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Zao si risveglia, stupito di riuscire ancora a respirare.

Il potere di John è cresciuto, e molto. Ha raggiunto livelli di estasi che è certo nessuna creatura vivente abbia mai sfiorato in tutta la storia dell'evoluzione, dai procarioti fino agli homo sapiens.

Il corpo di John è steso accanto a lui, calato in un sonno profondo e sereno. Giace a pancia in giù, nudo, con un lembo di lenzuolo a coprirgli le natiche. Zao distoglie lo sguardo da quel burroso David di Michelangelo, per evitare di svegliarlo con i pensieri impudici che gli sono esplosi nella mente.

Si alza a fatica e, barcollando, incespica verso il bagno. Sciacqua il viso e si specchia, passando una mano sulla pelle. Ha un morsico violaceo sulla spalla destra, alla base del collo, e diversi segni su tutto il corpo, ma non ricorda nessun passaggio troppo irruento. Anzi. Ha provato qualcosa di simile a una crisi mistica sensoriale.

Sapeva cosa rischiava quando ha cominciato a provocare John in quel modo. Dopo una notte di "sesso umano" e il breve pasto come intermezzo, era consapevole che tornare a stimolarlo avrebbe acceso qualcosa di folle in lui. Un largo sorriso taglia le sue labbra, facendogli luccicare gli occhi per quella sua stupida abilità di riuscire sempre a portarlo al punto di rottura. Tuttavia, anche nella furia travolgente del potere, John è stato un amante premuroso, non andando mai oltre il limite, nonostante a un certo punto Zao lo avesse pure desiderato.

Immagina storditamente cosa possa accadere quando due draghi umani si uniscono, ed è quasi certo che John si sia trattenuto fino allo stremo per non fargli del male. Vorrebbe essere drago per lui. Vorrebbe potergli trasmettere tutto il piacere che ha ricevuto e dargliene altrettanto. Vorrebbe avvolgerlo tra le sue spire e soffiare in lui il fuoco vorace della passione. Ma è solo un essere umano, pensa, fissando i suoi occhi cerchiati da solchi neri. Un misero bipede colmo solo di un amore infinito (e un'ossessione sessuale), per l'uomo che ha scelto.

Quell'amore è sufficiente, si dice, combattendo a forza il pensiero costante di non essere abbastanza, è bastato per vincere contro l'oceano ed è bastato per colmare il cuore di suo marito. A modo loro, sono riusciti a trovare un equilibrio. Non sulla terra. Né sul mare. È in volo che si sono trovati, sul territorio delle anime.

Zao afferra lo spazzolino da denti e, con un sogghigno soddisfatto, pensa che dovrà mettere una maglia a collo alto per andare al lavoro. E solo l'idea di come John abbia marchiato la sua pelle, di come l'abbia fatto suo quella notte, elettrifica di nuovo il suo corpo.

Guarda l'ora e sa che presto dovrà svegliarlo per accompagnarlo in biblioteca perché un collega gli ha chiesto un cambio turno, di nuovo, e lui naturalmente non ha saputo dire di no. Si affretta quindi per lasciargli il bagno libero. Quando è pronto, si accosta al letto e sfiora la sua spalla scoperta con un bacio.

John mormora qualcosa nel sonno in tono roco e pesante, muovendosi leggermente.

Zao, che è già vestito di tutto punto, si passa disperato una mano sul viso perché quel micromovimento, e la sua sola voce, l'hanno acceso all'istante. Non era così reattivo nemmeno durante la luna di miele o a Venice Beach. Prima che la situazione precipiti, decide di svegliarlo per bene. Si schiarisce la voce e lo chiama deciso. John ha un sussulto poi apre gli occhi: – Amore... È già ora? Come stai?

Zao si sente barcollare. Quella voce. Quella voce lo sta distruggendo. È come una brezza che sfiora ogni sua corda interiore e la fa vibrare, rievocando le vette raggiunte nelle ore precedenti.

– Zao...

Occhi meravigliosi, vivi, colmi di amore, fiducia, devozione, eroismo, si piantano su di lui, ansiosi e accigliati. Quel corpo si muove, si solleva, il torace sodo, i muscoli tonici e allungati, e il dannato lenzuolo che scivola lento dai suoi fianchi, come un artista che scopre la scultura di un guerriero greco. E poco importa che quella pelle sia interamente ricoperta da cicatrici sfiguranti. È avorio fuso, materiale divino.

Zao resta immobile, incapace di dire o fare qualcosa, pensando che tra pochi istanti culminerà nei pantaloni di fronte a suo marito, solo perché l'ha salutato.

Poi gli occhi di John si svegliano del tutto e la sua splendida mente, ormai connessa a lui con cavi d'acciaio, capta quell'urgenza inespressa. – Amore... – sussurra accogliendo subito la sua richiesta. Zao sussulta e geme sollevando gli occhi al cielo: – Mio Dio!

John non fa in tempo a fare null'altro che il sollievo esplode rovente. Assesta il tutto, delicato come un petalo, mentre Zao si sorregge alla parete con le gambe tremolanti e il cervello in pappa. Lotta per tornare in sé e lo aiuta ad alzarsi, intrappolandolo in un abbraccio fortissimo. – Mi dispiace, – mormora Zao, – che risveglio stupido.

John sorride. – Non così è male svegliarmi con il tuo sapore in bocca.

Zao stringe gli occhi, ringraziando Dio che il suo corpo non possa biologicamente ricaricarsi all'istante, perché altrimenti avrebbe dovuto veramente cambiarsi d'abito. – Basta così! Ogni cosa che dici o che fai mi fa tornare su di giri! Vatti a cambiare, mettiti un burqa, e andiamo al lavoro.

– Ok, Zao, – ridacchia John, – ma dovresti lasciarmi andare.

Zao grugnisce un assenso e controvoglia apre le braccia, permettendogli di respirare.

John si prepara rapido e in pochi minuti è già in soggiorno. Si passa una mano tra i capelli per pettinarseli e raccoglie la sua tracolla piena di documenti da portare in biblioteca. Come al solito veste in modo anonimo: una t-shirt, una felpa e jeans. Raccoglie la giacca, perché fa piuttosto freddo, e si arrotola una sciarpa al collo. Non ha niente di ché, eppure Zao non ha mai visto un uomo più affascinante in tutta la sua vita. Non esprime sesso e neppure tenerezza, piuttosto un solido e sensuale equilibrio tra virilità e armonia, qualcosa che incanta.

E, infatti, John deve agitargli una mano davanti agli occhi per spronarlo a muoversi. Poi scoppia a ridere e, salendo in auto, dice: – Amore, non è che ci conosciamo da pochi giorni...

Zao scuote la testa mentre fa manovra e parte a razzo sulla strada sterrata. – Lo so, ma non posso farci niente! Sono drogato da te, intossicato. Ho bisogno di averti vicino, in continuazione.

John si morde il labbro inferiore. – Lo sento e questo... aumenta ciò che provo io stesso. E faccio molta fatica a... controllarmi.

Lui fa un sospiro di sollievo. – Meno male che non sono solo io.

– Temo che dovremo darci una forte, decisa... e drammatica calmata.

Zao scoppia a ridere: – Sacrosanto. 

AL DI LÀ DEL CIELO E DEL MARE cap 102-215Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora