II.

66 11 1
                                    

«Jaebum, come state, mio sire?»
«Sehun, inutile che mi chiami col nome e poi mi elogi chiamandomi sire, sei venuto qui per vedermi morire?»
«C-cosa? Che stai a dire??»
«Lo so che per tutto questo tempo mi hai avvelenato, Sehun. So tutto, inutile che neghi.» affermò il re senza prepotenza.
«Mi sa che stasera hai bevuto troppo, stai delirando.» iniziò ad innervosirsi il fratello maggiore.
«Mi chiedo dal secondo giorno del mio avvelenamento: perché lo fai? Cosa ho fatto di male per poter ricevere tanto odio da te?» chiese il sovrano con voce sfinita, accompagnato da continui tossii.

«Me lo chiedi pure, fratello? È da quando sei nato. Sei sempre stato il preferito di papà, il più amato dal popolo per le tue manie dell'amore. Nostro padre doveva dare a me l'eredità al trono, ero il suo legittimo primogenito. Ma invece ha rotto gli schemi, fregandosene di tutto e tutti e ha voluto darlo a te. E ora, nonostante sei in punto di morte, tu invece di dare a me gli ordini di comando al trono, lo darai a tuo figlio di cinque anni! A un bambino?!»
«Lui è il prossimo re di Yoso.»
«IO DOVEVO ESSERE L'EREDE AL TRONO. IO DOVEVO REGNARE QUI. NON TU, E NEMMENO TUO FIGLIO.» urlò Sehun con tanto odio da far uscire il fuoco dai suoi occhi.

«Non ho scelto io, fratello. Non sono stato io a rubarti la corona, io-» non concluse la frase dato la lama nel suo ventre impugnato dal suo stesso sangue che lo colpì volontariamente. Il re guardò il pugnale infilato nel suo corpo e rigettò i suoi occhi verso il suo assassino senza aggiungere parola.

«Avrei aspettato anche qualche altro giorno prima che il veleno ti avrebbe ucciso, ma ora non ne posso più di aspettare. Addio, fratellino» disse prima di lasciare il corpo moribondo al suo destino ed uscire dalla stanza del re.

Jaebum, prima di morire utilizzò le sue ultime e poche forze che possedeva, andò di fronte alla sua scrivania che si trovava dall'altra parte della sua immensa stanza e iniziò a scrivere qualcosa su un pezzo di carta. Dopo averlo rinchiuso in una busta sigillata lo nascose dentro ad una cassaforte con un amuleto magico il quale si aprirà solo quando suo figlio saprà spezzare l'incantesimo con un incantesimo di famiglia, l'unico che conoscono solo loro due, nessuno più.
«Fa' presto, figliolo.» le ultime parole prima di accasciarsi a terra, in fin di vita.

Dopo 15 anni
«Siamo alle solite, i conflitti tra i due mondi si sono intensificati sire, cosa possiamo fare ora?» chiese uno delle guardie di sicurezza del sovrano al re.

Dopo la morte del re Jaebum, NamJoon doveva accedere al trono, ma era troppo piccolo per poter regnare e quindi la successione fu data allo zio, Sehun, il quale ne approfittò per scatenare ciò che il re precedente aveva sempre tentato di evitare il più possibile: la guerra tra i quattro popoli.

Infatti, dopo nemmeno alcuni mesi dal suo regno, i quattro popoli avevano già iniziato ad odiarsi tra di loro, iniziava a regnare la povertà nei regni di Aqua e Hang-Gong mentre nei regni di Bul e Jiguui regnava il potere e il lusso.

Perciò, i quattro regni si coalizzarono tra loro e formarono due schiere: i Buls con i Jigu e gli Aquas con i Goha; tra loro si aiutavano anche, ma le rivalità rimanevano come con gli altri.

Tra le due schiere era nato un odio reciproco, senza un valido motivo a dir la verità. Semplicemente da quando il nuovo sovrano iniziò a regnare, l'odio iniziò a dominare tutto e tutti. Come per magia.

«Bene.. O volevo dire.. Che disdetta.. Questo mondo non vuole migliorare» disse con un ghigno sul viso il nuovo sovrano con fare ironico.
Il suo obiettivo era quello: distruggere la sintonia dei quattro mondi, distruggere tutto ciò che i suoi precedessori avevano costruito di buono. Motivo? Nessuno lo sa. Anzi, nessuno osa pensarlo dato che rischierebbero la propria vita.

«Zio» chiamò l'attenzione suo nipote non appena entrò nella sala del trono dove suo zio era seduto.

La stanza imponente, piena di oggetti di valore color oro e pietre preziose incastonate. Muri pieni di suoi ritratti che riflettevano un sovrano imponente e prepotente. La stanza era enorme, la più grande di tutto il castello Nero, l'illuminazione era data dalle mille candele poste sul candelabro appeso al soffitto.

«Dimmi pure, nipote» rispose Sehun scocciato.
«Domani partirò per centro città, ti serve qualcosa?» gli domandò il nipote
«E cosa devi fare a Yoso?» chiese di conseguenza il moro incoronato.
«Solito giro, zio. Lo sai benissimo.» rispose il castano.
«Va bene, vacci pure. Ora vattene, ho da fare.» dette queste parole, il ragazzo uscì dalla sala per recarsi nella sua stanza.

«Sa che prima o poi dovrà salire lui al trono. L'età sta per giungere, sire.» lo avvertì il suo braccio destro, mettendo quasi a repentaglio il suo lavoro per aver formulato quella frase.
«Come osi tu. Tu, mio braccio destro, mio più grande alleato ricordarmi del pericolo del mio trono.!? So che tra non molto NamJoon compirà gli anni esatti per poter salire al trono. Hahah, mio fratello sperava di lasciare quella lettera insulsa per suo figlio il giorno in cui salirà al trono? Beh, non accadrà mai. E sai perché?» domandò Sehun al suo alleato destro attendendo risposta.
«No sire. Qual è il motivo?»
«Bruciai quella lettera appena la scoprii. Hahaha povero illuso mio fratello, proprio come suo padre.» concluse il re iniziando una risata diabolica la quale rimbombò per tutta la stanza.
«Sono e sarò solo io il re di questo stupido pianeta.»

The Seven Paladins Où les histoires vivent. Découvrez maintenant