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"Non lamentarti e sta zitta."

"Ma sono passati giorni e ancora non so dove cavolo sono!"

Y/n cominciava ad avere delle crisi di nervi, per giorni faceva avanti e indietro per quella distesa di bianco che portava sempre e soltanto al punto di partenza.

Pensava di essere pazza, che fosse tutto solo frutto della sua immaginazione senza limiti.

Quel che è peggio è che non ricordava nulla di se.
Non si ricordava il giorno del suo compleanno, non si ricordava che scuola frequentasse, non si ricordava il nome della sua migliore amica così come non si ricordava la casa dove aveva sempre vissuto.

Erano per lo più ricordi trasparenti.
Vedeva poco, ma sapeva che qualcosa c'era.
Eppure si ritrovava il in mezzo a questo spazio bianco, il nulla.

Come poteva uscire?
Non poteva.
Non poteva uscire.
O così diceva Jeongin.

Di Jeongin non sapeva nulla.
Non osava chiedere niente.
Perché?
Gli dava fastidio la sua presenza?
Gli dava fastidio il suo modo di fare?
Forse entrambi.
Anzi, togliamo il forse.

Gli dava fastidio tutto di lui.
Ma primo di tutto, il fatto che lui sapesse e stesse semplicemente zitto.

Per Y/n sapeva solamente leggere quel fumetto bianco steso su quel letto anch'esso bianco.

Come faceva a far apparire qualsiasi cosa volesse con un semplice schiocco di dita?
Come faceva a leggere nel pensiero?

Erano domande che Y/n si faceva spesso senza però ottenere una risposta.
Era confusa, era arrabbiata, frastornata e sempre più impaziente di andarsene da li.

Sapeva solo dare regole.
Jeongin sapeva solo dare regole.

Non parlare.
Non lamentarti.
Non toccarmi.

Perché non poteva toccarlo?
Cosa sarebbe successo altrimenti?
E lui da quanto tempo è qui?

"Jeongin..."

"..."

"Jeongin?"

"..."

"Jeongin!"

"Ehhh..."

"Ma si può sapere perché ti comporti così?!"

"Non sono affari tuoi."

"Si invece che sono affari miei!"

"Sono rinchiusa qui nel nulla!"

"È tutto fottutamente bianco!
Dove sono? Dove sono i miei genitori? Da dove vengo? Perché non ricordo nulla di me?!"

"Tutto si verrà rivelato a tempo debito... ora ti prego. Non lamentarti e lasciami leggere."

Y/n si alzò dal letto arrabbiata andando verso il ragazzo e togliendogli il fumetto tra le mani.

"Ma che fai?!" si alzò lui facendo incontrare i loro sguardi.

"Sono stanca!"

"Tu non mi dai risposte! Sono bloccata qui per colpa tua!"

"Colpa mia?! Come può essere colpa mia?!"

"Ci sei solo tu qui! A chi la devo dare la colpa?!"

"Forse a te stessa?!" urlò più forte.

"A me stessa?"

"Lascia perdere..." disse lasciando il suo posto.

"Jeongin!" urlò lei cercando di prenderlo per una spalla.

"Ho detto che non mi devi toccare!" urlò voltandosi verso di lei.

"Ma qual è il problema?!"

"Tu sei il mio problema!"

"Non stai zitta un momento!
Continui a fare domande su domande!"

"Scusa se mi trovo in un posto sconosciuto e mai visto prima!"

"E smettila di lamentarti!"

"Ohh dove sono! Dove sono i miei genitori! Chi sono?! Quando uscirò di qui!" la imitò lui prendendola in giro.

"Sai una cosa? Mi fai schifo." sputò lei gettando a terra il fumetto e correndo via.

Jeongin non disse nulla.
Riprese il suo fumetto e si stese sul letto.

"Se solo tu sapessi..."

***

Sono stanca.
Sono davvero stanca.
Sono stanca di tutto.
Sono stanca di lui.

Perché è così difficile parlare con lui?
Io cosa ho fatto per ritrovarmi qui?

A volte mi chiedo se è stata una punizione del Signore.
Io non sono credente, non lo sono mai stata eppure qui è diverso.
Qui non c'è nulla...
Non ci sono persone...
Non ci sono colori...
Sopravvivo senza mangiare e bere.
Dove sono?
Quando uscirò da qui?

"Quando meno te lo aspetti..."

Cosa vuol dire...

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Scusate il ritardo ma ehi sono tornata anche qui.

Per caso//Yang JeonginWhere stories live. Discover now