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Parigi, 2015

Seduta a quello che aveva definito il suo "banchetto da lavoro", Marinette Dupain-Cheng tagliò con le forbici una toppa di stoffa rosa e la posizionò sotto l'ago della macchina da cucire. La unì con un'altra toppa e attivò la macchina, unendo le due parti. Alla fine avrebbe ottenuto una copertura uniforme da inserire nella scatola in metallo con serratura che aveva acquistato durante la vacanza a Montecarlo. Quando l'aveva vista in quel negozietto, le era scattata subito la scintilla in testa: sarebbe stato il nascondiglio ideale per la Miracle Box.

Girò la manopola della macchina da cucire ed aumentò la velocità. Premendo con le dita, spostò la toppa in avanti, l'ago passò sul bordo della stoffa. Marinette spense la macchina e osservò l'operato. Annuì convinta.

Tre colpi bussati alla botola la fecero trasalire.

«Marinette, posso entrare?» Era la voce di sua madre Sabine.

Marinette gettò uno sguardo al baule; era lì che aveva nascosto la Miracle Box in attesa di trovare un nascondiglio migliore. «Vieni pure.»

La botola si spalancò verso l'interno, Sabine salì gli ultimi gradini della scala. «Il postino ha appena consegnato una lettera per te.» Sventolò una busta bianca nella mano.

«Mettila pure lì.» Marinette indicò la scrivania, si voltò e riprese il suo lavoro.

Sabine si avvicinò a lei e le poggiò le mani sulle spalle. «Che fai?»

«Stuzzico la mia creatività e unisco l'utile al dilettevole.» Indicò col mento la scatola metallica. «Vorrei rivestire l'interno con della stoffa in modo che quello che metto dentro non rischi di rompersi. E poi, quella roba metallica mi mette tristezza. Meglio dare un po' di colore e vivacità.»

«Giusto.» Sabine si chinò e le scoccò un bacio sulla guancia. Passò le dita sulla pila di stoffa messa ai piedi del banchetto. «Mettici anche un po' di bianco e di rosso.»

Marinette fece un mugugno di approvazione. «Buona idea. Grazie mamma.»

Sabine fece per andarsene, poi si bloccò. «E quello?»

Marinette si voltò. Sua madre stava indicando il grammofono di Fu, posizionato in bella vista sulla mensola sopra la scrivania. «È un regalo di un mio amico.» Si intristì ripensando alla sorte toccata al maestro Fu. Tutto a causa di un madornale errore: mischiare le vicende personali con i doveri di Ladybug le era costato caro. «Da qualche mese è dovuto partire» chiarì con mestizia. «Prima di andarsene mi ha lasciato l'oggetto che a lui era più caro.» Non aveva dovuto mentire su tutto, al limite omettere alcuni particolari. In un primo momento aveva pensato che il grammofono potesse fungere da nascondiglio per la Miracle Box, proprio come faceva Fu. Ma Marinette aveva subito scartato l'idea. Troppo in vista e troppo sospetto.

«Che pensiero gentile.» La voce di Sabine la riportò alla realtà. «Però penso che starà meglio nel soggiorno, come parte del mobilio. Mi sembra sprecato lì.»

"Perché no?", pensò Marinette. «Sono d'accordo.»

«Allora è deciso.» Sabine si alzò sulle punte per prendere il grammofono dalla mensola. Emise uno sbuffo. «Però, pesa parecchio.»

Marinette si sporse sulla sedia. «Ti aiuto a portarlo giù.»

«No, no. Ce la faccio. I sacchi di farina pesano il doppio. Continua pure il tuo lavoro.» Scese le scale, facendo attenzione a dove mettere i piedi ad ogni gradino.

Marinette si alzò, spingendo la sedia all'indietro con le gambe, e richiuse la botola. Prese le stoffe dei colori consigliati dalla madre, si risedette e riprese il lavoro. Quando fu soddisfatta dell'operato, inserì il telo cucito all'interno della scatola metallica, lo appiattì sulle pareti all'interno, precedentemente cosparse di colla, e tagliò via l'eccesso sui bordi.

Le scelte della vitaWhere stories live. Discover now