Un bicchiere di troppo.

445 30 0
                                    

La cena proseguì molto tranquillamente. Ridevamo, bevevamo e mangiavamo.
Dovevo ammetterlo, mi stava piacendo molto fino ad ora.
Eravamo già un po' tutti brilli, forse ero il più lucido, mi sono sempre controllato fuori quando bevevo, era un'ansia che mi aveva trasmesso mia madre.
"Io direi di spostarci in discoteca" esclamò Inés aggrappandosi al braccio di Maxence che la guardava strano, non capì quel suo sguardo.
Annuì e mi alzai così facendo gli altri fecero la stessa cosa. Corinne mi stampò un bacio sulle labbra e si diresse verso l'auto, e io la seguì insieme a tutti gli altri.
Arrivammo in questo locale stra bello, con tante stroboscopiche che illuminavano la sala. Charles mi disse che avevano prenotato 'un privè' dove avremmo potuto anche festeggiare per conto nostro.
C'erano un sacco di bottiglie di vodka di tutti i gusti e tanti altri tipi di alcolici. "Discorso!Discorso!Discorso!" aprì il coro André. (uno del gruppo). Salì nel grande divano, dietro il tavolo con tutti gli alcolici . Li guardai uno ad uno per poi esordire un rumoroso "Diamo inizio..alla sbronza!".

Nella sala risuonava Funky Town, un classico intramontabile insomma. Mi ero scatenato in pista, in una mano reggevo il mio amato cuba libre e nell'altra una sigaretta, dato che quella sera avevo una gran voglia di fumare. Poi però sentendomi improvvisamente stanco mi andai a sedere buttando la testa all'indietro e chiudendo per qualche secondo gli occhi. Qualche secondo dopo avvertì una presenza accanto a me, e già dal profumo, riconobbi subito chi fosse. "Choupi stai bene?" mi chiese mentre aspirò la sua sigaretta. Io la mia l'avevo finita, ma mi andava ancora, così presi la sua mano  e l'avvicinai alla mia bocca, non troppo lentamente ma neanche troppo velocemente. Fumai dalla sua sigaretta, e il mio sguardo si alternò dalla pista ai suoi occhi. Erano così belli, soprattutto quando le luci li colpivano in pieno, facendo risaltare quel suo colore così raro e strano. A quel punto, arrivò quel momento che prima o poi arriva sempre. Il momento del lento. E così, Yesterday dei The Beatles cominciò a espandersi nell'abitacolo.

Yesterday, all my troubles seemed so far away
Now it looks as though they're here to stay                                                                                                          Oh, I believe in yesterday.

"Choupi sta benissimo." risposi e feci un sorriso. Annuì e ridacchiò per poi appoggiare la testa nella mia spalla e socchiudendo gli occhi. "Che ore sono? ho sonno." sbuffò, ed in realtà era davvero tardi, saranno state le 3 del mattino. Immersi una mano nei suoi capelli, non sapevo nemmeno io perchè lo feci, ma ne avevo una voglia irrefrenabile. Lui non disse niente, anzi, sembrò apprezzare, perchè sfregò la guancia contro la mia spalla, come fanno i gatti quando fanno le fusa. Sentì il suo respiro caldo infrangersi nel mio collo sudato. Era una sensazione strana, non l'avevo mai provata.

Why she had to go I don't know she wouldn't say
I said something wrong, now I long for yesterdayYesterday, love was such an easy game to play
Now I need a place to hide away
Oh, I believe in yesterday.

A 'love was such an easy game to play'  fece scivolare la sua testa nelle mie gambe e abbracciò il mio busto, come se fosse un cuscino. Lo guardavo e non sapevo che fare, da un lato avrei voluto stare in quella posizione e guardarlo per ore stretto a me, d'altra parte però non era il contesto giusto, eravamo circondati dai miei amici, quindi avrei potuto fare solo una cosa per salvarmi da quella situazione. "Ragazzi andiamo, Max ci ha lasciati." cercai di dire nel modo più tranquillo e disinvolto possibile, prendendo pure un sorso di vodka per calmare l'ansia. Così, in meno di un'ora fummo fuori dal locale.

"Fate piano!" strillai silenziosamente ai ragazzi che facevano gli stupidi con la musica. Abbassavano il volume e di colpo lo alzavano al massimo. Non so come ma riuscì a scendere  dall'auto. "Passatemi Maxence" dissi alle ragazze che se lo stavano coccolando. Noiose, davvero, il loro modo di civettare era noioso. Non ero io, che forse mi dava fastidio, proprio no eh. Presi Maxence dai fianchi e subito lui per cercare appiglio, dato che era molto più brillo di me, circondò il mio collo con le sue bracia e sprofondò la testa nel mio collo mentre rideva insensatamente. Che contatto meraviglioso. Eravamo praticamente incollati. Lanciai un sorrisetto soddisfatto alle ragazze, tanto erano ubriache e non avrebbero capito, e in più io non ero neanche poi così lucido, ma neanche al loro livello di non lucidità. Sfrecciarono via subito dopo, ed io e Maxence rimanemmo per un pò incollati fuori, davanti la porta, a goderci quella brezza estiva che tanto amavo. "Ho sonno choupi." mi ripeteva lui. Lo  disse in un modo così dolce che mi fece venire voglia di baciarlo.Si era fissato con quel choupi poi, per un attimo nella mia vita odiai mia nonna per averlo detto davnti a lui, anche se però...dovevo ammettere che detto da lui era tutta un'altra cosa. Era imperativo che dovessi darmi una calmata. Aprì la porta cercando di fare il minor rumore possibile, ma mi venne parecchio difficile dato che per qualche strano motivo Maxence stava ridendo ed io che cercavo  di tappargli la bocca ma lui mi leccava la mano. "Max basta, shh!!" risi piano. Le scale da salire furono un inferno, cadevamo ogni tre per due e ridevamo come dei cretini, io mi aggrappavo a lui e lui si aggrappava a me. Aprì la porta di camera mia e Max si staccò da me per richiuderla una volta entrati in stanza. Ma la chiuse facendo un rumore sordo e io mi accasciai a terra tappandomi le orecchie e sghignazzando come un'oca. Lui mi seguì a ruota. Poi mi alzai ma inciampai sui miei stessi passi poichè avevo una scarpa slacciata, finendo su di lui che cadde all'indietro nel mio letto. Avevamo il fiatone per le risate e ci guardavamo dritti negli occhi, lucidi per via dell'alcool. Ad un certo punto alzò la mano destra, e con l'indice prima attorcigliò una ciocca dei miei capelli giocandoci per un istante e poi tracciò il profilo del mio naso fino ad arrivare alle labbra, dove parve soffermarsi un pò più del previsto. Non ho potuto fare a meno di tremolare leggermente a quel contatto. Poi, quasi scottato da quella vicinanza, mi alzai da lui e mi scusai, giustificandomi, e dicendo che era stato un capogiro, anche se anche lui aveva notato che fosse successo per colpa della scarpa slacciata. Si alzò dal mio letto senza alcuna traccia della sua sbornia, mi sorrise senza proferire parola e andò in camera sua, lasciandomi solo con le mie paranoie.

Parfois. || Maxel ||Where stories live. Discover now