[Nuova versione revisionata!]
Molti penseranno che essere figlia di un dio greco sia fantastico.
Be', quei molti si sbagliano di grosso, perchè fa schifo, specialmente se per generarti è stato infranto un antico patto e non avresti nemmeno dovuto es...
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Le Praterie degli Asfodeli era il campo più immenso che io avessi mai visto in vita mia.
L'erba nera era stata calpestata da secoli di piedi morti. Spirava un vento caldo e umido, come l'alito di una palude. Alberi neri crescevano qua e là in rade macchie. Il soffitto della caverna era talmente alto che avrebbe potuto essere un banco di nubi temporalesche, e per un attimo mi sentii anche meglio se non fosse stato per le stalattiti -degli spuntoni aguzzi e micidiali che mandavano un lieve bagliore grigiastro. In mezzo ai campi ce n'erano diverse conficcate nell'erba nera.
Cercammo di confonderci tra la folla, tenendo un occhio aperto sugli eventuali demoni della vigilanza. Scrutai gli spiriti in cerca... be', non lo sapevo con precisione. Non sapevo nemmeno che aspetto avesse mia madre quando era morta -o che aspetto avesse quando vivevo con lei. Forse ero troppo piccola a quel tempo, ed era per quello che non ne avevo memoria.
Comunque, anche se avessi saputo com'era, non sarei riuscita a riconoscerla. Era difficile guardare i morti. Hanno il volto tremolante. Sembrano tutti leggermente arrabbiati o confusi. Si accostavano per parlarci, ma le loro voci somigliavano ad un cicaleccio stridulo, come un cinguettio di pipistrelli. Non appena si rendevano conto che non riuscivamo a comprenderli, si accigliavano e si allontanavano.
Avanzammo lentamente, seguendo la fila dei nuovi arrivati che dalle porte principali serpeggiava verso un padiglione di tela nera, con uno striscione che diceva:
GIUDIZI PER L'ELISIO E LA DANNAZIONE ETERNABENVENUTI, NOVELLI ESTINTI!
Da dietro la tenda fuoriuscivano due file molto più piccole. A sinistra i demoni della vigilanza scortavano gli spiriti lungo un sentiero in discesa, verso i Campi della Pena che baluginavano e fumavano in lontananza: un vasto territorio desolato e arido, solcato da fiumi di lava, campi minati e chilometri di filo spinato che separavano le diverse aree di tortura. Perfino da quella distanza riuscivo a scorgere persone inseguite da segugi infernali, bruciate allo spiedo, costrette a correre nude fra i cactus o ad ascoltare l'opera. Distinguevo perfino una collinetta con la sagoma minuscola di Sisifo che sfacchinava per spingere il suo masso fino in cima.
La fila che sbucava alla destra del padiglione del giudizio era molto meglio. Si dirigeva verso una piccola valle circondata da mura: una sorta di comunità residenziale privata che sembrava essere l'unico angolo felice degli Inferi. Oltre la porta blindata c'erano quartieri di splendide case di ogni epoca: ville romane, castelli medievali e tenute vittoriane. Fiori d'oro e d'argento spuntavano nei prati. L'erba si increspava con i colori dell'arcobaleno. Riuscivo a sentire il suono delle risate e il profumo del barbecue. Doveva essere di certo l'Elisio. In mezzo alla valle c'era uno scintillante laghetto azzurro con tre piccole isole simili ad un villaggio vacanze alle Bahamas. Le Isole dei Beati, per coloro che avevano scelto di nascere tre volte e per tre volte si erano meritati l'Elisio.