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                                                                                                                         Tibet, 2015

L'elicottero atterrò alle prime luci dell'alba.

Un folto gruppo di persone, bardate fino alla testa, si riunì intorno alla zona di atterraggio, un piccolo spiazzale libero dalla neve. Non appena le pale rallentarono i giri, un uomo con indosso una tuta da lavoro blu aprì il portellone.

Gabriel Agreste fu il primo a scendere. Indossò uno zuccotto di lana per proteggersi dal vento gelido proveniente da Est. Il campo era stato già allestito secondo le sue direttive. Si voltò e porse la mano a Nathalie Sancoeur così da aiutarla a scendere dall'elicottero.

Una guida sherpa del posto li accolse con un inchino. «Molto lieto, signor Agreste.» Era un uomo minuto, vestito con un cappotto di lana beige, il volto solcato da profonde rughe d'espressione. Gli occhi color caramello si soffermarono sulla donna che affiancava Gabriel. «Duōme chūsè de nǚpū .»

Nathalie chinò il capo ed abbozzò un sorriso.

«Cos'ha detto?» Gabriel sollevò un sopracciglio.

«Lasciamo perdere.» Il sorriso scomparve dal volto della donna, lasciando spazio ad una gelida espressione. «Andiamo.»

Entrarono nel tendone. La differenza di temperatura con l'esterno costrinse Gabriel a liberarsi del cappotto, della sciarpa e dello zuccotto. Sul tavolo posto al centro vi era una mappa topologica della zona, bollettini meteorologici e foto del tempio.

Gabriel si tenne in disparte, mentre Nathalie si occupava di prendere tutte le informazioni necessarie alla spedizione. Sebbene non avesse afferrato le parole della guida, era chiaro che quel piccolo omuncolo avesse una particolare attenzione per la sua assistente. Fortuna che lei fosse una donna dedita al lavoro e devota alla causa.

«Non sono previste tempeste in giornata.» Nathalie porse a Gabriel una foto. «L'obiettivo si trova oltre il villaggio, ai piedi della montagna.»

«Lo raggiungeremo a piedi?»

Nathalie annuì. «L'unica strada che attraversa il villaggio è troppo stretta per i nostri fuoristrada. E non sappiamo se vicino alla nostra meta c'è abbastanza spazio per atterrare con l'elicottero.»

«Non è un problema.» Gabriel restituì la foto. «Partiamo ora.» Fece segno a due uomini in uniforme militare, con in spalla fucili semiautomatici. Indossò cappotto, sciarpa, cappello e guanti ed infilò lo zaino con l'equipaggiamento necessario all'escursione. Uscì dal tendone, seguito da Nathalie, dalla guida sherpa e dai due militari.

Viste dall'elicottero, gli edifici rozzi in legno del villaggio sembravano molto più grandi di quanto fossero in realtà. Nessuno di essi superava i due piani, alcuni erano privi porte sostituite da semplici drappi. Gli abitanti del posto gettavano rapide occhiate al gruppo, per poi tornare alle loro mansioni. Da quando il tempio era stato ripristinato, le spedizioni in quella zona, soprattutto delle troupe televisive, erano aumentate in modo esponenziale. Tuttavia, nessuno aveva avuto la possibilità di entrare nel tempio: i Guardiani non erano disposti a condividere i loro segreti.

Gabriel era sicuro che sarebbe stato più fortunato. A differenza di altri, il suo era uno scopo nobile, uno sprone che gli donava la forza e la capacità di scavalcare qualsiasi ostacolo, Guardiani compresi. Ben presto, i segreti dei Miraculous sarebbero stati suoi e li avrebbe usati contro i due paladini di Parigi.

Il gruppo superò un paio di allevamenti di capre e yak e si avventurò su una strada sterrata. La pendenza era notevole. La guida offrì il braccio a Nathalie, ma lei rifiutò con un cenno della mano.

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