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La luce dell'alba comincia a filtrare fioca dalle finestre della camera. Zao si risveglia con una sensazione di benessere così totale che, per un momento, si chiede se non sia già morto e andato in paradiso. È una domenica mattina, qualche settimana dopo la personale di Sam. Dà un occhio all'orologio, hanno dormito 12 ore secche, sfiniti entrambi, ciascuno per i suoi propri motivi.

John giace sopra di lui, profondamente addormentato, leggero come un elfo dei boschi. Il suo cuore impossibile che sfreccia come un jet contro il suo torace: una pulsazione ormai così familiare e radicata da farlo stare in ansia se non la sente almeno una volta al giorno. John: fuoco e gentilezza, mistero ed empatia umana a mille.

È come avere un pettirosso posato sulla pelle: caldo, morbido, buono e puro, e altrettanto fragile e delicato, ma anche ribelle e coraggioso, ostinato e magico, capace di sfiorare il cielo con un battito d'ali. Come sempre, Zao si sente sopraffatto dalla semplice presenza di suo marito. Non sa cosa abbia fatto per meritare una simile fortuna o se esista un merito.

Trattiene il respiro mentre lo sente gemere nel sonno, muoversi leggermente e, infine, aprire gli occhi, non senza averlo mandato in allarme rosso, per quei micromovimenti che hanno involontariamente risvegliato tutto il suo ardore. I capelli gli sfiorano la pelle del torace, quando solleva la testa a guardarlo. – Zao... – Occhi di luce che lo sfiorano e labbra arrossate che sorridono, come se lui fosse l'unico essere vivente nell'intero universo.

– Buongiorno, amore mio, – mormora accarezzandogli il viso.

John si rende conto in quel momento di quanto sta accadendo. – Davvero...?

– Sì, davvero, – sogghigna Zao, circondandolo fra le braccia. – Cosa pretendi, quando mi dormi attaccato a questo modo? Ringrazia che non ti sono saltato addosso mentre dormivi.

– Grazie.

Lui lo scruta con finto cipiglio. – Mi prendi in giro?

John inclina il viso sorridendo: – Un poco.

Zao si umetta le labbra, mentre la sua salivazione sale a mille. – Ok, amore mio assoluto, delle due una: o ti sposti da me all'istante e vai lontano, tipo in Alaska, oppure ti adatti al fatto che, tra pochi secondi, ti rivolterò come un calzino, ti mangerò di baci e ti farò dimenticare anche il tuo nome.

John si fa pensieroso, poi appoggia la testa sul suo petto, stringendosi a lui con un movimento che gli manda il sangue in testa. – In Alaska fa troppo freddo...

– Quindi posso... procedere?

– Uhm.

– Ma... non sei stanco?

– Non faccio altro che dormire e mangiare da settimane.

Zao rimane in silenzio per diversi minuti.

– John... dico sul serio... Posso tranquillamente farmi una doccia fredda.

Lui risolleva la testa con un sorriso sbilenco tra le labbra. – Sei tutto promesse e niente fatti.

Zao sgrana gli occhi, quindi sbotta in una risata fragorosa. Lo cinge per i fianchi e rotola su di lui come un treno in corsa. – Dio... – esclama felice, mentre lo stringe a sé in una morsa decisa. – Sei mio! Tutto questo ben di Dio, incosciente e provocatore, è mio!

John ride reclinando la testa sul suo bicipite e girando il volto, in modo da appoggiare la bocca sulla sua pelle. – E tu sei mio, – dice con un filo di voce e il respiro che va accelerando.

Zao gli scosta i capelli dalla fronte, cauto, scrutandolo in volto per scorgere segni di stanchezza.

John gli bacia il muscolo del braccio, tastando la pelle. – Uhm, sai di buono.

AL DI LÀ DEL CIELO E DEL MARE cap 102-215Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora