Addio.

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Ci svegliammo entrambi durante le  prime luci dell'alba ancora sfiniti per la lunga notte passata a fare l'amore. Quel giorno Parigi sembrava aver perso i colori che generalmente la caratterizzavano, era grigia, come se all'improvviso avesse dovuto venir giù il cielo per la pioggia.
Ero ancora abbandonato al suo petto e lui mi stava accarezzando la schiena lentamente.
Ogni tanto mi permettevo di scrutarlo in viso e non potevo non notare i suoi occhi tristi, scuri quasi come il cielo.
"Ti prego non fare così." dissi appunto fissando un punto indefinito della stanza.
"Così come?" rispose un po' di tempo dopo fermando i suoi movimenti.
"È da una settimana che faccio appello a tutte le mie forze per non scoppiare a piangere davanti a te, non farmelo fare proprio adesso." risposi mettendomi con i gomiti ai fianchi del suo corpo per aiutarmi ad alzarmi da lui e mettermi seduto tra le sue gambe.
Mi guardò per qualche istante e poi tornò a guardare fuori dalla finestra. "Perchè anche tu non sei così come me? Perchè mi dai sostegno se stai male quanto me?" mi chiese poi voltandosi totalmente verso di me.
"Te l'ho già detto, se facessi come stai facendo tu probabilmente passerei la giornata a piangere come un bambino." dissi con un magone allo stomaco e guardai fuori dalla finestra.
"Non è solo questo, vero?" esordì Maxence abbastanza sicuro di sé.
"Cosa? E che altro dovrebbe essere?" risposi fingendo nonchalance.
"Axel, tu ti vergogni di me?" mi chiede poi dal nulla, prendendomi alla sprovvista.
"Maxence c-che stai dicendo? Io-" mi mise a tacere con un'occhiata che di cattivo non aveva nulla ma comunque un po' mi gelò lo stesso. "E allora fallo. Piangi." era più un ordine che altro. "Credi che non ne abbia il coraggio?!" mi accigliai. "Si esatto non ne hai il coraggio e non ne capisco il motivo! Pensi di farmi pena?Pensi che io ti possa giudicare?!" cominciò ad alzare il tono della voce. "Non ho nessun problema! Non voglio essere il ridicolo della situazione, tutto qua!" risposi a tono guardandolo dritto negli occhi. "Perché dovresti essere ridicolo? Io ti amo porca puttana e piangerei con te!". A quelle parole sentì gli angoli della bocca tirare verso il basso e il naso pizzicare. Chiaro segno che da lì a poco avrei cominciato a piangere ininterrottamente, ed infatti gli occhi si fecero liquidi e per evitare di mettermi a piangere morsi forte il labbro inferiore per smettere di farlo tremare. Vidi Maxence farsi gli occhi morbidi e colpevoli. "Axel cazzo.. mi dispiace tanto..non volevo.." disse e mi strinse forte al petto. Lo abbracciai e affondai il volto nella sua spalla. "Mi dispiace." dissi dopo qualche secondo e mi coprì il volto con una mano, che lui prontamente scostò e provò a baciarmi ma in quello stato non volevo saperne. Insistette e mi mise le mani sulle sue cosce per evitare che io lo fermassi ancora, e poi si avventò a capofitto sulle mie labbra. Mise le sue mani ai lati del mio volto e strinse forte le nostre labbra. Quello mi sapeva tanto di ultimo bacio.

Poco dopo decisi di alzarmi e andai a fare una doccia mentre lui restò ancora sul materasso a fissare il soffitto. Fu una doccia abbastanza lunga, e credo anche di aver pianto, non lo sapevo con certezza. Quando tornai in camera lo trovai che parlava al telefono. Mi sedetti accanto a lui, silenzioso e aspettai che terminasse la chiamata. "Okay mamma, je t'aime moi aussi." sospirò e agganciò la cornetta. "Che succede?"gli chiesi esitante. "I miei genitori sono partiti sta mattina presto, hanno chiamato quelli del lavoro di mio papà. Dovremo andarci da soli in stazione." buttò fuori. Mi morsi le labbra forte. Ciò significava che lo avrei visto da solo mentre scompariva dalla mia vita. "Okay" sussurrai e mi alzai per vestirmi, con lui che non osava neanche starmi accanto.

Si fece l'ora, e pochi secondi dopo sentimmo una voce metallica : "Tra 5 muniti il vagone n.23 diretto per Versailles si muoverà in direzione Sud-Ovest, si pregano i passeggeri di cominciare a salire a bordo." Guardavo a terra e lui altrettanto, poi sentì le sue mani risalire su per le mie braccia e coinvolgermi in quello che sarebbe stato il nostro ultimo abbraccio. E li, quasi automaticamente e involontariamente, uscirono delle lacrime che mi solcarono il viso. Sfregai la testa nel suo collo e lo tenni stretto a me. "Mancano due minuti alla partenza per il vagone n.23 diretto per Versailles, si pregano i passeggeri di iniziare a salire a bordo. " quella voce continuava a fare il conto alla rovescia, ed io avrei voluto sempre più che si rompesse e che per problemi di manutenzione chiudesse l'intera stazione, così da tenerlo ancora al mio fianco, ma ciò ovviamente non successe, perché, pur avendo vissuto un estate da sogno, la storia mia e di Maxence non si troverà nelle fiabe, ma nei meandri della mia mente, che mi ricorderà sempre i suoi occhi in quel momento. Neri, tristi, liquidi, sull'orlo di una crisi di pianto ma dannatamente seri al col tempo. Un fischio, due fischi, tre fischi. Si staccò lui per primo e quasi scappò dentro al vagone. Lo vidi da dentro sedersi in un posto vicino al finestrino. "Manca un minuto alla partenza del vagone n. 23 diretto per Versailles, si pregano i passeggeri di prendere posto all'intero del mezzo ferroviario." Maledetta voce, mi sentivo morire. 

Alitò sul vetro e scrisse "je t'aime choupi", e la vidi, quella dannata lacrima colargli lungo la guancia che era piegata in un sorriso amaro. Sfoderai una smorfia simile ad un sorriso e gli mimai "moi aussi " mentre una risata malinconica mi spezzava il cuore e l'anima nel vedergli scrivere il mio soprannome. Un fischio, due fischi, tre fischi. "Il vagone n.23 è in partenza ufficiale verso Versailles, vi auguriamo buon viaggio." 

Il vagone cominciò a muoversi lentamente e lo vidi voltarsi e guardare dritto davanti a se. Lo seguì con lo sguardo fin quando non si fece così piccolo, tanto da scomparire, per sempre.

Parfois. || Maxel ||Where stories live. Discover now