III.

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Giorno seguente
[NamJoon's POV]
Era tarda mattina e decisi di scendere in piazza come programmato, per poter sgranocchiare le mie gambe dopo due settimane piene con lo studio universitario di magia.
Avrei dovuto affrontare un esame qualche giorno dopo, esattamente il giorno prima del mio ventesimo compleanno ed ero in piena ansia.

Nonostante ero uno dei migliori in classe, ero anche quello peggiore. Cioè..
A imparare le formule ero tra i primi della classe, avevo una memoria ottima, ma ad applicarli nei test pratici fallivo oppure creavo caos su caos e avevo rischiato un paio di volte la bocciatura. Una frana insomma.

Mentre passeggiavo per le vie di Yoso, mi incantai sempre più dei paesaggi che ci regalava sempre. Scesi giù la grande spiaggia e il panorama fu mozzafiato, peccato che persi diciannove anni di vita per colpa di qualcuno alle mie spalle che mi chiamò improvvisamente.
«Hey Nam, come butta?» mi urlò vicino Jhope tanto da farmi cadere dalla panchina su cui ero rimasto a guardare la vista.

Jhope, o chiamato anche Sunshine era uno dei miei migliori amici, colui che splendeva sempre le giornate con semplicemente la sua presenza, accompagnato dalla sua risata contagiosa e dai suoi colorati capelli. Quel giorno rosa confetto, nuovo colore significava solo una cosa: era riuscito a passare un esame di magia.

Insieme a lui c'era anche Jin, il nostro Handsome, o anche la mia crush. I suoi capelli viola mi attiravano sempre più e oggi con l'acconciatura tutta scompigliata ne rimasi mozzato. Capii di essermi preso una cotta per lui due anni fa, al corso di magia blu quando gli chiesi la formula per la velocità di movimento e finimmo per ridere e scherzare sui suoi dad jokes.

«Hobi, che infarto! Nuovo colore? Quale esame hai passato?»
«Già, ho passato l'esame di magia rosa.»
Perché non ci avevo pensato prima *palm face*
«Te invece? Esami?» chiese il rosa
«L’11 di questo mese.»
«Ma capita il giorno prima del tuo ventesimo!! Dovremmo festeggiare» affermò il viola
«Ma dai ragazzi, è solo un compleanno e un esame, niente di che» risposi, mentre i due si affiancarono a me, Jin a sinistra mentre Hobi a destra.
«Non mi interessa, ci si festeggia e fine.» deciso il viola disse, poggiando la sua mano sulla mia coscia.

Di quel gesto rimasi letteralmente di pietra, non sapevo come comportarmi, rimasi a guardare quella mano sulla mia coscia per non so quanto, ma per fortuna ci pensò Hobi a sdrammatizzare.
«Che ne dite di andare al parco laggiù?» propose il rosa.
«Ottima idea, speriamo solo di non beccare nessuno di rompipalle.» ridacchiò a quella frase e coinvolse tutti noi in una risata collettiva.

Ma non appena arrivammo al nostro bel parco, due persone erano già lì.
«Oh no, loro due dovevano capitarci.» sbuffò Jin.
«Meglio loro due che quegli altri due» puntualizzò Jhope.
« Giusto.»

«Guarda un po chi si rivedono» affermò il corvino «Yoongi, guarda chi c'è» continuò, chiamando il suo amico biondo che in un nanosecondo arrivò di fianco al suo amico.
«Uh, abbiamo il ragazzo senza identità e i due suoi amici bisangue. Che cazzo ci fate qui?»

Io ero il ragazzo senza identità, perché entrambi non sapevano che io ero il figlio del re deceduto quindici anni fa, non potrei rivelarlo dato che mio zio me lo impose, anche fortemente, ma non capivo perché.
I miei due amici li chiamavano bisangue perché le loro famiglie erano di due mondi differenti, una cosa proibita da anni e per questo furono uccisi dal re stesso. I due, dopo essere stati entrambi accuditi da mia zia di nascosto, se ne andarono da quella casa per rifugiarsi in una consigliata da me, per non farli scoprire.

Da quando salì al trono mio zio, i mondi si odiarono in pochissimo tempo. I figli dei bisangue, come i loro genitori, venivano uccisi poiché diversi e ritenuti una minaccia per il popolo di Yoso. Volevo solo che tornasse l'amore di una volta, di quando regnava mio padre, anche se ero piccolo lo ricordavo bene. Quanto mi mancava.

«Che ci fate voi due qui?» ribatté Jhope.
«Ehi ehi, calmo, siamo venuti qui per giocare a basket. Partita, schiappe?»
«OH, oh, schiappe a chi ?» disse Jin prendendo la palla da basket che aveva un secondo fa Yoongi.

Min Yoongi, uno del regno di terra, il più temuto oserei aggiungere. Biondo platino e muscoloso quanto un atleta di basket, ma non di altezza, anzi era il più basso tra noi. Ma nonostante ciò rimase il più temuto poiché chi voleva affrontarlo, sarebbe finito in guai seri.
L'altro suo amico, il corvino? Lui era Jeon Jungkook, appartenente al regno di fuoco, anche lui temuto, con la sua faccia da angioletto/coniglio riusciva a far fuori con un colpo da taekwondo il suo nemico. Alto quasi quanto Jhope, muscoloso quanto Yoongi, entrambi affascinanti, peccato il loro modo rude con chi non faceva parte del loro duo.

«Bene, partita di pallacanestro tre contro due, vi batteremo.» disse il biondo pieno di fierezza.
«No, non gioco io.» dissi, a pallacanestro facevo più schifo di quando applicavo le formule.
«Hai paura, femminuccia?» mi sfidò il corvino.
«Ancora qui a parlare ? Giochiamo.» dissi, prendendo la palla e facendo il primo canestro della mia vita.
Odiavo essere chiamato femminuccia, soprattutto da loro.

The Seven Paladins Where stories live. Discover now