•Capitolo 10•

1.1K 88 38
                                    

«Quindi non ricordi dove sei stato?» gli domandai incredula.

Lui scosse il capo. «No, non me lo ricordo.»

Avevamo ripreso a camminare e lo stavo riempiendo di domande. Cos'hai sentito? Cosa non hai sentito? Sei sicuro di stare bene?

«Sei sicuro di sentirti bene?» dissi per l'ennesima volta, l'ansia che non mi aveva abbandonata ancora del tutto. Per uno spaventoso istante avevo pensato che potesse svanire sul serio. Per sempre. Non riuscivo nemmeno a spiegare come mi fossi sentita.

Noah, accanto a me, mi rivolse un'occhiata esasperata. «Sì, mi sento benissimo», mi assicurò. «Smettila di chiedermelo o giuro che ti lascio qui.» E mi rivolse un rapido sorriso.

Evitai di dirgli che mi ero già persa senza di lui.

«Ti eri persa, vero?» affermò, dando voce ai miei pensieri.

Rimasi sbalordita. «Cosa?!» sbottai. «No, perché?» mentii mentre gli camminavo accanto. Tanto non mi aveva visto, no? Ma allora perché me lo stava dicendo?

Mi rivolse un'occhiata allusiva. «Perché quando mi sono svegliato, oltre a notare che le cose morbide su cui tenevo la testa non erano cuscini, ma qualcosa di decisamente più invitante, ho visto anche che non ci trovavamo più nello stesso punto della foresta, e se volevi tornare a casa stavi prendendo la via sbagliata.»

D'accordo, Noah era molto sveglio. Mi chiesi come se ne fosse accorto visto che a me sembrava tutto uguale.

«Non mi ero persa.» Non mi sarei data per vinta e non lo avrei ammesso. «Ti stavo...cercando!», mi illuminai, felice di avere trovato questa scusa.

«Ah, davvero?» Era chiaro che non mi credesse.

«Certo.» Annuii con convinzione, anche se quella stessa convinzione cominciò a vacillare sotto il suo sguardo indagatore.

"D'accordo.» Mi rivolse un gran sorriso, stringendosi nelle spalle. «Allora al ritorno farai tu strada.»

Merda.

«Benissimo.» Cacciai fuori un'aria risoluta e aumentai il passo, mentre in realtà minacciavo il mio cervello di funzionare e di tirare fuori il senso dell'orientamento che ovviamente non avevo.

Dopo non avevo idea di quanto tempo, arrivammo in quella che potevo presumere fosse la destinazione. Rimasi piacevolmente sconvolta da quello che vidi.

"Vieni.» Noah mi porse la mano, quindi la presi senza alcuna esitazione e lo seguii.

Oltre la foresta si estendeva una palude caratterizzata dal verde e dall'azzurro dell'acqua. Su alcune foglie si trovavano degli insetti di ogni colore, rane che saltavano da una superficie erbosa all'altra. Il sole, la parete rocciosa sul fondo e gli alberi intorno erano riflessi sull'acqua limpida, come se anche lei apprezzasse quel paesaggio e volesse catturarne ogni particolare. Quando scorsi la mia figura riflessa, fui travolta da una fitta acuta di tristezza nel constatare che sembrava tenessi la mano al nulla.

Per qualche assurda ragione, forse per accertarmi della sua presenza al mio fianco, aumentai la stretta.

«Ti piace?», mi chiese, schiarendosi la voce. «Ti presento il mio posto preferito.» E indicó il tutto.

Quando lo guardai scorsi pura gioia e ammirazione per questo luogo meraviglioso. Non mi stupii del suo entusiasmo. Era veramente bellissimo.

«Moltissimo.» Avvertii le mie labbra distendersi in un gran sorriso e uno strano calore mi avvolse il cuore, come una coperta calda e confortante. «Grazie per avere condiviso questo posto con me.»

The Bad boy's SoulWhere stories live. Discover now