Non è possibile.

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Quella sera tornai a casa ancor più triste di quando ero uscito.
Non facevo che ripensare alla discussione avuta con Maxence e mi sforzavo di capire in quale modo possibile gli avessero dato fastidio le mie parole.
Che cosa avevo detto a tal punto da farlo smettere di parlarmi?

Era abbastanza tardi, c'erano sveglie solo la nonna e la mamma che stavano prendendo un tè.
"Ehi piccino" mi salutò mia madre col suo solito sorriso amorevole.
Mi sedetti al suo fianco e poggiai la testa nella sua spalla.
"Che succede choupi?" mi domandò mia nonna usando quel nomignolo che ormai avevo imparato ad amare, ma che in quel momento mi rese ancora più triste.
Sospirai.
"Ho avuto una discussione con un amico." dissi omettendo gran parte della verità.
"Qualcosa di grave?" mi chiese mia madre.
"In realtà non lo so, avrò detto qualcosa che gli ha dato fastidio ma non ho capito cosa." spiegai.
Sembrò rifletterci mentre mia nonna mi tirava certe occhiatine facendo finta di sorseggiare il tè.
"Perché non provi a chiederglielo?" suggerì mia mamma.
"Tu dici?" risposi mordicchiandomi il labbro.
"Certo tesoro. Parlare è sempre la scelta migliore." concluse e mi diede un bacio in fronte.
In effetti non aveva tutti i torti, forse era davvero l'unica opzione.
Mi alzai e diedi un bacio ad entrambe, poi salì le scale deciso più che mai ad andare in camera mia, quando, all'improvviso sentì una risata.
Quella non era la risata di Maxence. Quella era la voce di Inés.
Mi raggelai sul posto. Una scarica elettrica mi attraversò la spina dorsale, e non era una sensazione piacevole. La porta di camera sua era socchiusa, e si sentivano chiaramente udibili sciocchi di labbra.
Non è possibile, pensai.
Non potevo crederci.
Serrai la mascella e andai in camera mia sbattendo la porta, fregamdomene se mi avesse sentito o meno.
In quel momento non mi importava di nulla.

Il giorno dopo andai presto al lago, avevo bisogno di stare solo ed isolato, e la mattina è sempre l'orario più confortevole.
Amavo le prime ore dell'alba, è un momento così pacifico e capace di sprigionare tanta energia positiva.
Non potevo però, fare a meno di pensare che con Maxence sarebbe stato ancora più bello, ma non potevo cedere, sarei parso come una persona debole e senza un minimo di carattere.
Carico per la mattinata dopo la nuotata, mi diressi verso casa.
La scena che vidi per poco non mi ruppe il cuore.
Si stavano baciando davanti al portone, probabilmente Inés stava andando via, e infatti poco dopo si staccarono. Mi avvicinai, ormai avevo capito che non dovevo più aspettarmi nulla da lui.
"Ciao Inés!" la salutai con finto entusiasmo, catturando così l'attenzione di entrambi.
"Mi saluti tua sorella e le dici che sta sera per le 8 si fa trovare in piazza?" dissi più guardando lui che lei.
Aveva lo sguardo da cane bastonato, ma aveva anche un qualcosa che mi fece capire che ciò che avevo detto gli avesse dato fastidio.
Lo sorpassi ed entrai in casa evitando accuratamente di guardarlo negli occhi più del dovuto.
Ero ferito.
Non mi aveva dato nemmeno il tempo per spiegargli che cosa gli avesse dato fastidio, lui era già nelle braccia di qualcun altro, era stato così facile prendermi in giro? Gli ero sembrato così stupido da fargli credere che avrei ceduto al suo volere per quattro paroline?
Si sbagliava di grosso.

Parfois. || Maxel ||Where stories live. Discover now