"64. Me lo dicevi sempre."

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Perché i miei titoli sono sempre dei riferimenti alle canzoni di Michele Merlo?
Boh, non lo capirò mai.
Buona lettura!

MARTA'S POV
Finalmente è mattina.
Dico finalmente perché non la vedevo da troppo tempo.
Il giorno, la luce del sole che penetrava dalle fessure della saracinesca, io la mattina non lo notavo più.

Mi sembrava di vivere in un mondo sempre grigio, in cui ad ogni ora del giorno era sempre buio.
Nella mia mente era sempre notte.

Perché svegliarmi la mattina significava trovarmelo di fianco, ancora addormentato o forse nell'altra stanza intento a cucinare qualcosa per colazione.
Questa era la mia quotidianità, senza per me la mattina non poteva esistere.

Ammetto che in questo periodo ho rimpianto sempre tutte le volte che per la mia pigrizia, e per la mia insonnia notturna, mi svegliavo tardissimo la mattina.
Mi perdevo sempre le coccole mattutine, il suo visino dolce da bimbo, mentre il suo corpo era un po' scoperto e un po' avvolto dalle coperte, dato che di notte continuava a rigirarsi nel letto.

Perdevo la possibilità di svegliarmi e di avvicinarmi di più a lui, ripassare con le dita della mia mano libera, dato che l'altra era sempre stretta alla sua, il contorno delle sue labbra.
Finché, provocandogli solletico, sul suo viso spuntava un sorrisino, segno che finalmente si era svegliato.

Ho talmente rimpianto di non aver vissuto ogni giorno questi momenti, che mi sono decisa adesso di viverli sempre.
Prima ero convinta che tutto non sarebbe mai finito e non pensavo che, da un giorno all'altro, potessi non rivivere quei piccoli gesti quotidiani.

Adesso ho imparato a mie spese che, per quanto a volte può sembrar reale, nulla è per sempre.
Perché ci ho sempre sperato, ho sempre creduto fosse così, ma ogni volta mi sono sempre ricreduta.

Io ho perdonato Niccolò perché senza mi sento vuota, non riesco a darmi pace senza vedere nemmeno una volta al giorno i suoi occhi.
Ma sono sempre divorata dalla paura di perderlo ancora, di ricadere di nuovo in basso.

Penso che sia normale arrivata a questo punto pensarlo, ma allo stesso tempo penso che, se Niccolò mi sentisse dire una cosa del genere, mi staccherebbe la testa dal collo.
Anche se lui sa quante paranoie al giorno mi faccio, quindi non sarebbe assolutamente una novità per lui.

Ad ogni modo oggi mi ritrovo perfettamente nella situazione che ho descritto prima.
Mi sono svegliata io per prima e lo sto scrutando attenta, vorrei che questo istante non terminasse mai.
Da una parte vorrei svegliarlo dato che comunque è già un po' tardi, dall'altra non riesco nemmeno a pensare di rovinargli il sonno, dorme beato, chi vorrebbe mai farlo?

Scelgo la seconda opzione e decido di alzarmi con cautela, passando sotto il suo braccio e sfilando la mia mano dalla sua, consapevole che sicuramente tra poco, per colpa di questo gesto, si sveglierà.

Stamattina, guardando la porta della camera stesa a letto, ho intravisto, data la porta socchiusa, il pianoforte bianco che fa capolino nella stanza riempita dai suoi traguardi.
Sono stata assalita da una tremenda voglia di suonarlo, quindi non ci ho pensato due volte ad alzarmi.

Mi siedo sullo sgabello e faccio fare alle mie mani, non sto suonando un qualcosa di preciso, semplicemente ciò che la mia mente mi dice.
Proprio essa mi porta sugli accordi di Giusy, ormai senza nemmeno rendermene conto.

Questa canzone ce l'ho talmente stampata dentro che in ogni momento esce fuori, se sto facendo qualsiasi cosa a volte mi torna nella mente e la canticchio.

Giusy ha visto tante cose
Per i pochi anni che ha

E da qui parto.
Sarà la millesima volta che la canto e che la suono, ma ogni volta è come se fosse la prima.
Mentre canto anche Spugna si sveglia, forse per il rumore del pianoforte, anche se ho chiuso tutte le porte proprio per non svegliarli.

Mille universi dentro una sola persona || UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora