Capitolo 12

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Itachi Uchiha sospirò e  chiuse gli occhi. 

Morte se ne stava davanti l’ingresso della grotta con un ghigno malefico stampato in volto, poi molto lentamente estrasse dalla propria cintura un pugnale con il segno degli Uchiha sul manico e con un gesto netto e veloce si tagliò l’avambraccio, dove una grossa quantità di sangue cominciò a fuoriuscire.

Itachi camminò a passo lento verso la serratura dalla grotta, ma non prima di aver rimesso al suo posto, nella cintura, l’antico pugnale appartenuto al prestigioso clan di vampiri purosangue: Gli Uchiha.

Allungando il braccio, il sangue colò dritto nella serratura e il terreno prese a tremare e a vibrare energicamente , la roccia davanti a se si spaccò a metà e il rumore dei sette sigilli che venivano sciolti all’ interno riempì la stanza .

Quel rumore avrebbe fatto accapponare la pelle anche al più spavaldo dei demoni ma Itachi non si mosse di un millimetro attendendo che la grande parete avanti a lui si aprisse .

 Itachi lasciò ricadere lungo il proprio fianco il braccio e il sangue prese a colare giungendo fino a terra. Itachi non si premurò di fasciarselo, non gli interessava del taglio o del dolore o di essersi ferito perché lui non provava più nulla. Lui non era più in grado di provare un emozione o un sentimento fuorchè quello della vendetta.

Itachi si portò istintivamente la mano destra al collo come a costatare che la collana con le anime dei sette mercenari fosse ancora dove doveva stare, in altre parole al suo collo.

Gli occhi di Itachi non mostravano alcuna emozione se non pura spietatezza.

Meilyn per lui era sempre stata il suo punto di riferimento, la sua roccia, la sua ancora, la sua vita. Se per caso non sapeva come sistemare una situazione,  sin dal profondo sapeva  che, in un modo o nell’altro Meilyn lo avrebbe sempre aiutato, sostenuto, consolato, ma adesso Meilyn era morta e lui si sentiva terribilmente solo e in colpa.

La morte della sua amata Meilyn aveva scavato una voragine talmente profonda nel cuore di Itachi, che persino l’inferno sembrava aver un inizio e una fine, e Itachi sapeva bene che non era così. 

Dall’ inferno più si cercava di scappare più si era risucchiati in basso nelle profondità più tetre e piene zeppe di fiamme inestinguibili che bruciavano anche l’anima.

A Itachi non interessava se a rimetterci fosse l’intera umanità o l’intero mondo, la sola cosa che gli stava a cuore era stanare Madara e vendicarsi e avrebbe fatto qualsiasi cosa per realizzare la sua vendetta.

Non gli interessava chi doveva morire per raggiungere il suo obiettivo.

Peccato però che poi a lui questa fortuna di morire non fosse concessa.

Essendo lui stesso era la morte,  era costretto ad accompagnare le anime dei defunti al Nirvana o all’ inferno e assorbire dentro di se tutte le pene e le sofferenze che quell’anima aveva patito durante la sua breve vita e poi accompagnarla al Nirvana o al contrario, accentuare ogni sofferenza che un’anima malvagia aveva avuto durante la sua esistenza terrena e rendergli il dolore insopportabile  per poi spedirla direttamente all’ inferno.

Il suo lavoro era uno strazio, inoltre era anche l’ultimo vampiro purosangue Uchiha e doveva compiere anche il suo lavoro di purosangue, ovvero proteggere il genere umano e salvaguardare il regno sovrannaturale, ma in quel momento e soprattutto dopo la morte della sua adorata Meilyn, lui non aveva più alcuna voglia di svolgere quelle mansioni, anzi il suo unico obiettivo il quel momento era risvegliare i vampiri apocalittici e creare così, l’apocalisse sulla terra in modo che chi gli aveva osato  togliergli la sua unica ragione di vita, fosse costretto ad uscire allo scoperto e allora lì Itachi si sarebbe vendicato con ogni fibra del suo corpo.

Dark lover -Un amore ProibitoWhere stories live. Discover now