[Nuova versione revisionata!]
Molti penseranno che essere figlia di un dio greco sia fantastico.
Be', quei molti si sbagliano di grosso, perchè fa schifo, specialmente se per generarti è stato infranto un antico patto e non avresti nemmeno dovuto es...
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Saltammo giù dal Tir un po' goffamente, immergendoci nel pomeriggio del deserto.
C'erano come minimo quaranta gradi e noi dovevamo proprio avere l'aria di vagabondi cotti dal sole, ma erano tutti troppo presi dagli animali per fare caso a noi. Passammo davanti a ogni genere di albergo e casinò di lusso: il Montecarlo, l'MGM, le piramidi, una nave pirata e perfino la Statua della Libertà.
Non era ben chiaro cosa stessimo cercando. Forse solo un posto per ripararci dal caldo, trovare un panino e qualcosa da bere -e magari escogitare un nuovo piano per arrivare sulla costa occidentale. Quello era il problema più impellente.
Probabilmente ad un certo punto sbagliammo strada, perché ci ritrovammo in un vicolo cieco di fronte all'Hotel Casinò Lotus. L'ingresso era un enorme fiore al neon, con i petali che si accendevano a intermittenza. Non c'era gente, ma le scintillanti porte cromate erano aperte, liberando un'aria condizionata che profumava di fiori di loto. Il portiere, adocchiandoci, ci sorrise. «Ehi, ragazzi. Sembrate stanchi. Volete entrare a riposarvi?»
Percy annuì subito e disse che ci sarebbe piaciuto molto entrare. Eravamo tutti stanchi, sporchi e affamati, quindi nessuno di noi protestò -anche se, con il senno di poi, sarebbe stato meglio farlo.
Una volta dentro, ci guardammo attorno e Grover esclamò: «Cavolo!».
L'intero atrio era una sala giochi gigantesca. C'era uno scivolo d'acqua attorcigliato attorno a un ascensore di vetro che saliva per almeno quaranta piani. Un'intera parete era dedicata all'arrampicata e c'era persino un ponte per il bungee jumping da interni. Si potevano indossare tute speciali per la realtà virtuale, con vere pistole laser, e centinaia di videogame proiettati su giganteschi maxischermi. E non bisognava fare la fila, perché non c'erano molti ragazzi a giocare.
Inoltre, diverse cameriere giravano per la sala e c'erano snack-bar che servivano ogni genere di cibo che si possa immaginare. Se non fossi stata così stordita per il caldo, la sete e la fame probabilmente mi sarei fatta due domande, ma in quel momento la fortuita apparizione di quel posto quando più ne avevamo bisogno non mi disturbava minimamente.
«Benvenuti al Casinò Lotus!» esclamò un fattorino. Indossava un'orrenda camicia hawaiana bianca e gialla a motivi floreali, dei pantaloncini corti e un paio di infradito. Mi ricordò un po' il signor D. «Ecco la chiave della vostra stanza!»
«Ehm, ma noi-» balbettò Percy.
«No, no» lo interruppe lui, ridendo «il conto è già saldato. Niente spese extra, niente mance. Salite pure all'ultimo piano, stanza 4001. Se avete bisogno di qualcosa, tipo più bolle nell'idromassaggio o le ricariche per il tiro al piattello, chiamate la reception. Ed ecco qui le vostre carte Lotus». Ci mise in mano quattro carte di credito di plastica. «Funzionano nei ristoranti e su tutti i giochi e le attrazioni»