Capitolo 30 - La Verità Nuda E Cruda (Parte 1)

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Ero seduta in un ambulatorio dove mi erano stati imposti alcuni controlli senza lasciarmi alcun tipo di scelta. Personalmente avrei preferito essere altrove, in fondo non ero ridotta così male. Gli ematomi sarebbero scomparsi e il freddo patito aveva già iniziato a scemare, solo una cosa alla fine mi aveva convinta a cedere ed era stata proprio quella della gravidanza: miracolosamente il feto non aveva risentito di nulla e sembrava essere in forma più della sottoscritta e quando me lo dissero, non reagì, non avendo la più pallida idea di cosa fosse giusto provare.

Una volta congedata, mi aggirai per i lunghi corridoi alla ricerca di Jonathan che a differenza mia non se l'era cavata così bene. Quando lo trovai, mi fermai a rimirarlo da lontano e mi soffermai sulle fasciature che gli stavano montando, sentendo una morsa stritolarmi il petto per i segni, i lividi e i tagli che aveva sul corpo. Era perso nei suoi pensieri e aveva il volto rivolto verso il pavimento, avvolto in un'aura tetra.

Ero del tutto intenzionata a raggiungerlo quando notai una mano posarsi sulla sua spalla e riconobbi subito la persona in questione. L'agente Rupert. Non distolsi lo sguardo dall'immagine che mi si stava presentando davanti e decisi di togliere il disturbo prima che si accorgessero di me. Mi strinsi tra le mie stesse braccia e vagai senza meta con il solo desiderio di allontanarmi da lì.

Inconsapevolmente, mi ritrovai davanti alla cappella dell'ospedale e vi entrai. Il silenzio mi avvolse. Mi sedetti nella prima panca disponibile. Ero sola e per il momento era proprio quello di cui avevo bisogno. Pensai ai miei genitori e delle lacrime sfuggirono dai miei occhi nel ricordare le parole di James. Adesso sarebbero ancora qui con noi se non fosse stato per lui e Arthur non avrebbe dovuto soffrire così tanto per la loro perdita. Non volevo neanche immaginare che cosa avrebbe fatto se lo avesse scoperto e forse avrei fatto bene a non dirglielo: a farmi più paura era che, questa volta, inevitabilmente, lo avrei perso perché la colpa era mia e Arthur era uno che non perdonava tanto facilmente, e per me non avrebbe fatto eccezioni.

Sospirai, per poi asciugarmi le guance togliendo così le lacrime che vi erano scese. L'unica sicurezza che avevo e che mi aveva concesso un po' di serenità era il fatto che finalmente lo avessero preso e che per il momento non avrei dovuto più guardarmi le spalle a ogni angolo per il terrore di trovarmelo in agguato.

Mi raccolsi e semplicemente ringraziai per Jonathan; ringraziai per tanti ragioni ma non trovai la forza di ringraziare per essere ancora viva, proprio non ce la feci. Non sapevo perché mi fosse stata data un'altra possibilità e non parlavo solo di questa volta, intendevo proprio quando mi era stata concessa tanti anni addietro e i motivi mi erano ancora sconosciuti, così come lo erano i motivi del perché fossi qui adesso. La mia vita era vuota, non avevo praticamente nessuno e me l'ero rovinata con le mie stesse mani, avevo intrapreso uno stile di vita che mi aveva distrutta tanto che a stento riuscivo a riconoscermi ogni volta che mi guardavo allo specchio. Vedevo crescere i segni e le cicatrici sul mio corpo ma non ero mai riuscita a far nulla per impedirlo, anzi nel tentativo di farlo, avevo finito per procurarmene di maggiori e temevo che sarebbe sempre stato così, in un vortice senza fine.

Sentii qualcuno chiamarmi e, dopo qualche secondo di esitazione, mi voltai avendo riconosciuto la voce. I suoi occhi erano così penetranti da disorientarmi. Si sedette al mio fianco. La sua mano avvolse la mia e un forte calore si propagò dentro di me al suo contatto ma lo stesso, dopo poco, la sottrassi dalla sua presa. «È finita, Vivienne.» 

Alzai lo sguardo su di lui e gli sorrisi per rassicurarlo ma con scarsi risultati e lo capii dal suo sguardo. «Lo so, e ti ringrazio. Sei l'unica persona nella mia vita che abbia mantenuto la parola data», dissi. «Mi dispiace solo di averti coinvolto.»

«L'ho voluto io, non devi sentirti in colpa. Non tornerei indietro, non rimpiango nulla e non dovresti farlo nemmeno tu» non esitò a dirmi. «Che c'è, Vivienne?»

Sangue Del Mio Sangue [Completa]Where stories live. Discover now