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«Non credo sia saggio andare da sola.»

Marinette girò l'angolo. Villa Agreste era sul fondo del vialone. «So quello che faccio, Tikki.»

«Avresti potuto almeno contattare Chat Noir.»

Scosse la testa. «Ci vorrebbe troppo tempo. Sfrutteremo il fattore sorpresa. Vuoi mettere la soddisfazione quando sbatterò in faccia ai Guardiani e a quel sedicente Gran Maestro la Miracle Box completa? Si dovranno ricredere di tutto quello che hanno pensato su di me.»

Giunta al cancello bussò al citofono. «Fidati di me, Tikki. E tieniti pronta.» La telecamera di sorveglianza ruotò verso di lei. Il cancello si aprì.

All'ingresso la attendeva Nathalie. Solita postura da militare pronto ad obbedire a qualsiasi ordine, solito volto inespressivo, solite mani incrociate dietro la schiena, solita mise da lavoro. «Benvenuta, Mademoiselle Marinette. Il signor Agreste la attende nel suo studio.»

La condusse attraverso un lungo corridoio, illuminato da ampie vetrate a muro. I colori dominanti erano il bianco e nero. L'ambiente odorava di detersivo alla lavanda; e di assenza di sentimenti.

Nathalie bussò una volta alla porta. La aprì senza attendere risposta. Lasciò passare Marinette e la richiuse, lasciandoli soli.

Gabriel Agreste sedeva alla scrivania in legno d'ebano in fondo. Si alzò. «Benvenuta, Marinette.»

Alle spalle troneggiava un gigantesco quadro in mosaico ritraente Emilie Agreste. Occupava l'intera parete in altezza.

Agreste indicò con una mano le poltrone. «Accomodati, pure.» Sotto braccio aveva un raccoglitore di foto.

Marinette rimase in piedi. «Come fai a dormire la notte?»

Agreste arrestò il passo e la fissò. «Prego?»

«Con quale coraggio professi amore per tuo figlio e nel frattempo scateni il panico per Parigi?»

«Non... Non comprendo ciò che dici.»

Marinette indicò il quadro. «Lo fai per lei, vero? Vuoi riportarla in vita a qualunque costo. Non importa le vite che rovini sul tuo cammino.» Mosse un passo in avanti. «Hai rovinato la mia vita» ringhiò a denti stretti.

«Credo che tu stia prendendo un abbaglio, Marinette. Io non ho idea di cosa tu stia parlando. E non tollero questo atteggiamento da parte tua, in casa mia.»

«Nessun abbaglio... Papillon.»

Agreste sgranò gli occhi. Era paura quella? «Cosa...» Si sistemò il cravattino rosso, la mano tremolante.

Marinette annuì. «Lo tieni sempre addosso il Miraculous? L'altro dov'è? Lo porta Nathalie oppure l'hai messa da parte definitivamente e preferisci agire da solo? Dopotutto, lei ti ha tenuto all'oscuro per questi tre anni di tutto il male che avevi fatto.»

«Come sai queste cose?» L'occhio destro di Agreste iniziò a vibrare. «Ladybug!»

«Immagino che Adrien non sappia nulla di tutto ciò.»

«Lascia mio figlio fuori dalla faccenda!»

«Hai mai pensato a come potrebbe reagire tua moglie se sapesse quello che hai fatto per riportarla in vita? Tutto il dolore che hai causato?»

Agreste soffiò dal naso. «Piccoli sacrifici, per uno scopo nobile.»

«Uno scopo nobile?» Marinette emise un verso di disgusto. «Sei solo un folle. Ed è ora che tu vada fermato. Tikki, trasformami.»

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