondo. Il suo profumo m'inebriò. Le paure emersero: avevo ceduto rivelandole quello che sentivo davvero ed era stato come se mi fossi liberato di un peso. L'amavo e stentavo ancora a crederci, perché amarla sarebbe stata la mia rovina. Vivienne era imprevedibile e ormai lo sapevo piuttosto bene, ma soprattutto non avevo ancora avuto modo di risolvere l'intero casino in cui ci trovavamo né di tenerla al sicuro. E dubitavo fortemente di riuscirci se andavamo avanti di questo passo. Mi trovavo diviso tra la mente e il cuore, tra il lavoro e la donna che mi stava mettendo a soqquadro l'intera vita.

Volevo fidarmi, lo volevo davvero, ma c'erano ancora troppe cose irrisolte tra di noi, da ambe le parti, e temevo che alla più piccola incomprensione sarebbe crollato l'intero castello di carta che avevamo costruito. 

Volevo fidarmi ma era sempre più difficile farlo perché ogni volta che ci provavo qualcosa tornava a galla e con essa anche i ripensamenti. 

Mi distesi supino e ripensai all'incontro avuto con Arthur Cataldi alcuni giorni addietro.

Appena entrai in centrale, lo avvistai seduto davanti a uno degli uffici dell'ingresso e mi avvicinai consapevole del fatto che sarebbe stato meglio non risvegliare un passato burrascoso. Aveva la testa tra le mani e non sembrava per niente in buono stato ma lo stesso non riuscii a desistere dal farmi avanti. Lo chiamai e alzò lo sguardo su di me, fissandomi con occhi vacui. Gli chiesi perché si trovasse lì e, dopo diversi attimi di silenzio, mi degnò di una risposta. «Non credo siano affari tuoi ma se vogliamo fingere di essere due persone normali che intrattengono una conversazione, allora ti direi che finalmente non vedrai più il mio brutto muso: a quanto pare non hanno più bisogno del sottoscritto e sto ancora cercando di realizzare il perché.»

Io lo sapevo bene, eppure non sapevo se fosse giusto dirglielo. Non a questo punto e soprattutto ero più che convinto che non se lo meritasse. «Se fossi in te, non ci penserei troppo: fai i bagagli e lasciati la città alle spalle prima che ci ripensino.»

«C'entri qualcosa? In fondo non sarebbe la prima volta che mi dai una mano.» 

«No» mentii.

«Riformulo meglio la domanda, Walker, c'entra Vivienne?» domandò. Assottigliai lo sguardo e mi tesi nel sentirla nominare. «Te lo chiedo perché sapere che è lei a volere che me ne vada, mi fa sentire meno in colpa dal volerle voltare le spalle.»

«E non sarebbe la prima volta, dico bene Arthur?» 

Mi fulminò con lo sguardo e in pochi secondi era già in piedi pronto a fronteggiarmi. Me lo ritrovai a un passo da me. «Non provocarmi, Walker, perché è tanto tempo che aspetto di poter avere solo uno scusa per metterti le mani addosso.» Ci scrutammo, non perdendoci neanche una mossa l'uno dell'altro. Notai alcuni agenti tenere sotto controllo Cataldi e allora decisi di prendere in mano la situazione, indicandogli il mio ufficio. Esitò, poi mi seguì al suo interno, al sicuro dagli sguardi indiscreti. «Non puoi accusarmi di niente, l'unica che può farlo è Vivienne.»

Sangue Del Mio Sangue [Completa]Where stories live. Discover now