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CHINO IL CAPO OTTANTA VOLTE IN DIECI MINUTI


"Sala" non era la parola giusta per descrivere la Sala del Trono

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"Sala" non era la parola giusta per descrivere la Sala del Trono. Proprio per niente.

Massicce colonne si levavano fino a un soffitto a volta, ornato di costellazioni dorate in movimento. Dodici troni giganteschi erano disposti come una U capovolta, proprio come le capanne del Campo. Un fuoco enorme crepitava nel braciere centrale. I troni erano vuoti, tranne per i due posti all'estremità: il trono principale a destra e quello immediatamente alla sua sinistra. Non avemmo bisogno di presentazioni per sapere chi fossero gli dei che li occupavano e che ci stavano aspettando.

Ci avvicinammo. Gli dei erano giganti, come Ade, e quasi non riuscivo a guardarli senza avvertire una specie di formicolio per tutto il corpo, come se stessi per prendere fuoco.

Zeus, il Padre degli Dei, indossava un completo gessato blu scuro. Era seduto su un semplice trono di platino massiccio. Era identico a come l'avevo visto nello specchio del bagno del treno. Quando gli arrivammo più vicino, ci fu un crepitio nell'aria e avvertii l'odore dell'ozono. Mi affrettai a raggiungerlo e mi inginocchiai. «Padre» dissi.

«Figlia» rispose, ma mi sembrava distratto. Mi arrischiai a guardarlo e vidi che osservava Percy, che si era fermato alla mia destra, davanti all'altro trono occupato.

Il dio seduto lì sopra era senza dubbio il fratello di Zeus, ma era vestito in modo molto diverso. Indossava dei sandali di cuoio, un paio di bermuda color kaki e una curiosa camicia hawaiana straripante di pappagallini e noci di cocco. La pelle era abbronzatissima e le mani erano scorticate, come quelle di un vecchio pescatore. Aveva i capelli neri e gli occhi di un profondo verde mare, e non c'era nessun dubbio sul fatto che fosse il padre di Percy. Gli somigliava come una goccia d'acqua.

Il suo trono era una sorta di sedia per la pesca d'altura. Era di quelle semplici, girevoli, con la seduta di pelle nera e una fondina incorporata per la canna da pesca. Invece di una canna, però, la fondina custodiva un tridente di bronzo con le punte scintillanti di luce verde.

Entrambi gli dei erano immobili e muti, ma si avvertiva una tensione nell'aria, come se avessero appena concluso una discussione. Percy si inginocchiò ai piedi di Poseidone. «Padre» disse.

Per un attimo il silenzio fu quasi assordante. Poi Zeus parlò: «Non dovresti rivolgerti prima al padrone di casa, ragazzo?».

«Pace, fratello» disse finalmente Poseidone «il ragazzo mostra deferenza a suo padre, come tua figlia ha fatto con te. Come è giusto che sia»

«Insisti a riconoscerlo, dunque?» chiese Zeus, minaccioso «Riconosci questo figlio che hai generato rompendo la nostra sacra promessa?»

Che ipocrita. Io e Percy ci scambiammo un'occhiata.

[1] 𝙎𝙩𝙤𝙡𝙚𝙣 » Percy JacksonWhere stories live. Discover now