19 - Tempesta.

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Oggi mi sento osservato

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Oggi mi sento osservato. Beh, più del solito. Angel mi cammina affianco, canticchiando fra sé e sé e attirando l'attenzione di tutti i presenti. Non mi da alcun fastidio visto che An sembra felice anche così, ma penso che la genta non veda di buon occhio il fatto che l'abbia scelta come partner, perché continuano a lanciarmi occhiate ovunque vada.

Come ho detto non mi importa molto, però ciò mi dà da pensare. Sono convinto che i nostri compagni abbiano timore che faccia del male alla loro begnamina, il che è assurdo visto che è la mia fonte di sangue, ma anche se glielo spiegassi sarebbe inutile, gli umani sono degli idioti e non capirebbero. E poi, anche se un tempo avrei voluto essere il tipo di vampiro che tutti ammirano, al momento non mi dispiace essere tanto temuto. Posso proteggere la mia partner più agevolmente, in questo stato.

«Jus, che ne dici se poi passiamo in libreria? Vorrei vedere se c'è Evil's Kingdom.» mi dice Angel d'un tratto, inducendomi a voltare lo sguardo verso di lei.

«Di nuovo? Non pensavo che Winter ti piacesse così tanto.» ghigno, mentre l'immagine di lei con in mano uno dei miei libri preferiti prende forma nella mia mente.

«Lo adoro!» esclama, annuendo come per rafforzare le sue parole. Come se la sua espressione contenta e l'enorme sorriso che ha in volto non fossero già abbastanza.

«Stavo scherzando.» ammetto, facendo spallucce.
«So benissimo quanto lo ami, master.»

An gonfia le guance, contrariata, poi sospira, spostandosi i capelli dietro l'orecchio. Li lascia quasi sempre sciolti e ho scoperto che detesta tagliarli. «Sono una parte di me!» ha ribattuto così, quando le ho fato notare che il mondo non sarebbe finito per colpa di un taglio più corto. A volte è davvero carina, proprio come un cucciolo.

«Non chiamarmi così. Sono la tua partner, no?» borbotta, come se le due cose si escludessero a vicenda.

«Nemmeno io mi diverto, non faccio che pensarti. Perfino sotto la doccia non ho privacy. Mi torni sempre in mente.» ribatto e lei si ferma di colpo.

La guardo, incerto su cosa dire, perché la sua pelle è appena diventata di un dolce colorito roseo, che mi ricorda le ciliegie. Mi fa venir voglia di avvicinarmi a lei più del necessario, per morderla proprio sulle guance e poi magari mi sposterei sulle sue labbra, che adesso tremano come foglie al vento, cercando inutilmente di nascondere il sorrisetto che le sta nascendo in volto.

«Jus, non dovresti pensare a certe cose.» parla così velocemente che si mangia le parole, eppure riesco a capirla perfettamente. Credo che sia colpa del legame che ormai ci lega.

«Certe cose?» ripeto, un po' confuso.
«Non è normale che mi rimani impressa notte e giorno?»

«No! Cioè credo di sì, però-» si interrompe, afferrandosi il labbro fra i denti.

Il mio ragazzo mordeTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang