Capitolo 16

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Per l'ennesima volta Hermione passò davanti allo specchio nervosamente. Mancavano pochi minuti, poi si sarebbe dovuta dirigere alla passaporta appositamente preparata per lei dalla preside, l'unica in grado di crearne una all'interno del castello.

Guardò con occhio critico i capelli. Era la prima volta che li sistemava da sola. I suoi ricci scomposti erano stati sostituiti da morbidi boccoli che le cadevano lungo la schiena. Aveva scelto di lasciarli semi raccolti, fermando solo le ciocche interessate con un elegante fermaglio che fino a poco tempo prima era appartenuto a sua madre. Sorrise malinconica al pensiero.
Chissà come stavano i suoi genitori. Dopo avergli restituito la memoria, i due avevano subito una sorta di trauma psicologico. Stavano bene, ma avevano bisogno di tempo per assimilare le informazioni. Hermione sarebbe passata a salutarli nei primi di gennaio.

Gettò un'occhiata all'orologio, poi, dopo un veloce incantesimo alle scarpe per renderle più comode, uscì dalla sua stanza. La sala comune dei Grifondoro era deserta. Al centro della stanza un ombrello marrone era stato abbandonato su un tavolo di legno. Era la passaporta che la preside le aveva descritto.

La ragazza prese un profondo respiro, poi toccò l'ombrello. Strappo, il senso di nausea a cui ormai era abituata, poi un'immensa casa.

Era sicuramente più piccola del Malfoy Manor, ma meno inquietante. Sembrava un giocattolo da quanto era principesca. Le ricordava quelle case di plastica che venivano regalate alle bambine. Hermione si chiese se anche i purosangue si scambiassero certi regali.

Una volta ripresa dallo stupore si guardò attorno. Da fuori una musica leggera le arrivava alle orecchie, mentre dalle grandi finestre si potevano intravedere le sagome di centinaia di persone intente a parlare animatamente.

Fu una porta finestra al secondo piano ad attirare la sua attenzione. Non c'era nessuno sul balconcino a cui portava, eppure la porta era socchiusa e si riusciva a distinguere una lieve scia di fumo proveniente dall'interno. Per un secondo la ragazza intravide una mano maschile, che la sua mente ricondusse subito a Draco Malfoy. Scosse la testa, probabilmente stava sognando ad occhi aperti, forse neanche ancora era arrivato.
Non lo vedeva da quel mattino passato a scegliere l'abito adatto al Manor. Le sembrava passata un'eternità da quando aveva salutato la signora Malfoy declinando gentilmente il suo invito a pranzo.

Mentre si allontanava dalla casa, quella mattina, era quasi sicura di aver scorto il biondino osservarla andare via dalla finestra.

Hermione si passò una mano sul viso come a scacciar via quei pensieri. Era già stata troppo tempo fuori.
Gettò un'occhiata alla posizione in cui si trovava la sua passaporta, poi con un passo degno di un vero Grifondoro si diresse all'entrata.

"Buonasera signorina" la accolse un uomo elegante sulla quarantina d'anni all'ingresso.
Le fece segno di allungargli la mano, poi posò sul palmo della ragazza una pietra violacea, simile a un'ametista. Quest'ultima si illuminò leggermente, poi comparve, scavato nella pietra, il suo nome.

"Benvenuta signorina Granger, mi lasci il cappotto" quello che doveva essere il maggiordomo le sorrise cortese.

Hermione si sfilò il cappotto rivelando completamente quel magnifico abito che per troppo tempo aveva fissato in quei giorni. Arrossì appena, poi proseguì verso la sala che le indicò il maggiordomo. Un salone dorato le si aprì dinanzi agli occhi. Come nei cartoni di quando era bambina un grande lampadario era posizionato al centro e sotto quest'ultimo si apriva quella che doveva essere la pista da ballo.
Hermione la guardò sognante, poi pensò a ciò che le aveva ricordato Narcissa prima di farla andare via "se qualcuno ti invita a ballare e ci sono poche persone in pista, declina l'invito o si noterà che non hai preso lezioni durante la giovinezza" le aveva detto "se invece la pista è piena, vai pure, nessuno farà caso a te, ma non pestare i piedi al povero sventurato"

You Want Me Too || DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora