[Nuova versione revisionata!]
Molti penseranno che essere figlia di un dio greco sia fantastico.
Be', quei molti si sbagliano di grosso, perchè fa schifo, specialmente se per generarti è stato infranto un antico patto e non avresti nemmeno dovuto es...
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La prima cosa che mi colpì quando finalmente ripresi conoscenza fu l'odore fortissimo, quasi stomachevole.
«Ehi, ehi, piano» mi disse la voce di Annabeth.
Le sue mani mi aiutarono a mettermi seduta. Mi faceva male un po' tutto, come se fossi stata investita da un autobus. Mi guardai intorno, cercando di capire dove cavolo mi trovavo.
La prima cosa che accertai è che ci stavamo muovendo, quindi dovevamo essere sul container di un camion. Accovacciati in una fila di sudice gabbie di metallo c'erano tre animali: una zebra, un leone albino e una strana specie di antilope. L'odore era nauseabondo. Seduti davanti a me, in mezzo alla paglia, c'erano Percy e Grover. Mi fissavano preoccupati. «Dove-»
«Bevi» mi ordinò Annabeth, accostandomi alle labbra una delle borracce che avevo preso dal parco acquatico.
La presi e ne bevvi quasi metà. «Che cavolo è successo?» gracchiai.
«Tuo padre ti ha colpita con un fulmine» mi spiegò Percy «sei svenuta. Avevamo paura che ti avesse...». Deglutì, incapace di finire la frase.
«Oh» commentai, ricordando improvvisamente tutto l'accaduto. Avevo volato, e al mio vecchio non doveva essere piaciuto affatto. Il fulmine mi aveva colpita in pieno in mezzo alle scapole. «Cavolo» borbottai, cercando di guardarmi le spalle. Lì mi accorsi che indossavo una maglietta nera, non bianca come ricordavo.
«Ti ho cambiata io» mi disse Annabeth «la maglietta era nello zaino che Ares ci ha dato dopo che gli abbiamo ridato lo scudo. Ci ha trovato un passaggio». Indicò con un gesto della mano il container in cui ci trovavamo.
«Mi è rimasto qualche segno?» domandai.
«No, tranquilla» rispose Annabeth «ma non avresti proprio dovuto volare. E' stato irresponsabile»
Alzai gli occhi al cielo. Tipico: invece che ringraziarmi per averla presa mi stava sgridando. «Prego, Annabeth» replicai infastidita.
Guardai i tre animali. Qualcuno aveva gettato al leone un sacco di rape, che ovviamente l'animale non aveva nemmeno guardato. La zebra e l'antilope avevano ricevuto un vassoio di carne macinata a testa. La criniera della zebra era imbrattata di gomma da masticare, come se qualcuno si fosse divertito a sputarci sopra. L'antilope aveva uno stupido palloncino argentato di compleanno legato a una delle corna. A quanto pareva nessuno si era azzardato a molestare il leone, ma la povera bestia si aggirava irrequieta sopra delle coperte sporche, in uno spazio decisamente troppo piccolo, ansimando per il caldo soffocante dell'autotreno. Gli occhi rosa erano tormentati dalle mosche, mentre dalla pelliccia bianca si intravedevano le costole.
«Di immortales!» esclamai disgustata «Ma che diavolo di trasporto è, questo?»
«Vorrei saperlo anche io» commentò Grover. Notai che era parecchio alterato.