La festa.

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L'odore del caffè al mattino era da sempre stata la mia sveglia preferita, se non l'unica che gradivo.
Aprì gli occhi e come sempre, la prima cosa che feci fu andare in bagno. Appena finito, scesi giù in cucina, e il tavolino agghindato per la colazione mi fece venire l'acquolina in bocca. Appena varcata la soglia della porta uno di quei fischietti per le feste mi risuonò nell'orecchio acutamente. Per poco non mi venne un infarto. Lanciai un'occhiataccia a mia nonna che nel frattempo se la rideva.
"Tanti auguri choupi! E buon compleanno!" esclamò allegra, stampandomi un bacio nella guancia, così attirando l'attenzione degli ospiti seduti mentre facevano colazione. Vidi anche lui che mi guardava sorpreso.
"Oggi è il tuo compleanno?" disse guardandomi fisso, ed io semplicemente annuì mentre mi sedevo a tavola, cominciando a sprofondare le mani nella cesta dei cornetti caldi.
I suoi genitori mi fecero gli auguri ed anche i miei naturalmente, e poi esordirono che sarebbero usciti in mattinata per portare la madre ed il padre di Maxence a fare un giro turistico.
"Quindi festeggerai con i tuoi amici?" mi domandò abbastanza curioso sul da farsi.
"Non credo, a me non piace festeggiare il compleanno, generalmente."
"Generalmente eh?" ridacchiò ricordandosi di quella volta sul dondolo.
"Ciò vuol dire che sta volta festeggerai." affermò poi con più sicurezza. Io feci un'espressione incompresibile, un misto tra un 'beh, può darsi' ed un 'credo proprio di no'.
"Auguri, choupi." disse ridendo, guardandomi negli occhi.
Ridussi gli occhi a due fessure e feci finta di essere offeso, ma durò per qualche istante, non ce la facevo a non ridere, la sua era una delle risate più contagiose che io avessi mai sentito.

Ero disteso sul letto mentre guardavo una cassetta del concerto dei Queen. L'avevano girata i miei genitori l'anno scorso, quando fecero un tour pure qui in Francia con ben due tappe. Io ovviamente non andai, dato che il mio metabolismo è sempre così puntuale nel farmi ammalare proprio quando ci sono dei concerti o degli eventi a cui voglio partecipare.
Sentì bussare alla mia porta.
"È inutile che bussi, tanto entreresti lo stesso" lo vidi entrare mentre rideva.
"Sono così scontato?" disse mettendo su un broncio adorabile.
"Non sei scontato, sei solo prevedibile, a mio avviso" precisai.
"E non è la stessa cosa?" chiese e si sedette ai piedi del letto, davanti a me.
Non risposi, risi scuotendo la testa.
Appena calò il silenzio, si sentì la tv che proseguiva facendo continuare la cassetta e facendo uscire la bellissima voce di Freddie Mercury.
"Sei andato a vederli?" chiese curioso, come sempre.
"Magari, sarei dovuto andarci, ma il tempismo della mia febbre è stato impeccabile, come per tutti gli altri concerti a cui sarei dovuto andare."
"Cioè, fammi capire, stai dicendo che non sei mai stato ad un concerto?" chiese quasi sbalordito. Annuì malinconico e sbuffai ricordandomi di tutte quelle volte a cui ho dovuto rinunciare.
Sembro rifletterci su e d'improvviso vidi i suoi occhi illuminarsi. Il suo sguardo guizzò verso la chitarra appoggiata all'armadio e ghignò. Si precipitò a prenderla e ritornò sul letto, posizionandosela sulle gambe incrociate.
"Bhe, signor Auriant, non sia più triste, perché sta per assistere ad un concerto totalmente privato e gratuito dal miglior musicista di Marsiglia e dintorni." affermò facendomi ridere.
"Ah ride pure? Non solo le sto per fare un'esibizione privata, gratis!" continuò e io non ce la facevo a non ridere. Era così serio poi, stava recitando alla perfezione, ma quel suo modo di fare mi fece ridere ancora di più.
In quel lasso di tempo, la cassetta era arrivata al momento in cui Brian May, il chitarrista, stava anticipando che avrebbe eseguito Love of my life in acustico.
Mi morsi il labbro inferiore. Era una delle mie preferite. Maxence mi scrutò per qualche secondo in attesa che io dicessi qualcosa. Mi lasciò di stucco quando prese a suonarla a tempo con la registrazione. Sfiorava le corde della chitarra così delicatamente che non sembrava neanche stesse suonando.

Love of my life, you've hurt me.
You broken my heart
and now you leave me.

Sussurrò questi versi della canzone, ma si zittì subito quando si ricordò di non essere solo nella stanza.
"È la mia preferita." interruppi poi il silenzio.
Mi guardò quasi squadrandomi il volto, come se stesse scannerizzando le mie emozioni e il mio stato d'animo. Poi un'idea sembro colpirlo in pieno e si morse il labbro.
"Ho avuto un'idea." infatti esclamò.
"Che idea?" domandai non capendo.
Lui non mi rispose ma si alzò dal mio letto e andò verso camera sua.
Perché faceva sempre così? Nel mezzo di una conversazione, si alzava come se non stessi parlando con lui.
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai.

Saranno state le 7 di sera quando il  campanello di casa suonò incessantemente. Dato che sulla famosa poltrona rossa in salotto, ovvero  vicino alla porta d'ingresso, mi alzai io seppur di malavoglia.
"Pensavo che ci fossimo scordati di te?!" urlò allegro Charles e mi abbracciò facendomi gli auguri. C'erano tutti i miei amici e poi scese Maxence dalle scale che mi guardava sorridendo.
"È opera tua?" domandai sorridendo.
Lui alzò le spalle e ridacchiò. Avrei voluta fargli una domanda, ad esempio, se quella idea a cui aveva pensato fosse questa, però non era il caso, c'erano i miei amici e volevo solo vesteggiare, ero stranamente di buon umore quella volta.
Uscimmo verso le 8 dato che mi ci volle almeno un'oretta per preparami.
Mi portarono in un ristorante doveva avevano prenotato un tavolo, con vista. "Pensavo che al vostro solito mi avreste portato in discoteca e fatto ubriacare come una spugna." esordì sedendomi al centro del tavolo mentre tutti gli altri prendevano posto. "Chi ti ha detto che non sarà così?" rise Corinne che prese posto accanto a me. Maxence si sedette di fronte a me e con lui Inés che stava facendo ogni cosa pur di catturare la sua attenzione.
Patetica.
Sarà una lunga serata, me lo sentivo.

Parfois. || Maxel ||Where stories live. Discover now