•Capitolo 27•

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Alla fine scoprimmo, soltanto una volta fuori dall'ospedale, che l'orologio era avanti di mezz'ora, quindi accettai il passaggio in moto di Jake. Però lasciai che mi portasse a scuola, in modo da non destare sospetti. Lui sarebbe tornato a casa, ma prima che mettesse in moto, lo fermai.

«Jake?»

«Sì?» Si allacciò il casco.

«Grazie» dissi, prima di aggiungere: «Se ti va, possiamo tornarci insieme anche la prossima volta.»

Lui parve sorpreso dalla mia proposta. «Va bene, basta che non diventi un'abitudine.» Mi scoccò un sorriso ed infine partì, mentre io ridevo scrollando il capo.

Entrai a scuola e mi infilai nei bagni, in modo da aspettare che Andrew ed Emery uscissero. Speravo solo che con la scusa di avere capito che sarebbe rimasto con Emery anche durante le ore successive, l'avrei passata liscia. Feci pipì, pregando Noah di lasciarmi la mia privacy e poi mi sciacquai mani e viso.

Mi stavo asciugando quest'ultimo con un pezzo di carta, quando Noah mi comparve accanto e appoggiò la schiena al muro.

Avevo ancora il ricordo delle sue labbra sulle mie così vivido che mi sembrava di sentirne la morbidezza.

Ero proprio senza speranze.

«Non ti trucchi mai» proruppe cogliendomi di sorpresa.

Mi strofinai il viso, poi abbassai la carta per guardarlo. «Devo prenderlo come un invito a farlo?» Mi accigliai, poi la gettai nella spazzatura accanto ai lavandini. «Wow, quindi struccata sembro uno zombie. Fantastico, grazie Noah per questo consiglio.»

Lui sorrise. «In realtà secondo me così vai benissimo.» Mi fece l'occhiolino, quindi mi sforzai di non mostrare quanto questo mi mettesse in difficoltà. «Ma di solito le ragazze si truccano anche per fare colpo sui ragazzi, quindi tu non...» Distolse lo sguardo, in imbarazzo e cominciai a capire dove volesse arrivare.

Sospirai. «Noah, io non uso il trucco per fare colpo sui ragazzi» chiarii un po' a disagio, ma era la verità. Ora, se pensava che non mi truccassi perché non mi importava fare colpo su di lui era vero. O meglio, era vero che non mi importava farlo con il trucco, ma ad una parte di me certo che importava che...Che Noah pensasse che fossi carina. «Sono più a mio agio così, tutto qui. E non perché mi senta bellissima, mi sento normale e sto bene nella mia normalità.»

«Tu non sei normale» disse improvvisamente infastidito. Mi guardò come se fossi fuori di testa. «Sei decisamente sopra la norma.» Scrollò il capo, come se non potesse crederci. «Non dirmi che nessuno te lo ha mai detto.»

Il mio cuore fece una capriola. «No.»

Noah scoppiò a ridere, quindi gli diedi una spinta. «Smettila di prendermi in giro!»

«Non ti sto prendendo in giro.» Ma rideva ancora. E la sua risata era un suono bellissimo. «Però la tua faccia è epica, si vede che non ricevi molti complimenti.» Mi si avvicinò, portando il suo viso a pochi centimetri dal mio. «Bisogna rimediare, non credi?» I suoi occhi caddero sulle mie labbra. «A proposito, anche le tue labbra non sono niente male.»

Sorrisi, lo stomaco stretto in una piacevole morsa. Dovevano essere queste le famose farfalle nello stomaco di cui parlavano tutti, di cui decantavano i libri. E io le stavo provando per Noah, un ragazzo che si trovava tra la vita e la morte. L'unica persona che non avrei mai potuto avere. O almeno non ora.

«Quindi è questo il famigerato Noah Winchester?» esalai divertita.

«È anche questo, sì» mormorò, prima di baciarmi e cancellare qualunque cosa avrei voluto dire dopo. Prima piano, delicatamente e poi sempre con maggiore foga. Con una mano mi strinse a sé e l'altra me la portò tra i capelli. Le sue labbra a contatto con le mie mi mandavano a fuoco, in ogni terminazione, e non mi sarei di certo stupita se fossi andata in combustione da un momento all'altro. L'attrazione esplose tra noi istantanea e io non feci assolutamente niente per respingerla.

The Bad boy's SoulWhere stories live. Discover now