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Zao si risveglia con un sospiro indolente, sentendosi riposatissimo. Stiracchia le gambe e distende le braccia sul morbido cuscino al suo fianco.

Mentre si crogiola nella beatitudine di un risveglio senza la suoneria del cellulare, qualcosa lo induce a pensare che non dovrebbe affatto sentirsi così bene... in fondo, dormire accovacciati su un tappeto, alla sua età, dovrebbe causargli come minimo alcune fittarelle alla schiena. Non si spiega quindi tutto quel benessere... Apre gli occhi di scatto e si guarda intorno. È disteso sul letto in camera, da solo. E non ricorda affatto di esserci arrivato. Con un singulto salta giù, liberandosi delle lenzuola e si precipita in soggiorno.

Guarda verso il divano dove dovrebbe esserci John, ma la coperta è stata spostata e il deflussore della flebo staccato. Si volta e lo vede in piedi, dietro i fornelli in cucina, laborioso e attivo come una formica, che sta togliendo manciate di frittelle da un'esausta pentola antiaderente e le posa, rapido, su un piatto traboccante, accanto a pane tostato e due brocche di succo d'arancia e latte. Quella testardaggine vivente barcolla un poco e si sostiene sul ripiano, prima di accorgersi di lui e sfolgorarlo con un sorriso stellare: – Buongiorno, amore!

– C... cosa fai?! – balbetta Zao in preda a un ictus fulminante.

– Preparo la colazione, – risponde lui tranquillo come un bimbo.

In una volata, Zao lo prende tra le braccia e lo porta di peso sul divano. – Zao! – fa John protestando. – Cosa ti prend...e...? – qualcosa nello sguardo di suo marito gli fa morire la voce in gola.

– Devo legarti?! – fa lui serissimo. – Dimmi se devo farlo, perché lo faccio, te lo giuro, dannato testone!

John resta fermo, fissandolo senza dire una parola, e Zao si rende conto che nemmeno il suo più terribile, impestato cipiglio, quello che fa tremare i suoi sottoposti in Centrale e gelare i criminali, riesce a intimorire suo marito o a metterlo quantomeno in soggezione. – Non ridere.

– Non sto ridendo, – mormora John.

– Lo fai con gli occhi, – ribatte lui. Quei fari che somigliano a stelle cadute sulla Terra, ancora accese di energia infinita. Quelle perle di gioiosa luce ribelle, limpide come sorgenti, che lui ha amato dal primo momento che ha visto. – Pensi davvero che sia divertente? – fa con tutta l'autorevolezza di cui è capace. – Lo sai che durante la terapia devi osservare il massimo riposo? Che non puoi camminare, per non dire stare in piedi, a meno di dover andare in bagno e, anche in questo caso, accompagnato? Che devi restare disteso e fermo, con la testa sempre in linea con il cuore? – sospira e prende fiato. – Stai facendo qualcosa adesso con il tuo potere?

John scuote il capo in silenzio. Zao gli avvicina una mano alle tempie. – Ecco, – fa dopo un poco, – per qualche ora avrai la mente sgombra da interferenze. Adesso resti qui fermo, hai capito? Fermo e disteso come un'ameba... come un bradipo in letargo... o mi arrabbierò molto con te, va bene?

John annuisce serio, poi però un angolo della bocca si solleva all'insù. – Ma non le vuoi nemmeno assaggiare? Sono calde, appena fatte, e ho usato la ricetta segreta della nonna di Alice...

Zao fa un grugnito esasperato e abbassa la testa per non mostrare il sorriso involontario che gli sta comparendo sul volto. John scoppia a ridere quando lo vede arrendersi e andare in cucina a trafugare frittelle per tutti e due.

Il giorno dopo Zao rientra in casa con un piccolo malloppo di lettere. – Hai preso la posta? – chiede John con voce stanca, sporgendosi faticosamente dal divano.

– Che ti ho detto?! – fa Zao severo.

John sospira e ubbidiente si rimette disteso.

– Bravo, – fa lui e gli si avvicina smistando le varie buste. – Bollette, bollette e, oh, sì, che bello un'altra bolletta! Aspetta, questa è... indirizzata a te, sembra... eh sì, proprio dalla tua casa editrice, – fa per porgergliela, ma si trattiene perché in quel momento per John anche il minimo movimento è stremante. – La teniamo da parte per dopo, ok?

AL DI LÀ DEL CIELO E DEL MARE cap 102-215Where stories live. Discover now