Normale.

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Il giorno dopo fu anche peggio dei precedenti, sta volta era rimasto chiuso in camera sua e non voleva saperne di uscire, e i suoi genitori si guardavano consapevoli.
C'era qualcosa che loro sapevano ed io no.
Non credo proprio che lui gli abbia parlato di noi, credo sia l'opzione più escludibile.
La sera uscì davvero con Corinne, fu una serata piacevole, per un po' non pensai a Maxence, il problema arrivò quando era arrivato il momento di fare sesso. Non ne ero proprio in vena, ma dovetti reprimere il mio malessere e fare finta di niente.
Dopo, in effetti, mi sentì più leggero.
Sapevo che Maxence mi avesse soltanto preso in giro. Dovevo dimenticarlo.
Un giorno prima mi dice tutte quelle cose belle, mi bacia e mi tocca in un modo così delicato. Nessuno è mai stato come lui, ma poi, per non so quale motivo, si arrabbia con me e mi volta le spalle gettandosi nelle braccia di altri.
È così che avrei dovuto fidarmi di lui?

Tornai a casa tardi.
Era così strano.
Prima che arrivasse lui passavo le mie intere giornate a leggere, ad ascoltare e trascrivere musica, chiuso in camera a guardare vecchie videocassette.
Era così monotona la mia vita, avevo la mente così libera che mi facevo paura da solo per quanto fossi vuoto di pensiero.
Entrai in camera mia, appesi la giacca di jeans che indossavo e mi diressi verso il letto, avevo l'abitudine di sedermi sul materasso e spogliarmi una volta messo comodo su di esso.
La mia attenzione venne catturata da un foglio bianco posizionato al centro del letto.
Era piegato male, segno che chi l'aveva piegato era di fretta.
Lo aprì.

"Ho bisogno di te, per favore."

Quella era inesorabilmente la calligrafia di Maxence.
Riflettei un attimo sul da farsi.
Corsi in camera sua ma lì, di lui, neanche l'ombra.
Scesi giù in cucina sentì un pianto debole.
Era la madre di Maxence.
Mi appiattì contro il muro per poter ascoltare ciò che stava dicendo tra i singhiozzi.
"In questi momenti non so come comportarmi, i dottori dicono che quando ha un episodio bisogna lasciargli i suoi spazi."
Dottori? Di che cosa stava parlando?
Stavolta udì la voce di mia madre.
"Cara, stai tranquilla. Tuo figlio è bipolare, non ha una malattia mortale. Starà bene."
Improvvisamente sentì la testa girarmi vorticosamente e i sensi di colpa che mi assalivano secondo dopo secondo.
Maxence è bipolare?
Cominciai a tremare e sudare freddo.
Devo trovarlo.
Ho bisogno di te.
Quella frase mi martellava la mente.
Lui aveva bisogno di me.
Sapevo dove avrei potuto trovarlo.
Uscì di casa e corsi verso il lago.
Durante quel pomeriggio passato insieme, avevamo deciso di spostare il dondolo lì. Ero sicuro si trovasse lì perché quello stesso pomeriggio mi disse: "Da questo dondolo, porterò via un pezzetto di stoffa. Mi ricorda te."
Corsi più veloce che potevo e quando finalmente arrivai tirai un gran sospiro di sollievo ma durò per poco perché i suoi singhiozzi catturarono ancora una volta la mia attenzione.
Mi avvicinai con passo felpato quasi con paura, non sapevo che dire né che fare, tutto ciò che volevo era correre da lui.
"Maxence." dissi con voce tremante e presi posto accanto a lui.
Sobbalzò per la sorpresa e mi guardò con gli occhi liquidi ormai.
"Vieni qui, ti prego." detto questo, lo presi per il colletto della sua camicia blu e me lo tirai tra le braccia, stringendo forte a me.
"Non farlo mai più." dissi a voce bassa.
"Non sparire mai più." aggiunsi con un tono di voce un po' più instabile.
"Non mentirmi mai più." conclusi e presi il suo volto tra le mani, costringendolo a guardarmi.
Gli accarezzai le guance arrossate per il pianto e lui mi mise una mano sopra la mia.
In quel momento mi annullai totalmente.
Lo tirai di forza verso di me e lo baciai a perdifiato.
Le sue labbra sapevano di sigarette.
Chissà quante ne aveva fumando stando qui tutto solo.
Si staccò e mi guardò negli occhi con il fiatone.
"Scusa." sussurrò.
Gli regalai un sorriso sincero.
"Non importa." risposi provando a riavvicinarmi per baciarlo ancora ma lui si allontanò di poco.
"No, invece importa, è successo, e succederà ancora, ed io ti ferirò."
disse fissando il vuoto.
"E non voglio, non voglio farti questo." continuò con una voce talmente tremante che sembrava stesse per rimettersi a piangere. Gli tremava il labbro inferiore.
Quella visione mi stava massacrando il cuore.
"Secondo te sarà facile anche per te sopportare me? Insomma, mi hai visto? Sono un disastro." provai a farlo ridere in qualche maniera, era attento a ciò che dicevo e stava aspettando che continuassi.
Aveva bisogno di rassicurazioni.
"Non è facile convivere con i fantasmi che si porta dietro ogni persona, è vero. Non per questo però non si deve provare, altrimenti rimarremo tutti soli." continuai.
Tirò su col naso e annuì lentamente.
"Tu, non hai niente che non va." aggiunsi ancora.
"Tu sei normale." conclusi.
Mi guardava con quei suoi grandi occhi dal colore meraviglioso.
Lo attirai nuovamente a me e gli baciami piano la guancia, poi la fronte, il naso e infine, catturai nuovamente le sue labbra con le mie.
"Un giorno che mi dirai le tue paure, troveremo il modo di rimuoverle?"
mi domandò.
Quella domanda mi spiazzò, ma in senso positivo.
"Su di me puoi contare anche per una rivoluzione." risposi, tenendo il mio volto vicino al suo.
"Axel, tu hai l'anima che io vorrei avere."
Un brivido mi attraversò interamente il corpo e rimasi con la bocca schiusa, perché volevo dire qualcosa, ma non sapevo che rispondere.
Quella frase è stata la cosa più intima e profonda che mai nessuno mi aveva dedicato. Lui mi spiazza a modo suo.
E mi destabilizzava perché mai nessuno mi aveva parlato così.
Mi sentivo veramente speciale ed importante per qualcuno per la prima volta nella mia vita. Presi la sua mano e la intrecciai con la mia, portandola sul mio petto, all'altezza del cuore.
Prese lui l'iniziativa stavolta e mi coinvolse in un altro dei nostri baci che non avevano più una chiara fine una volta iniziati.




Se non ti spaventerai con le mie paure, un giorno che mi dirai le tue troveremo il modo di rimuoverle. In due, si può lottare come dei giganti contro ogni dolore, e su di me puoi contare per una rivoluzione. Tu hai l'anima che io vorrei avere.

Parfois. || Maxel ||Where stories live. Discover now