Ritorno a casa.

412 29 0
                                    

Mi svegliai sentendo già il resto del gruppo vociare fuori dalle loro tende. Mi rigirai per un po' nel tentativo di riaddormentarmi ma fu totalmente invano. Così decisi di alzarmi. Indossavo ancora la felpa di Maxence.
Sentivo ancora il suo profumo nonostante la pioggia di eri sera.
La pioggia di ieri sera. All'improvviso il ricordo di eri sera irruppe prepotente nella mia mente e se ci ripensavo ancora mi venivano i brividi. In tenda non c'era, quindi sicuramente era già sveglio.
Uscì dalla quest'ultima e una folata di vento mi fece drizzare i peli del collo.
"Ben svegliato cenerentolo!" mi prese in giro Charles che stava scaldando il caffè. "Ma quella non era la bella addormentata?" controbbatté Clément con aria dubbiosa.
"È davvero così importante?" disse poi quella voce.
Mi mise un braccio attorno alle spalle ma non mi guardava, neanche per sbaglio. Mi sembrò surreale.
Corinne mi si avvicinò e mi stampò un bacio al sapore di sigaretta, già di prima mattina, quella ragazza non la capivo davvero, non capivo perché si ostentava a baciarmi nonostante sapesse che io per lei non provavo alcun interesse. Maxence sembrò scocciato da quel gesto, infatti si allontanò subito e si andò a sedere vicino ad Alexia. Mi trattenni dal ridere, sul serio, si era ingelosito?
No, non poteva essere successo davvero. "Quando ripartiamo?" dissi poi accomodandomi accanto a Charles per farmi passare la mia dose beniamina di caffè. Senza caffè non vivevo, sul serio, avevo una vera e propria dipendenza. "Tra un'ora." rispose Inés mentre si guardava nello specchietto che aveva tirato fuori dalla sua pochette. Annuisco, e poi mi dirigo dentro la tenda per sistemare le cose nello zaino. Passarono circa due minuti e poi entrò pure Maxence che imitò le mie azioni. Era davvero bello, credetemi. "Quando torneremo a casa che farai?" domandai, e fu una domanda abbastanza progettata. Ero si curioso di sapere che avrebbe fatto appena tornato a casa, ma era anche rivolta a me la domanda. Che ne avrebbe fatto di me? Non mi avrebbe riparlato più di nuovo? Mi avrebbe evitato? Oppure cosa? Sembrò rifletterci e poi mi guardò. "Credo risposerò, le cimici in tenda questa notte non hanno proprio conciliato il mio sonno come avrei voluto." rise.
Ed io feci un sorrisetto, che auto-definì da coglione. Okay, era imperativo che dovessi smetterla di comportarmi come una ragazzina. Poi ci guardano negli occhi.
Non sapevo che fare, se sviare l'argomento, se abbassare lo sguardo, se alzarmi ed andarmene, mi sentì di colpo a disagio e disorientato. Così feci finta di cercare una, che poi non fu tanto una finta dato che non stavo trovando la mia cassetta. "Cerchi questa?" mi chiese mostrandomela. Annuì e me la passò, e vi giuro.
Sono sicuro di non aver immaginato nulla. Nel mentre che mi passava la cassetta mi accarezzò la mano dolcemente, come a rassicurarmi. E io sapevo bene perché, e anche lui lo sapeva. Deglutì rumorosamente.
"Max! Axel! Muovetevi! Dobbiamo smontare le tende!" urlò André per farsi sentire. Stavo per uscire quando mi bloccò per il polso. Eravamo molto vicini. Fece una cosa che mi paralizzò se devo essere onesto, perché non ne capì il motivo. Spostò una piccolissima ciocca di capelli dal mio volto e la portò indietro. Poi prese il suo zaino e sparì dalla mia visuale. Non mi accorsi neanche che stavo trattenendo il fiato.

Eravamo appena tornati a casa.
Aprì la porta della mia camera e mi tuffai nel letto, in tutti i sensi. Poi mi raggiunse mia nonna. Quanto mi era mancata. "Amore mio!" disse spalancando la porta e venendomi ad abbracciare, non prima però di aver richiuso la stanza. Sorrisi sincero di rivederla e la strinsi a me.
"Ti sei divertito?" disse accarezzandomi i capelli.
Annuì solamente sorridendo e ad un certo punto, sentì le guance andarmi a fuoco pensando anche al bacio con Maxence. Lei mi guardò strana e assottigliò gli occhi.
"Deve essere successo molto altro, non è così?" ghignò sapendo che io non le avrei saputo mentire. A prescindere non sapevo farlo, figuriamoci con lei poi.
"Ma no.. niente." feci il vago mentre giocavo con il laccio delle felpa, la sua felpa ancora indosso a me. Ero sicuro di essere dello stesso colore di un pomodoro in quel momento.
"C'entra Maxence vero?" sputò di colpo mia nonna facendomi sbarrare gli occhi e spalancare la bocca.
"I-io.. n-no ma c-che d-dici n-onna" balbetta con la bocca ormai divenuta completamente asciutta.
"Si, c'entra proprio lui." se la rise lei tranquilla con mai.
"Questa felpa è troppo grande per essere tua. Non le usi così grandi. E poi, l'ha indossata lui alcuni giorni fa." continuò, sistemandomi continuamente i capelli dietro l'orecchio. Non sapevo che dire.
"Sono vecchia ma non stupida. Se vuoi, puoi parlare con me tesoro." aggiunse poi dolcemente.
"Non dire niente a mamma e papà, ti prego" la supplicai. Avevo paura della loro reazione, ma sapevo anche che per fortuna, avevano una mentalità molto aperta e moderna ma ciò non toglieva che magari non se l'aspettavano proprio dal loro unico figlio, ecco.
"Non è una cosa che tocca fare a me." mi disse poi continuando a mantenere un tono pacato e regolare, come se fosse tutto normale.
"A me sono sempre piaciute le ragazze, nonna davvero, non so che mi è preso con lui.." mi bloccai non trovando le parole adatte.
"Non lo so, mi ha letteralmente fatto impazzire, mi piace da morire." lo avevo ammesso, si, non solo a me stesso ma anche alla persona di cui più mi fidavo.
"Lo vedo choupi. I tuoi occhi si illuminano come non lo facevano da tempo nel parlare di una persona." rispose sorridendo.
"Tu non hai idea di che casino hai combinato, adesso anche lui si è messo in testa di dovermi chiamare così!" esclamai gesticolando e ricordandomi anche quel particolare.
E lei che fece? Rise, ovviamente.
"Ma quindi vi siete già baciati?" domandò poi curiosa. A quelle parole drizzai le orecchie e arrossì ancor di più.
"Che ne sai tu se a lui piaccio.." abbassai lo sguardo. Ed era vero, non lo sapevo nemmeno io. Magari, ieri mi aveva baciato solo per la foga del momento, magari per lui non sono altro che un'avventura estiva. Mi rattristì nel pensare a quello, forse era vero. Non che pretendessi qualcosa di serio, però, non mi piace quella definizione.
"Axel guarda che io l'ho visto molte davanti alla tua porta, esitante se entrare o no, e poi si vede che gli piaci, hai anche la sua felpa." disse con fare ovvio.
"Piccino, non farti venire strane idee, ancora forse non vi conoscete bene. Non affrettare conclusioni, okay?" aggiunse, guardandomi negli occhi con quello sguardo che trasmetteva così tanta sicurezza. La guardai e l'abbracciai. "Grazie nonna." sospirai nella sua spalla. Mi diede un bacio nella fronte e poi andò via, doveva andare a preparare il pranzo.
Non avevo per niente fame, così disfai la valigia e mi tolsi la sua felpa. La guardai, avrei voluto tenerla sempre con me, profumava così tanto di buono.
Mi misi un pantalone grigio di tuta e una maglietta blu a maniche corte.
Dovevo restituirgliela? E se me l'avesse chiesta lui? Che figuraccia avrei fatto? Perché in quel caso vorrebbe dire che lui non voleva che io la tenessi e che io quindi l'avevo tenuta con me facendogli magari, pensare che ho la mentalità di una ragazzina di 15 anni alle prese con la sua prima cotta.
Okay, dovevo restituirgliela. Così andai verso la sua porta e bussai due volte. La risposta non tardò. "Avanti!".
Aprì la porta e lo trovai steso sul letto mentre disegnava. Alzò lo sguardo su di me e si mise a sedere invitandomi ad avvicinarmi. "Non mordo sai?" disse ironico. "Beh, adesso non ne avrei motivo." aggiunse facendomi venire un mancamento. Pensai malissimo, ve lo giuro, sentì ancora più caldo di quanto già non facesse in quella stanza. "Ti dovevo riportare una cosa, tutto qua." dissi cercando di essere un po' più indifferente. Almeno speravo di sembrarlo. Mi guardò e invece di prendere la felpa, mi prese per mano, visto che avevo il braccio testo avanti a lui, e mi costrinse a sedermi. "Ti ho dato fastidio ieri sera?" chiese poi.
Non ci credo, stava sul serio parlando di eri sera. Credo che mi sarei potuto sentire male da un momento all'altro.
"No." dissi più tranquillamente di quel che mi aspettavo, e non fu una negazione secca. Mi guardò e si avvicinò un po' di più. "Ne sei sicuro?" mi chiese accarezzandomi la mano e guardandomi con quegli occhi così belli ed arrossati per via della stanchezza. "Perché mi fai questa domanda?" chiesi inclinando la testa di lato abbastanza stranito. Non capivo dove voleva arrivare. "Non lo so, non voglio che tu faccia cose che non vuoi." disse con una certa insicurezza nel tono di voce ed anche nello sguardo. Non risposi.
Gli accarezza una guancia e gli sorrisi rassicurante. "Quindi, questa è mia, no?" dissi poi alludendo alla felpa, cercando di cambiare discorso. Sorrise e annuì. "Gentilissimo." risposi facendo poi un'espressione teatrale. Rise. Feci per alzarmi ma lui mi strattonò nuovamente a se lo fece ancora, come ieri sera. Unì le nostre bocche e poi si staccò leccandosi le labbra. Lo squadrai dalla testa ai piedi. Mi alzai e feci un sorriso ebete. Mi avrebbe fatto impazzire, me lo sentivo.

Parfois. || Maxel ||Where stories live. Discover now