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Marinette varcò il portone d'ingresso della François-Dupont, felice come mai era stata in un primo giorno di scuola. L'Accademia di moda di Milano aveva il suo fascino, era il suo sogno. La François-Dupont, invece, era parte di lei. Tutto era rimasto come lo ricordava: il cortile ampio dove si riunivano gli studenti, il tabellone fissato sul muro con un anello arrugginito che faceva da canestro per le partite di basket, le panchine dove lei si sedeva per disegnare qualche schizzo, l'odore pungente del detersivo a base alcolica. Anche il custode non era affatto cambiato: ciuffi brizzolati tra i capelli castani, secco quanto le ramazze che usava per spazzare, il volto spigoloso e arcigno, guardava con sguardo torvo gli studenti che passavano nei punti che aveva appena pulito.

Sulla bacheca accanto all'aula, era affisso il volantino per le iscrizioni al corso di scherma, cui partecipavano Adrien e Katami. Marinette non aveva ancora deciso se iscriversi o meno. Un'attività fisica che le avrebbe garantito dei crediti extra poteva essere una buona idea e Alessio stesso ne sarebbe stato contento, vista la sua propensione a farla tenere in forma.

Entrò in classe e il brusio che precedeva la lezione lasciò spazio ad un assordante silenzio. Tutti gli sguardi erano piantati su di lei. Alya si alzò in piedi e sollevò i pollici. Pian, piano la seguirono tutti con timidi cori di bentornato. Facevano eccezione le solite tre, ma questo Marinette se lo aspettava. C'era comunque un'aria strana, una tensione che si poteva tagliare a fettine.

Marinette si accomodò accanto ad Alya.

L'aria si fece più pesante quando entrò Adrien. Si alzò di nuovo un brusio, dei sussurri tra i banchi limitrofi.

«Buongiorno, ragazzi.» La professoressa Mendeleev fece il suo ingresso in aula. Il naso a punta rivolto all'insù disegnava un'espressione di austera severità. «Bentornata, signorina Dupain-Cheng. È un piacere rivederla nella mia classe.»

La tensione si attenuò. Marinette rispose con un sorriso alla professoressa.

L'abbigliamento della Mendeleev, mancante del solito camice bianco da laboratorio, lasciava intendere che la lezione sarebbe stata soft. Introdusse il programma scolastico, parlò degli obiettivi che voleva che gli studenti raggiungessero in vista dell'esame finale e mostrò gli argomenti sui quali avrebbero discusso nelle lezioni a seguire.

Marinette scrisse giusto un paio di righe sul blocco note del tablet. Le informazioni che riteneva importanti.

L'angolo in alto a destra dello schermo pulsò di rosso. Un messaggio. Marinette premette sull'icona e si aprì la chat con Alya. Si voltò verso la compagna di banco e mimò con la bocca un «Perché?»

Alya corrucciò le sopracciglia e indicò con veemenza la chat. Marinette, rassegnata, lesse il messaggio. «Cosa ci facevate tu e Adrien al Trocadero, ieri?»

Marinette afferrò la penna digitale e scrisse: «E tu come lo sai?»

«Vi ha visti Rose, commentando col suo solito "Sono così carini".»

«Abbiamo chiacchierato un po'. Di suo padre, del mio corso, di Katami...»

«Sai che la cosa non è passata inosservata?» Alya batté la penna digitale sul banco e sbuffò. «Qui tutti sanno di ciò che provavi per Adrien tre anni fa. Chloè ha fatto l'isterica fino a poco prima che arrivassi. Guardala, sembra voglia ucciderti.»

Marinette seguì il suggerimento: Chloè aveva la testa girata a novanta gradi, incurante della lezione, gli occhi azzurri spalancati, piantati sulla testa di Marinette. Forse progettava di farle fare un giro sotto la ghigliottina, come nella Rivoluzione. O magari voleva stritolarle il collo.

Le scelte della vitaWhere stories live. Discover now