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Il giorno dopo John si reca in biblioteca, dove va a parlare con Arsham per definire la chiusura del contratto lavorativo e firmare la nuova collaborazione come caporedattore per la sua piccola casa editrice, un lavoro gestibile completamente da casa. È qualcosa che gli dà una sottile sensazione di felicità, come se fosse proprio la cosa giusta da fare e il momento perfetto per compierla. Arsham è fibrillante all'idea di lavorare con lui e ancora di più perché ha saputo che ha iniziato la lavorazione di un terzo romanzo.

Terminato tutto, John si ritrova per la prima volta da anni completamente libero da impegni già a metà mattina. Si dirige quindi a fare un paio di acquisti per Zao e comprare qualche provvista per i giorni successivi. Fa molto freddo e il cielo è grigio e nuvoloso, nell'aria si sente forte l'odore della neve. Mentre sta riempiendo il carrello di verdura, riceve una telefonata da parte di Sam.

– John, come stai? Sono passato in biblioteca, ma mi hanno detto che non lavori più lì. È successo qualcosa?

– No, affatto, mi sono licenziato.

– Cosa...? – John gli spiega brevemente quanto accaduto e Sam si congratula con lui: – Hai fatto bene! Inizia una nuova parte della tua vita. Che ne dici di festeggiare venendo all'inaugurazione della mia nuova personale?

– Volentieri, quando sarà?

– Fra tre settimane, pensavo di allestirla proprio alla Central Library... ti darebbe fastidio? Perché se è così cambio subito scenario...

– No, anzi, mi fa piacere.

– Bene, – esclama Sam soddisfatto, – perché è per te! Ti mando l'invito sul cellulare.

John sgrana gli occhi e fa per ribattere ma Sam, con una risata, chiude la comunicazione. Scuotendo la testa e ridendo fra sé e sé, termina in fretta gli ultimi acquisti e torna verso casa. Scende alla fermata e si incammina lungo la strada in terra battuta dove incrocia Alice, che, chiacchierando del più e del meno, gli offre un passaggio fino a casa.

John sistema la spesa, mette a posto le piante in veranda, accende il fuoco nel caminetto e si mette a scrivere sul tavolino da pranzo. Il tempo scorre velocissimo, tanto che ha quasi un sussulto quando sente l'auto di Zao imboccare l'inizio del sentiero a un paio di chilometri da lì.

Freni che stridono e il motore che singulta a uno spegnimento in corsa. Passi pesanti e veloci. Un salto a superare i tre gradini della veranda. La porta che si spalanca con un tonfo. – Ciao, amore! Sei impegnato? Stai scrivendo? Di già? È il nuovo romanzo? Posso vedere? – Il "tornado Zao" entra in casa, investendolo di domande, entusiasta come un folletto. Appoggia il mento sulla sua spalla e legge le parole sullo schermo. – Mi piace!

John scoppia a ridere. – Hai letto solo il titolo.

– Già mi piace.

John si alza e si gira a baciarlo. – Com'è andata la giornata?

– Troppo lunga senza di te. Non vedevo l'ora di tornare a casa, – mormora dando un assaggio alle sue labbra. – E tu ti sei annoiato? – chiede avvicinandosi provocante.

– Ho fatto un po' di spesa, preparato la cena e scritto, il tempo è volato, – ansima John, mentre le mani di Zao lo stringono forte ai fianchi. – Sam ci ha invitati alla sua nuova personale...

– Meraviglioso, – sussurra Zao con un entusiasmo difficilmente riconducibile a Sam e alla sua arte, mentre lo zittisce depositandogli una scia di umidi baci sul collo e sfiorando i punti che ormai sa mandarlo in corto circuito all'istante. Infatti John reagisce subito con un fremito teso, mentre le sue mani si aggrappano alla giacca che ancora indossa. – Zao... sei terribile... – esala.

– Non è colpa mia, – sorride la volpe.

John solleva il volto a fissarlo e lui esulta dentro perché vi legge una furia bruciante, proprio quella che voleva scatenare. Gongola soddisfatto per l'incredibile presa che ha su di lui: – Sei plastilina tra le mie mani! – mormora con sguardo da pirata. Gli occhi di suo marito hanno una scintilla e Zao sa che dovrebbe sudare freddo e scappare a gambe levate di fronte a quel cipiglio che, se solo volesse, potrebbe letteralmente portare al punto di fusione lui, la loro casa, l'intera foresta e tutto il Canada in un istante.

Zao invece gli ridacchia in faccia, incosciente e stupidamente fiero di sé.

Esplode in una risata tonante, quando si sente sollevato di peso, spinto contro la parete alle sue spalle e assaltato di potenza. Esulta selvaggiamente tra respiri e gemiti sempre più accesi, lasciandosi invadere con lo sguardo appannato e perso in una febbre incontenibile. – Mi arrendo, – ansima, incapace di respirare, parlare o finanche formulare un pensiero coerente, bloccato ai polsi dalla stretta decisa di John, mentre la parete dietro di lui ne assorbe i contraccolpi.

John si ferma un momento e lo fissa ansante come se volesse divorarlo sul posto, gli occhi che vibrano, lottando per contenere il fuoco impetuoso che vi marosa dentro. – Sono tuo, – sussurra Zao, a fior di voce, di fronte al cipiglio devastante di quegli occhi da drago.

John gli restituisce un'occhiata colma di amore e passione, un istante di lucidità, prima che la nebbia torni a offuscare il suo sguardo. Gli lascia i polsi e si regge alla parete, Zao fa così scorrere le mani lungo quel corpo perfetto che lo manda in estasi. Sotto quella forza, che solo lui conosce veramente, risolve la sua canagliata con un tremito, rovinando a terra insieme a lui.

– È da tutto il giorno che ci pensavo! – esclama Zao sogghignando. Sono seduti sul pavimento in legno, la cena dimenticata in forno, ancora mezzo vestiti, abbracciati così stretti che la pelle sembra fondersi. Non riescono a smettere di baciarsi. – Che ci succede? – fa John sospirando con le labbra sul suo collo. – Perché non riusciamo a fermarci?

– Perché siamo pazzi l'uno dell'altro, – risponde lui fregando la guancia sulla sua. – Non mi abituerò mai all'espressione che hanno i tuoi occhi quando riesco a farti perdere la ragione, – sussurra roco, – ti adoro con tutto me stesso. – John si puntella su un gomito per guardarlo bene in viso: – Meno male... perché abbiamo appena fatto un bambino.

Gli occhi di Zao si sgranano e il sogghigno di prima scolora in un'espressione di puro terrore: – Io... tu... COSA...? Aspetta un momento... – balbetta, ma un secondo dopo scorge un luccichio divertito nello sguardo del marito. – Accidenti a te! – sbotta, mentre John scoppia a ridere nascondendo il viso sul suo petto. – Mi hai fatto prendere un colpo! – mugugna offeso.

– Te lo meriti un po' di sano panico, sei un caterpillar a volte, – mormora lui contro la sua pelle.

Zao rimane in silenzio riflettendo. – Hai ragione, – fa accarezzandogli i capelli con una tenerezza inusitata, – non so come fai a sopportare il mio caratteraccio.

John si stringe ancora di più a lui. – Perché ti amo, idiota, e perché sono peggio di te.

Zao espira una risata. Dopo un poco dice in tono riflessivo: – Penso che sia questo il paradiso: tu e io spalmati sul divano, nella nostra casetta. Non so cos'altro potrei desiderare. Mi sento come il Buddha, in totale assenza di desideri.

– Io provo la stessa cosa. Mi sembra di vivere in un sogno. Non ho mai provato tanta pace e... completezza in tutta la mia vita.

Zao fa scorrere le mani sul suo viso e gli cattura le guance tra le dita. – Dio... come fai a essere così... così... – si solleva un poco a baciarlo, ed è un contatto privo della frenesia di poco prima, ma solo ricolmo di una tenerezza sconfinata. E di amore. Infinito. Incomprensibile.

Dopo una mezz'ora lo stomaco di Zao ricomincia a brontolare forte. Si alzano ridendo, fanno una doccia insieme litigandosi il sapone e rubandosi l'asciugamano, quindi, tra uno scherzo e l'altro, mangiano il pasto preparato da John.

Il mattino successivo li ritrova abbracciati l'uno all'altro davanti alle tiepide braci del caminetto, mentre un altro fuoco prosegue, divampando gagliardo e fiero, dentro i loro cuori. 

AL DI LÀ DEL CIELO E DEL MARE cap 102-215Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora